Il primo ministro moldavo Dorin Recean ha rivelato l’esistenza di piani russi per prendere l’aeroporto della capitale per usarlo come testa di ponte di una nuova invasione. Secondo quanto riporta il Guardian, il presidente russo Vladimir Putin ha revocato un decreto che sosteneva la sovranità della Moldavia nelle politiche sul futuro della Transnistria, regione separatista sostenuta da Mosca che confina con l’Ucraina (e dove la Russia ha un migliaio di truppe).
Il decreto firmato nel 2012, prospettava relazioni più strette della Russia con l’Europa e gli Stati Uniti. Adesso, secondo quanto ha spiegato il Cremlino, la decisione di revocarlo è stata presa per “garantire gli interessi russi in relazione ai cambiamenti nelle relazioni internazionali”. Una revoca quindi che serve a dare un segnale all’Occidente.
Putin ridisegna la politica estera russa di seguito ai “profondi cambiamenti nelle relazioni internazionali”, si spiega nel sito del Cremlino. Undici anni fa tra le aspirazioni dello zar c’era tra l’altro la creazione con l’Unione europea di “un unico spazio economico e umano dall’Atlantico all’Oceano Pacifico” e lo sviluppo delle “relazioni con la Nato”, come il riconoscimento dell’integrità territoriale moldava. Putin però considera oggi la Transnistria parte del suo spazio vitale spiegando che l’operazione speciale in Ucraina è una battaglia “ai nostri confini storici, per la nostra gente”.
L’autoproclamata repubblica di Transnistria si trova all’interno dei confini della Moldavia, lungo la frontiera con l’Ucraina sud-occidentale. Nel 1990 il Paese si dichiara indipendente in modo unilaterale con un referendum che ottenne quasi il 90% delle preferenze. Nel 1991 la Moldavia incamera tra i suoi possedimenti anche il territorio della repubblica separatista. E scoppia una guerra. Il conflitto scoppiò nei primi mesi del 1992. Tiraspol, con il determinante aiuto dei russi, sconfigge presto Chisinau. Il cessate il fuoco viene mediato da Mosca. Con la conseguente formazione di forze di peacekeeping con contingenti misti di Moldavia, Russia e Transnistria.
La tregua raggiunta nel luglio del 1992 stabilisce de facto non solo la separazione dei due Paesi. Ma anche la permanenza di 1.500 soldati russi nella base militare del villaggio di Cobasna. Qui sono immagazzinate armi che potrebbero rivelarsi fondamentali in un eventuale attacco verso la Moldavia o l’Ucraina. Nel 2011 il candidato filo-russo Anatoly Kaminsky perde le elezioni. Nel programma, d’accordo con il Cremlino, sosteneva un percorso di indipendenza dalla Russia e dalla Moldavia. L’annessione della Crimea nel 2014 fa partire da Tiraspol la richiesta di entrare nella Federazione Russa, che Putin rifiuta. L’elezione alla presidenza di Vadim Krasnoselsky, votato per la prima volta nel 2016 e riconfermato nel 2021, avvicina Chisinau a Bruxelles e il 70 per cento circa dell’export di Tiraspol si dirige verso l’Ue grazie agli accordi con Bruxelles.
L’economia moldava dipende però in larga parte da Mosca. Dalla Russia arriva la maggior parte dei beni e delle forniture di energia elettrica e di gas. La strategia del Cremlino prevedeva il reintegro della regione nella Moldavia, uno status speciale per la repubblica separatista e il mantenimento della presenza militare russa nel Paese (soluzione rifiutata da Chisinau). I primi a parlare di un piano per l’invasione della Transnistria è stata l’intelligence ucraina nel maggio 2022 quando si verificarono alcune esplosioni vicino al ministero della Sicurezza.
Da ultimo il presidente Vladimir Putin in un messaggio in occasione del Giorno dei difensori della Patria e a due giorni dal suo annuncio sulla sospensione della partecipazione al trattato Start ha dichiarato che la Russia presterà “maggiore attenzione” al potenziamento delle sue forze nucleari, aggiungendo che per la prima volta quest’anno saranno schierati i missili balistici intercontinentali Sarmat, un’arma in grado di trasportare più testate atomiche.
Intanto il governo moldavo ha respinto le accuse di Mosca: “Le autorità statali non confermano le informazioni disseminate questa mattina dal ministero della Difesa russo”, si legge in un messaggio sul canale Telegram ufficiale del governo moldavo. “Invitiamo alla calma e esortiamo la cittadinanza a seguire le fonti ufficiali e credibili della Moldavia – prosegue la nota – Le nostre istituzioni cooperano con partner stranieri e in caso di pericolo per il Paese informeranno senza indugio”.
© Riproduzione riservata