I nuovi equilibri europei iniziano a prendere forma e hanno per attore protagonista e candidato de facto alla regia il Regno Unito. Il governo di Re Carlo III non ha perso tempo e preso atto che sulla leadership francese sono emerse molte perplessità – più sottintese che palesate – ha intravisto la possibilità come potenza nucleare di porsi alla guida di questa corrente europea dell’alleanza atlantica, e come nuovo protagonista militare nell’Europa che inizia a percepirsi orfana degli Stati Uniti.

La visione romanzata

Dai tempi successivi alla Brexit da questo lato della manica si è sviluppata una visione della Gran Bretagna a tratti romanzata, e in linea con la vulgata del grande pentimento per l’abbandono dell’Europa, il tutto basandoci su quello che è nell’Unione europea il metro che attribuisce peso e rilevanza, il dato economico. Ora siamo entrati in una fase diversa e in cui a pesare non è il dato economico, ma la capacità militare e questo cambia e riformula priorità e paradigmi.

L’ostacolo

Così l’Unione europea, ha lentamente lasciato il campo all’azione indipendente delle nazioni, concentratosi sul facilitare in ottica economica il riarmo dei paesi membri, consapevole che le regole del patto di stabilità come ribadito per mesi dall’Italia rappresentano un vero ostacolo alla capacità di investimento in armamenti ed equipaggiamenti. Ma l’azione militare e dunque diplomatica resta saldamente nelle mani dell’Alleanza Atlantica che in questa fase sembra essere condotta dal Regno Unito, e totalmente proiettata sullo scacchiere europeo. Una Europa che nasce dalla necessità e poggia sulla mutua utilità, ma ancora con troppe tante difficoltà e con due enormi incognite; il primo è la capacità militare della Germania, da non confondere la sua capacità industriale e produzione di mezzi militari, ma con lo stato delle truppe tedesche e dell’effettiva capacità di essere al pari con gli altri paesi europei.

Berlino è più debole

La Germania fino alla vigilia dell’invasione dell’Ucraina scontava lo status di paese sconfitto della seconda guerra mondiale e tutte le limitazioni militari richieste dalla Russia all’indomani del crollo dell’Unione Sovietica negli accordi con gli Stati Uniti. Il riarmo tedesco annunciato con un pacchetto del valore nominale di 200 miliardi di euro é in atto, ma avrà necessità di tempo. Questo rende Berlino più debole rispetto a Londra, Parigi, e Roma, così come la presenza turca invita alla cautela vista la ormai nota strategia neo ottomana perseguita da Erdogan in tutti i teatri, alcuni dei quali in piena collisione con gli interessi italiani. Perché difendere l’Ucraina e dimostrarsi pronti anche senza Washington è la priorità di questa fase e dei continui colloqui tra le cancellerie europee, ma gli interessi in campo sono molti, con risvolti diversi per ogni nazione.

La partita a scacchi

L’Europa sta giocando una partita a scacchi che ricorda le vecchie vignette diffuse nella tarda Belle Époque il cui epilogo saranno probabilmente i nuovi equilibri non solo nel vecchio continente, ma in tutto l’Occidente. Ma Londra sa bene che senza l’avallo di Washington e l’intermediazione della Casa Bianca con il Cremlino anche le ipotesi di tregua non poggiano ad oggi su basi solide, di qui il freno arrivato dal Gabinetto di Starmer all’ottimismo avanzato da Macron su Le Figaro. E la volontà con cui Londra intende mantenere i contatti saldi con Washington e quindi con Trump favorisce implicitamente la strategia italiana, che recita in maniera chiara “non si possono fare salti nel buio senza Washington”, con una voce che fino ad ora è apparsa fuori dal coro, ma che poggia su un calcolo logico e cioè che ad oggi è Washington l’unica strada che porta verso una risoluzione del conflitto, mentre le nazioni europee, Italia in testa hanno il dovere di preservare l’integrità dell’Ucraina e di prepararsi a qualsiasi scenario, tenendo serrate le fila della NATO, senza provocare divisioni interne che rischiano di dimostrarsi deleterie per tutti e favorire i nemici dell’Occidente.

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Nato nel 1994, esattamente il 7 ottobre giorno della Battaglia di Lepanto, Calabrese. Allievo non frequentante - per ragioni anagrafiche - di Ansaldo e Longanesi, amo la politica e mi piace raccontarla. Conservatore per vocazione. Direttore di Nazione Futura dal settembre 2022. Fumatore per virtù - non per vizio - di sigari, ho solo un mito John Wayne.