Dopo l'incontro
Zelensky e Meloni al vertice di Londra, ma in Italia è crisi interna. I due fronti della maggioranza

Davanti allo scenario di crisi inedita, dopo lo scontro Zelensky-Trump, il governo dovrebbe poter assumere posizioni forti e impegni saldi. A partire dal vertice di Londra, dove insieme a Giorgia Meloni ci sarà anche Zelensky. E invece i fronti interni alla maggioranza sono almeno due: l’invio di un contingente italiano in Ucraina e la sovranità energetica. Giorgia Meloni sa di avere davanti a sé il momento più complicato, al giro di boa dei suoi tre anni e mezzo a Palazzo Chigi. Non viviamo tempi ordinari: le scelte da prendere richiederebbero la più salda unità della coalizione.
Il contingente italiano in Ucraina
Domenica al vertice sulla difesa europea, a Londra, Giorgia Meloni svelerà le carte che sta predisponendo insieme al fido Alfredo Mantovano. Accarezza l’idea di mandare un contingente italiano in Ucraina: metterebbe così la bandiera tricolore a sugello della pace – se una trattativa vera prenderà forma nelle prossime settimane – e il cappello sulla ricostruzione. Crosetto ha spiegato già nei giorni scorsi su X la sua posizione, rispondendo a Carlo Calenda: «Se si osserva senza pregiudizi ciò che accade (che verrà riportato sui giusti canali e le giuste pratiche di cooperazione tra nazioni) non si può che concludere che è chi decide da solo, senza curarsi di altre 26 nazioni che rischia di disgregare un’alleanza o una comunità. Affrontare in modo volutamente superficiale, solo per polemica politica, non fa parte del mio modo di servire una nazione e non posso tacerlo. Si discuta, ci si confronti ma sulla base della verità e della regole democratiche italiane.
Una linea chiara e condivisa
Profondamente diverse da quelle di Francia e UK, per dire. Non serve fare passi da soli ma serve mantenere una linea chiara e condivisa da tutti». Dunque calma e gesso sull’invio di truppe di pace. I peacekeeper italiani sono presenti in 40 teatri internazionali: se di recente si è parlato dei colpi ricevuti in Libano dalle basi della missione Unifil, vanno ricordati anche i teatri europei. In Kosovo ci sono 3800 militari italiani impegnati con Kfor. Altri sono in Bosnia-Erzegovina, dal 2004. Altri in Moldavia. Dislocare qualche migliaio di militari italiani con compiti di peace enforcing in Ucraina non sarebbe troppo critico. Bisognerà però far cambiare idea al leader della Lega e vicepremier, Matteo Salvini, che è radicalmente contrario.
Sull’energia nucleare, il cui punto di ripartenza è stato fissato ieri dal Consiglio dei ministri, Forza Italia preme con convinzione. Portato avanti dal ministro dell’Ambiente e della sovranità energetica, Gilberto Pichetto Fratin, il progetto di rilancio del nucleare di nuova generazione è stato benedetto subito dal vicepremier azzurro e titolare della Farnesina, Antonio Tajani. Ad essere decisamente contrario è in questo caso il referente dei Gabbiani, ala dissenziente di FdI, Fabio Rampelli. Lo scorso novembre aveva dichiarato, senza mezzi termini: «In Italia non si farà mai. Noi siamo da sempre contrari». La situazione è grave ma non seria.
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