Il tema della Nuova Europa, in questi giorni scotta quanto un’ustione di terzo grado. Ci aiuta a fotografare il terremoto quotidiano che stiamo vivendo Paolo Guzzanti, firma prestigiosa del Riformista, che segue e legge da vicino le dinamiche al di là dell’Atlantico: «L’operazione più difficile riguarda l’intelligence: l’America ha tradito l’alleanza transatlantica e la Meloni si trova in un momento dilaniato, perché ha conquistato il cuore di Trump ma anche il rispetto dei leader europei. Le due posizioni sono divaricate, eppure si cerca di tenerle congiunte: lo stesso principio deve essere applicato all’apparato di intelligence della nuova difesa europea, perché deve rimanere amico di quello americano (contaminato da quello russo) ma anche ben distinto, nell’eventualità di una situazione come quella di oggi».

Con la metafora che il Presidente di Noi Moderati, Maurizio Lupi ha usato in un’intervista al Riformista – per costruire un ponte sull’Atlantico, bisogna che le due sponde siano entrambe forti – si trova d’accordo il senatore di FDI Marco Scurria: «Trump cavalca il problema identitario dell’UE, che non esiste dal punto di vista di politica estera né, per ora, militare. Non è stata la Von der Leyen che ha convocato gli Stati a rapporto: prima c’è stato Macron, poi Londra. Questo significa è mancata un’iniziativa comunitaria, perché il Consiglio è arrivato per terzo». Interviene lo storico Paolo Macry, Professore all’Università Federico II di Napoli e firma del Corriere della Sera: «La prima domanda da farsi è chi salverà il soldato Zelensky, ovvero un paese europeo sotto attacco militare. L’UE ha mancato i suoi obiettivi, siamo schiacciati tra l’ex alleato statunitense e la Russia. Si può discutere sulle modalità di un comando unificato delle forze nazionali, si possono fare investimenti nell’industria ucraina, siamo un paese culturalmente pieno e le possibili iniziative sono molte. Fa ben sperare la ricomparsa del Regno Unito: tutto sommato ci sono alcuni grandi paesi europei che si fanno carico di questo problema, hanno certamente interessi ma anche opinioni pubbliche meno inaffidabili della nostra.”

Dice la sua Fabio Massimo Castaldo, ex Vicepresidente del Parlamento europeo ed ex M5S passato ad Azione: «Ho ascoltato Trump al Congresso dove ha riabilitato la Russia come mediatore internazionale tra Iran e Stati Uniti: sembra che Trump voglia separare a tutti i costi la Russia e la Cina, ma questo non succederà perché la Russia non ha nessun interesse ad allearsi con l’Occidente quando potrebbe stare con la Cina, sempre più in ascesa». Sulla costruzione di un’Europa credibile, Castaldo si focalizza su due punti: l’Europa a due o più velocità e il concetto di autonomia strategica: «Serve un pilastro europeo coeso, che possa farci lavorare meglio con gli USA quando possiamo lavorare insieme, ma anche che tuteli i nostri interessi e la nostra sicurezza quando a Washington la linea è quella che troviamo oggi. Anche perché alcuni stati europei, come l’Ungheria e la Slovacchia giocano nella squadra avversaria. Abbiamo otre 140 sistemi d’arma, gli USA sono sotto la ventina. Si tratta di rivalutare e sviluppare in modo efficiente le risorse disponibili. Si può fare ma non in breve tempo».

Intanto, in Italia si fanno vedere sempre più spesso piazze europeiste, anche con un certo successo. Nella vituperata opinione pubblica italiana, forse qualcosa sta cambiando. Trump fa Trump, ovvero si sta dimostrando coerente con quando dichiarato in campagna elettorale. Macry sostiene che percepiamo gli USA in maniera errata: «Noi vediamo l’America pezzo d’Europa, l’America salvatrice etc. Invece, sia demograficamente che politicamente gli Stati Uniti non sono più questo. Bisogna capire, senza assolvere, Trump, al fine di poter capire gli americani del 2025. Guzzanti si auspica un allargamento dell’UE: «Ripensiamo all’alleanza di stati Europei in vista di altre potenze, includendo anche il Canada». Rincara la dose Scurria: «Sono d’accordo, la sponda dell’Europa deve essere forte. Trump fa Trump e si è visto, noi dobbiamo assumere grandi ingegneri e architetti per sistemare la sponda di quel ponte di cui si parlava, ma dobbiamo anche allargare l’UE a più stati membri».