Siamo al bivio della storia
L’Italia in prima linea contro gli Houthi per dimostrare di non essere parassita: la prova di maturità del Parlamento

Quando scoppiò il caso della chat Signal tra Pentagono e Casa Bianca fecero scalpore nel trambusto generale per la gaffe di sicurezza nazionale lo scambio di battute sugli europei tra il vicepresidente Vance e il segretario alla difesa Pete Hegseth. Vance lamentava il fatto che come sempre anche contro gli Houthi, dove ad essere minacciato è prevalentemente il traffico delle merci europeo, quindi l’interesse europeo, fossero sempre loro, gli Stati Uniti a dover intervenire. E per quanto alcune battute possano, ed è comprensibile, infastidire il pubblico europeo e italiano è legittimo aprire una riflessione sul nostro ruolo e sul nostro impegno come europei e come italiani.
Deve interrogarci come italiani soprattutto, in quanto nel continente africano abbiamo proiettato sulla base di un profondo legame storico, le nostre strategie future su vari campi. Non solo, con la fine della «Françafrique» oggi l’Italia rappresenta nel continente africano un baluardo occidentale nella sempre più evidente crescita dell’influenza russa e cinese, esercitata in maniera diversa, ma pur sempre in forme pervasive. Così come la crescita dell’impegno italiano, con il “Piano Mattei” e la cosiddetta “Itali Africa” hanno rappresentato un salto in avanti dopo anni di stagnazione, con una politica estera lucida, attenta e finalmente ancorata ad una strategia chiara e di lungo periodo, con l’Italia non più ad accodarsi, ma protagonista di una propria visione strategica.
Gli spazi che la fase di trasformazione geopolitica attuale ha aperto ci hanno consegnato un novero di opportunità uniche da cogliere con il tempismo giusto, capendo che una legge eterna della storia recita: tutti i vuoti sono destinati ad essere riempiti, quindi se non lo farà l’Italia lo faranno altri. Questa volta l’Italia ha saputo leggere nella fine del controllo francese e nell’instabilità generale l’opportunità di sfruttare le proprie capacità, divenendo un punto di riferimento e un presidio dell’area. Ora però l’interrogativo di Vance ha solo svelato una richiesta che gli Stati Uniti presto faranno all’Italia e agli altri paesi europei, come già avviene con altri alleati dell’area (Israele e Arabia Saudita), quello di passare da una posizione difensiva, ad una offensiva nei confronti dei ribelli Houthi come avvenuto in Serbia nel 1999.
Questa volta il ministro Crosetto intervenendo in audizione alle commissioni Difesa e Esteri del Senato, ha voluto sottolineare che la questione sarà discussa in parlamento. Certo come ricordato dallo stesso Crosetto l’Italia è protagonista di entrambe le operazioni attive nell’area del Corno d’Africa, “l’operazione Atalanta” dal 2008 per contrastare la pirateria somala e dal febbraio del 2024 con “l’operazione Aspides” che ha lo scopo di scortare e difendere il transito delle navi commerciali soggette agli attacchi degli Houthi. Mentre l’“Operazione Prosperity Guardian” statunitense ha una marcia offensiva, e diretta ad attaccare le postazioni dei ribelli yemeniti. Ora l’Europa è chiamata alla prova di maturità, che Inglesi e Francesi probabilmente coglieranno subito, di agire e colpire una diretta minaccia ai loro e (nostri) interessi.
Così dovrà fare e questo è l’auspicio anche l’Italia, ed è questa la prova di maturità alla quale dovrà essere chiamato l’intero parlamento. Perché l’essenza di una Nazione si vede nella volontà con la quale è capace di difendere i propri interessi quando questi sono minacciati, ovunque lo siano. L’Italia negli anni ha dimostrato la propria stoffa e competenza in tutti gli impieghi internazionali nei quali è stata ed è tuttora impegnata tanto sul pano diplomatico, quanto su quello militare, e anche nella difesa del traffico marittimo dagli attacchi degli houthi.
Ma ora la posizione difensiva non è sufficiente, e saremo chiamati al passo ulteriore. Perché tutto ciò che avviene nello scacchiere internazionale è anche una questione di percezione, e all’Italia non è concesso nessun passo falso. Dal 2011 all’avvio di questa nuova fase l’Italia ha vissuto il momento più complesso della sua politica estera nei settori nevralgici di quella che sono per ragioni storiche e strategiche le proprie aree d’influenza, subendo in Libia come nel Corno d’Africa, per un’inerzia pachidermica, il ritorno di quella Turchia che proprio l’Italia aveva scacciato dal continente africano nel 1912. Tutte le ambizioni devono essere supportate dalla consapevolezza che per giocare sulla scacchiera delle potenze, è necessario accettare le regole di un gioco che non consente tentennamenti, ma l’assunzione di quelle responsabilità che una grande Nazione come l’Italia non può non accettare e assumere sulle proprie spalle.
E anche l’Europa nella sua interezza se vuol essere rispettata dagli alleati come dai nemici, dimostrando di aver compreso che il mondo è cambiato, dovrà abbandonare la teoria e passare alla prassi, laddove subentrano minacce evidenti e crescenti. Così dovrà fare l’Italia, perché più crescerà il nostro impegno, più aumenteranno i rischi, in questo mondo fatto di “potenze” lucidamente compreso dal ministro Crosetto. Siamo al bivio della storia, all’esame di maturità di una Nazione, e forse anche di una comunità di nazioni chiamate ad essere artefici del proprio destino.
© Riproduzione riservata