La regione separatista in Moldavia
Perché la Transnistria può diventare il nuovo fronte della guerra in Ucraina: le esplosioni a Tiraspol e le minacce della Russia

Della Transnistria si parla dall’inizio della guerra in Ucraina. Della possibilità che la regione moldava possa diventare un altro fronte del conflitto. E da ieri questa possibilità e più forte, dopo le esplosioni che si sarebbero verificate a Tiraspol, capitale della regione, in un edificio del ministero della Sicurezza. Del possibile allargamento del conflitto in Ucraina alla piccola repubblica filorussa e indipendentista non riconosciuta dalle Nazioni Unite aveva già parlato in settimana il comandante ad interim del distretto militare centrale russo Rustam Minnekayev.
Il comandante, citato dall’agenzia Interfax, diceva che in questa seconda fase della guerra l’obiettivo russo è quello di prendere il pieno controllo del Donbass e dell’Ucraina meridionale, di aprire “un corridoio terrestre verso la Crimea”, la penisola sul Mar Nero annessa da Mosca nel 2014 dopo un’invasione armata. “Il controllo sul sud dell’Ucraina è un altro sbocco sulla Transnistria, dove si registrano anche fatti di oppressione della popolazione di lingua russa”, aveva dichiarato il comandante. E già in un video diffuso da Minsk a inizio marzo si vedeva il presidente della Bielorussia, Alexander Lukashenko, mostrare una mappa che sembrava indicare le possibili direttrici dell’attacco russo all’Ucraina. E, a Sud Ovest, ce n’era una che puntava sulla Moldavia tramite la Transnistria
Tiraspol è lontana appena un centinaio di chilometri da Odessa, la città portuale più importante dell’Ucraina affacciata sul Mar Nero fino a poche settimane fa tra i principali bersagli di Mosca. Il governo locale ha parlato di un attacco con lanciagranate. Non ci sarebbero stati feriti o persone coinvolte. Il ministero della Difesa ucraino ha denunciato un attacco russo per creare un pretesto per invadere l’Ucraina anche da Sud-Ovest. Kiev nei giorni scorsi segnalava presunti movimenti di truppe russe in Transnistria – 1.500 soldati stanziati in “missione di pace”. Minnekayev aveva inoltre parlato anche di “prove che la popolazione russofona sia perseguitata”. Stessa motivazione che aveva portato ad altre operazioni russe come per esempio quella in Donbass dove nel 2014 i separatisti filorussi hanno proclamato due repubbliche autonome. Il paragone è stato fatto anche dal deputato russo Viktor Vodolatsky.
Il governo moldavo ha espresso preoccupazione per il colpo sparato da “persone non identificate”. L’obiettivo dell’attacco per Chisinau “è quello di creare pretesti per la tensione nella sicurezza nella regione della Transnistria”. Operazione False Flag insomma. Le accuse alla Russia sarebbero supportate dalle immagini del lanciagranate Tavolga RPG-27, esclusivamente in uso all’esercito russo. Sulla vicenda indaga l’Osce che sul campo è attiva nella mediazione tra il governo ufficiale e quello non riconosciuto. Non aveva rilevato anomalie sulle segnalazioni degli spostamenti delle truppe di Mosca.
Preoccupanti anche le reazioni di Mosca a una legge voluta dalla presidente moldava Maia Sandu che ha bandito la Z delle truppe russe ma anche molti simboli della vittoria sovietica sui nazisti come il nastro di San Giorgio. Il deputato Vodolatsky ha citato proprio queste misure paragonando la Transnistria al Donbass. Respinto il ricorso alla Corte Costituzionale del “Blocco dei comunisti e socialisti” all’opposizione a Chisinau. Canali Telegram ucraini e rumeni segnalano militanti filorussi della Transnistria che starebbero incitando ad attaccare la capitale per vendicare le esplosioni a Tiraspol.
Dopo il crollo dell’Unione Sovietica e la dichiarazione di indipendenza nel 1992 seguita a una guerra che ha lasciato sul terreno quattromila vittime, Mosca aveva negato l’annessione alla Federazione richiesta dal parlamento della regione secessionista. La Russia sostiene comunque l’enclave finanziariamente e ha sul territorio una base militare con 1.500 truppe e il maggior deposito di munizioni dell’Europa orientale, a Cobasna, con 22 tonnellate di munizioni. Dal 2002 il Cremlino ha cominciato a rilasciare passaporti ai residenti della Transnistria, in maggioranza russofoni, scatenando le ire di Kiev e Chisinau. In Transnistria vivono tra 500mila e 600mila persone. Lo scorso febbraio Mosca ha tenuto esercitazioni militari proprio nella sedicente Repubblica.
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