L'analisi
L’obiettivo di Zelensky nella controffensiva in Russia: petrolio, strade e ponti. Così lascia l’esercito senza rifornimenti
La controffensiva ucraina in Russia si sta sviluppando in modo tale da zittire tutte le feroci critiche delle prime settimane dell’invasione – lanciata il 6 agosto entrando nell’oblast russo di Kursk e occupando più di mille chilometri quadrati -, che comincia ad avere un senso militare e quindi politico.
Le voci sul ritiro
L’ipotesi secondo cui l’invasione avrebbe consentito agli ucraini di conquistare più terreno e fare più prigionieri da spendere nelle future trattative lascia il campo ad un’altra ipotesi, che i fatti per ora confermano: i soldati ucraini in Russia stanno sistematicamente distruggendo tutti i ponti e le strade che portano i rifornimenti per il corpo di spedizione russo nell’Ucraina meridionale, nel Donbass e vicino alla martoriata Kherson, martoriata e assediata. Da ieri sui siti si raccolgono voci – assolutamente non verificabili, ma numerose – secondo cui un distaccamento russo che sta combattendo a Kherson starebbe per essere ritirato dal fronte del Donetsk ucraino per andare ad affrontare gli invasori di Kursk in marcia verso Belgorod, città dalla quale iniziano i collegamenti russi per rifornire le loro truppe che combattano in Ucraina.
È un’ipotesi molto avventurosa ma avrebbe senso militare e politico, e spiegherebbe perché gli ucraini che hanno invaso l’oblast di Kursk sono dotati di equipaggiamenti straordinari, portandosi dietro la miglior contraerea e una flottiglia di propri droni che sorvegliano il loro cielo e che sono superiori a quelli russi. È un dato di fatto che il corpo di spedizione ucraino nell’oblast di Kursk si sta allargando verso Belgorod, mentre il corpo di spedizione russo in Ucraina seguita ad attaccare e vincere sud del Donbass. L’esercito di Zelensky non avrebbe come primo obiettivo quello di occupare più di mille chilometri quadrati soltanto per esibirsi in una spettacolare ma inefficace azione dimostrativa. Circola l’ipotesi più complicata – ma anche più sensata – di avere come obiettivo le linee dei rifornimenti che alimentano le truppe e le armi russe che assediano il sud dell’Ucraina. E, se fosse possibile, arrivare materialmente alle spalle degli invasori russi passando dalla loro stessa patria. Quali indizi permettono di ragionare su un’ipotesi tanto ambiziosa? Vediamoli.
Le ipotesi
Primo: il corpo di spedizione ucraino in Russia è intatto e ben rifornito di mezzi, uomini, carburanti e munizioni; ma più che altrove è in grado di ricevere e usare una quantità di informazioni elettroniche, portandosi dietro pezzi d’artiglieria con munizioni e un numero cospicuo di droni sempre in volo che mettono al riparo questo commando dagli attacchi aerei. I russi non hanno nemmeno tentato di tagliare le loro comunicazioni con l’Ucraina, e infatti i soldati ucraini che avanzano sul suolo russo dispongono di equipaggiamenti, armi e sistemi di comando di primissimo ordine. Inoltre, sono stati addestrati nel Regno unito o negli Stati Uniti, dove hanno imparato ad usare materiale elettronico di ultima generazione non solo con Gps aggiornatissimi ma anche con sistemi di puntamento di difesa aerea.
Abbiamo ascoltato una conferenza del generale David Petreaus, ex comandante delle forze americane e della Cia, il quale ha detto che non si sarebbe aspettato un’impresa così ben organizzato e ben rifornita. Che cosa sperano di ottenere gli ucraini invadendo un pezzetto di Russia, quando l’Ucraina avrebbe bisogno in patria dei suoi soldati per difendere il Donbass? Ciò che stanno facendo gli ucraini è possibile vederlo su tutte le news e sui siti: stanno facendo saltare in aria tutti i ponti, tutte le strade e autostrade lungo la direzione del corpo d’invasione russo nel Donetsk. Di recente si è letto dell’ipotesi di un modesto ritiro di soldati russi dal territorio ucraino, giustificato con l’attesa di nuovi soldati e non di coscritti, che però non sono ancora pronti.
Il panico delle famiglie
In Russia intanto aumenta il panico nelle famiglie che hanno figli maschi ventenni, mentre aumenta anche il panico causato dalle telefonate dei russi in fuga trasferiti nei centri di ricovero di grandi città, tra cui Mosca che ne ospiterà trentamila. Così, attraverso centomila telefonate la notizia corre e si diffonde. Ma queste voci e paure scoprono soltanto una parte della verità negata ai russi da tutti i media. Fino a ieri, e dunque anche oggi, l’opinione russa credeva, e crede, che una nazione nemica e nazista (e traditrice perché un tempo era sorella) come l’Ucraina istigata dalla Nato e dagli americani stia facendo di tutto per attaccare la Russia e metterla in ginocchio. E quindi tutti i russi che è stato possibile raggiungere sono furiosi con gli ucraini, che immaginano come nazisti hitleriani con propositi sterminatori.
Questa è l’idea che diffonde ogni giorno il presidente Putin in televisione, dove parla con aria triste e misteriosa di un unico grande complotto americano; mentre non spiega perché non sta facendo niente per ricacciare gli invasori che tratta con sarcasmo dicendo che “se pensavano di fargli ritirare truppe dall’Ucraina si sbagliano”. E invece sembra che proprio questo stia sta accadendo: alcune truppe russe sono state richiamate dal Donbass con il pretesto di essere sostituite, e in realtà destinate ad affrontare gli ucraini invasori. Un altro elemento certo è che Putin non ha per ora soldati addestrati a combattere, e se vuole fermare gli ucraini invasori non può che sottrarre combattenti dalle sue stesse truppe in Donbass, indebolendo così la posizione russa.
La carta geografica mostra la contiguità tra Kursk e Belgorod, già sotto attacco ucraino, cui seguono alcune centinaia di chilometri per arrivare oltre nelle zone di guerra del Donetsk e a Kherson, assediate dall’esercito russo. La piccola ma efficientissima armata ucraina in Russia da giorni sta facendo saltare tutte le linee di rifornimento, i depositi di petrolio, le strade e i ponti. Se nessuno in Russia oppone resistenza agli invasori ucraini, quelli si presenteranno al fronte sud della guerra di invasione, ma perché tutto ciò possa profilarsi occorreranno alcuni mesi.
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