Da esotica metà turistica al conflitto
Cos’è la Transnistria, la terra nostalgica dell’URSS in Moldavia: “Chiave per la guerra in Ucraina”
La Moldavia ha paura: l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha portato nel Paese già oltre 230mila rifugiati. Chisinau sente la minaccia palpabile, perciò non ha approvato sanzioni contro Mosca, si sente debole. Oltre alla dipendenza dal gas, alla gaffe del Presidente bielorusso Lukashenko, c’è anche la questione della Transnistria, Regione separatista all’interno del territorio moldavo che ricorda le repubbliche filorusse autoproclamate nel Donbass. Terra nostalgica dell’Unione Sovietica e legata a doppio filo a Mosca.
Si tratta di una striscia di territorio lungo il confine tra Ucraina e Moldavia. È stata a lungo contesa tra Romania e Unione Sovietica nel corso del Novecento. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica la Moldavia dichiarò l’indipendenza. La maggioranza di cittadini russofoni (90%) denunciò abusi e cominciò a combattere per l’indipendenza contro Chisinau. A sostenere i secessionisti i volontari ucraini, a sostenere la Moldavia la Romania. Dopo quattro mesi, nello stesso 1992, venne dichiarata la Repubblica indipendente. Morirono 4.000 persone nel conflitto finito con un cessate il fuoco e sul territorio le forze di peacekeeping russe, rumene e transnistre.
La Transnistria non è riconosciuta dalla comunità internazionale. Un dialogo multilaterale con Russia, Moldavia, Ucraina e i Paesi dell’OSCE venne avviato nel 2005 ma non riuscì ad arrivare a nessuna soluzione. L’ipotesi di uno Stato federale con la regione separatista si arenò completamente con l’annessione da parte della Russia, nel 2014, della penisola di Crimea dopo le rivolte di piazza di Euromaidan e la fuga dell’ex Presidente ucraino Viktor Yanukovich a Mosca. Il capo del parlamento locale aveva sollecitato proprio in quello stesso anno l’annessione alla Russia: la Federazione aveva risposto niet. La Russia sostiene l’enclave finanziariamente e ha sul territorio una base militare con 1.500 truppe e il maggior deposito di munizioni dell’Europa orientale, a Cobasna, con 22 tonnellate di munizioni. I soldati rimasero sul territorio per controbilanciare la Romania, Paese membro Nato con grande influenza sulla Moldavia. Dal 2002 il Cremlino ha cominciato a rilasciare passaporti ai residenti della Transnistria, in maggioranza russofoni, scatenando le ire di Kiev e Chisinau.
Al momento in Transnistria vivono tra le 500mila e le 600mila persone. È attraversata dal fiume Dnistro. La capitale è Tiraspol, quasi 134mila abitanti. Restano la Falce e il Martello nella bandiera e per strada imponenti architetture sovietiche, busti di Lenin disseminati ovunque e altre celebrazioni dell’URSS: caratteristiche che l’hanno resa una meta turistica piuttosto gettonata in stile Goodbye Lenin. Lo scorso anno aveva fatto notizia l’arrivo in Champions League della squadra di calcio Sheriff Tiraspol – che ha conquistato una vittoria epocale per 2 a 1 sul campo del Real Madrid.
Per quanto riguarda la guerra in Ucraina: la settimana scorsa in un video diffuso da Minsk si vedeva il presidente della Bielorussia, Alexander Lukashenko, mostrare una mappa che sembrava indicare le possibili direttrici dell’attacco russo all’Ucraina. E, a Sud Ovest, ce n’era una che puntava sulla Moldavia tramite la Transnistria, che confina a Est con l’oblast ucraino di Odessa. Il governo moldavo si è affrettato subito dopo a chiedere l’adesione all’Unione Europea. A Chisinau sono arrivati in pochi giorni l’Alto Rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, e il segretario di Stato degli USA, Antony Blinken. Secondo gli osservatori internazionali la Transnistria potrebbe diventare una porta per invadere la Moldavia o più verosimilmente una testa di ponte per l’assedio di Odessa, città ucraina strategica sul Mar Nero, ad appena 104 chilometri da Tiraspol.
Nico Popescu, ministro degli Esteri e dell’Integrazione europea della Moldavia, ha rilasciato un’intervista a Il Corriere della Sera. “Siamo il Paese più fragile della zona e non posso negare che ci stiamo preparando al peggio. La crisi c’è già – riconosce – Viviamo già una crisi umanitaria. Tra poco non avremo più modo di accogliere dignitosamente i rifugiati. Siamo solidali, ma abbiamo bisogno di un aiuto concreto dagli altri Paesi e di un piano per ricollocare chi fugge. Anche la nostra fragile economia è già stata messa a dura prova dal conflitto”.
Il Paese ha già formalizzato richiesta di adesione all’Unione Europea. Chisinau non ha intenzione di entrare nella NATO, vuole restare un Paese neutrale. “Combattiamo attivamente contro la propaganda filo russa, spegnendo alcuni siti come Sputnik, che diffondono disinformazione. Abbiamo aperto un canale Telegram del governo con le notizie verificate sulla guerra che invitiamo tutti a seguire”. Popescu ha dichiarato che neanche gli abitanti della Transnistria vogliono la guerra. Lo scorso febbraio Mosca ha tenuto alcune esercitazioni militari proprio nella sedicente Repubblica.
© Riproduzione riservata