L'editoriale
L’Europa e la difesa dell’Ucraina, se a contestare von der Leyen sono i putinisti e trumpisti Conte e Salvini…

L’Unione Europea deve fare un salto di qualità sul terreno della difesa. Per farlo deve rivedere alcune clausole del patto di stabilità, e deve anche dar via libera agli eurobond. La conferma che quella di von der Leyen è una affermazione giusta è data dal fatto che a contestarla, in Italia, sono stati due leader che non a caso sono sia putinisti e trumpisti: Conte per il Movimento 5 Stelle e Salvini per (una parte) della Lega. A dire il vero sono in primo luogo putinisti e solo come conseguenza trumpisti.
Altrettanto importante è la questione che riguarda la ripresa obbligata di una operazione politico-diplomatica. Facendo finta di non aver capito la gravità della sceneggiata messa in atto alla Casa Bianca da Trump e Vance contro Zelensky, bisogna far di tutto per riannodare il rapporto fra l’Ue, gli Usa e l’Ucraina allo scopo di trattare con Putin una pace che salvaguardi il domani di Kiev dalle mire annessionistiche della Russia. L’operazione riguarda le responsabilità di tutti, da Macron a Meloni che deve fare l’“influencer” nei confronti di Trump in stretto coordinamento con la Francia, la Germania, la Polonia, la Spagna e l’Inghilterra ed evitando di spaccare l’Europa.
A a sua volta Zelensky è costretto a mettere in conto un accordo capestro con gli Usa per ciò che riguarda le “terre rare” e le concessioni territoriali che riguardano la Crimea e pezzi del Donbass (questo è il cuore di una parte della trattativa). Zelensky può fare queste concessioni solo se ha una salvaguardia ferrea non soltanto di tipo politico ma anche militare (con la tutela di truppe di Ue, Nato e Onu) che garantiscano l’Ucraina per il presente e per il futuro. Non si tratta di un aspetto marginale ma di una questione essenziale. Secondo i russi l’Ucraina dovrebbe essere privata di pezzi consistenti del suo territorio, non avere nessuna connessione internazionale né con la Ue né con la Nato e, al massimo, essere garantita da truppe Onu la cui assoluta mancanza di tenuta l’abbiamo già vista nel Libano.
Non si può far finta di non sapere che Putin ha in testa un obiettivo ideologico, politico e militare che è quello, in continuità con tutta la storia della Russia, di Pietro il Grande, Ivan il Terribile e Stalin, ovvero la ricostituzione della “Grande Russia”. Se Putin non viene fermato in Ucraina, le prossime a cadere saranno la Georgia, la Moldavia, i Paesi baltici. Non a caso due nazioni da sempre neutraliste come la Svezia e la Finlandia hanno voluto aderire alla Nato perché reputano Putin più pericoloso dei comunisti del Pcus. Non possiamo fare a meno di porre ora l’interrogativo di fondo: quali sono i rapporti reali fra Trump e Putin? Nel 2016 Putin ha concentrato il fuoco dei suoi hacker contro la Clinton. Una mossa tattica o di qualcosa di più profondo? E in modo altrettanto provocatorio Trump si è mosso come un soggetto che ha un rapporto preferenziale con Putin e che deve sostituire Zelensky con una leadership più malleabile.
Gli eventi non si fermano qui. Finora Trump, il suo socio Musk e il suo scherano Vance, non tengono in nessun conto i valori dell’Occidente e degli stessi Stati Uniti (libertà, democrazia, Stato sociale, rispetto delle altre nazioni e degli altri popoli). Manifestano una ossessiva propensione per ogni tipo di grande business da realizzare in modo predatorio e senza guardare in faccia a nessuno. In più, come ha ricostruito Sabino Cassese, Trump sta smantellando in modo scientifico tutto il sistema di pesi e contrappesi che bilanciano la democrazia americana e sta occupando agenzie assai delicate come l’Fbi e i vari Servizi segreti. Nessuno può prevedere lo sbocco di tutto ciò, ma per salvare l’Occidente è assolutamente indispensabile costruire un’Europa degna di questo nome: un’Europa politica e dotata di una difesa comune figlia di un ruolo da protagonista in politica estera.
© Riproduzione riservata