Il fronte pro-Ucraina in Europa non si sfalda. L’Estonia, che domenica è andata al voto per rinnovare il Parlamento ed eleggere la sua guida, ha sostanzialmente riconsegnato le ‘chiavi’ del Paese alla prima ministra uscente Kaja Kallas e al suo Partito riformatore estone, liberale e di centrodestra.

Kallas ha ottenuto il 31,4 per cento dei voti, doppiando praticamente il Partito popolare conservatore (EKRE), populista e di estrema destra, con il 16,1 per cento. Una campagna elettorale che ha visto come oggetto principale del dibattito il sostegno di Tallin all’Ucraina nella sua guerra di resistenza contro l’invasore russo.

Se da una parte l’Estonia di Kallas, così come gli altri Paesi baltici, è stata tra i più espliciti sostenitori dell’Ucraina e soprattutto di misure dure contro la Russia di Vladimir Putin, beneficiando anche di un importante rafforzamento della presenza militare della Nato nel Paese, dall’altra l’EKRE ha accusato la premier di aver trascurato gli affari interni concentrandosi troppo proprio sulla questione ucraina, che come in altri Paesi sta costando un importante aumento dell’inflazione (schizzata al 20%) e rincari generali.

Le tesi del Partito popolare conservatore guidato da Martin Helme non hanno però convinto l’elettorato e la Kallas, col sostegno del Partito socialdemocratico e Patria, che sostengono già l’attuale maggioranza della prima ministra e hanno preso rispettivamente circa il 9 e l’8 per cento, potrà formare un nuovo governo di coalizione.

La terza forza politica nel Paese è invece il Partito di centro estone, movimento tradizionalmente votato e vicino alla minoranza etnica russa estone e che in passato, come EKRE, aveva mostrato posizioni favorevoli al Cremlino. Per il Centro si tratta di un vero e proprio crollo, scivolando dal 23 per cento del 2019 al 14,3% odierno.

La più grande sorpresa della serata è stato il successo del partito liberale Estonia 200, che ha conquistato 14 seggi ed entrerà per la prima volta in Parlamento: movimento che dovrebbe far parte della futura coalizione di governo.

Putin che di fatto è il grande sconfitto in questa tornata elettorale. Nonostante le conseguenze economiche del conflitto si facciano sentire anche nel Paese baltico, il Partito riformatore di Kallas ha guadagnato quasi tre punti rispetto alle elezioni del 2019, mentre EKRE ne ha persi due in confronto al voto di quattro anni fa.

E’ molto meglio di quanto ci aspettassimo“, ha commentato Kallas ieri sera a caldo. “Abbiamo escluso una coalizione con Ekre e rimango fedele alle mie parole“, ha aggiunto la leader filo-europea, riferendosi al partito di estrema destra che nel suo programma ha lo stop all’ingresso dei rifugiati ucraini e una frenata sulla transizione del Paese verso l’energia verde. “Dobbiamo investire nella nostra sicurezza, il nostro vicino aggressivo non è scomparso e non svanirà, quindi dobbiamo lavorarci“, ha detto Kallas, confermando di voler continuare a sostenere con veemenza le sanzioni contro la Russia.

L’ultradestra euroscettica del Partito popolare conservatore a risultati del voto ormai certi ha contestato la validità delle elezioni, in particolare per quanto riguarda il voto online. In Estonia infatti più della metà delle preferenze sono state espresse in forma elettronica. Il 47% degli aventi diritto aveva espresso il proprio voto già nel corso di questa settimana, approfittando del voto anticipato, possibilità di cui possono fruire gli elettori che lo desiderino dietro richiesta all’Ufficio elettorale.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia