Qualche botta, un pomeriggio in un bidone e un’eterna insistenza sulla mia presunta omosessualità. Mi chiamavano Cinzia“. Una foto di lui da ragazzino e un lungo sfogo. Lodo Guenzi, il leader dello Stato sociale usa il suo account Instagram per raccontare la sua storia con il bullismo. “È la prima volta che lo scrivo . Ci ho pensato molto se avesse senso e sì, ha senso. Da ragazzino sono stato bullizzato. Ecco, l’ho detto – scrive il cantante – Non credo sia successo solo a me, ma è così”.

 

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è la prima volta che lo scrivo. ci ho pensato molto se avesse senso e sì, ha senso. da ragazzino sono stato bullizzato. ecco, l’ho detto. non credo sia successo solo a me, ma è così. troppo esile, effeminato, biondino. a dire il vero almeno ero in una classe in cui se la prendevano con un ragazzetto italiano e non con il compagno pakistano o bengalese, che sono sempre stati i miei migliori amici. qualche botta, un pomeriggio in un bidone e un’eterna insistenza sulla mia presunta omosessualità che devo dire già allora come ipotesi non mi dava fastidio. mi chiamavano cinzia, come il nome di una bici da donna. curiosamente, le uniche che mi piace guidare adesso. credo che gran parte della mia smodata fame di fare cose grandi sia nata lì, o forse dal rimpianto per aver chiesto aiuto e cambiato scuola, cosa che ancora mi fa sentire un vigliacco. quando incontro qualcuno dei miei bulli adesso mi trattano come una star, io faccio gran sorriso e so che da bambini è un casino per tutti e neanche se ne saranno accorti ma non riesco a non odiarli, eh vabbè… questo per dirti una cosa: ti hanno fatto del male, peggio che a me. ma se la tua vita va avanti, allora gli stronzi hanno perso. #love #rocknroll

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Le attenzioni dei bulli, racconta l’ex giudice di X-Factor, era dovute probabilmente al pregiudizio che fosse “troppo esile, effeminato, biondino. A dire il vero almeno ero in una classe in cui se la prendevano con un ragazzetto italiano e non con il compagno pakistano o bengalese, che sono sempre stati i miei migliori amici”.

Una violenza psicologica ma anche fisica. “Qualche botta, un pomeriggio in un bidone e un’eterna insistenza sulla mia presunta omosessualità che devo dire già allora come ipotesi non mi dava fastidio. Mi chiamavano Cinzia, come il nome di una bici da donna. Curiosamente, le uniche che mi piace guidare adesso”. E aggiunge: “Credo che gran parte della mia smodata fame di fare cose grandi sia nata lì, o forse dal rimpianto per aver chiesto aiuto e cambiato scuola, cosa che ancora mi fa sentire un vigliacco“.

Ma oggi, non prova rancore per quei ragazzini che lo avevano preso di mira. “Quando incontro qualcuno dei miei bulli adesso mi trattano come una star, io faccio gran sorriso e so che da bambini è un casino per tutti e neanche se ne saranno accorti ma non riesco a non odiarli, eh vabbè…”.

Un messaggio chi oggi si trova a vivere la stessa trafila, lo stesso calvario vissuto da lui da ragazzino. “Questo per dirti una cosa: ti hanno fatto del male, peggio che a me. Ma se la tua vita va avanti, allora gli stronzi hanno perso“.