Industria militare e manifatturiera vera
L’Europa ora non può fare a meno di Erdogan, il partner sgradevole che non vuole far vincere Putin
Erdogan potrebbe portare a casa alcuni accordi: rilanciare lo scambio di tecnologia, l’accesso alla finanza e ai mercati, una nuova unione doganale e la liberalizzazione dei visti di ingresso dei suoi concittadini nell’Unione. E anche relazioni commerciali profonde con il Regno Unito

La Turchia si è detta disposta a fornire garanzie di sicurezza a Kyiv, ma resta anch’essa esitante a dispiegare truppe di mantenimento della pace nel Paese in caso di cessate il fuoco. Hakan Fidan ha detto che la Turchia è coerente nella ricerca di una soluzione politica equa del conflitto e che allo stesso tempo non ha intenzione di venire meno ai propri compiti nel garantire la sicurezza dell’Europa.
Cosa chiede in cambio la Turchia
Ankara, con un esercito di terra forte di 800mila uomini è l’unica potenza nella NATO europea che può schierare decine, se non centinaia, di migliaia di truppe sul campo in Ucraina. La Turchia ha anche la scala manifatturiera per aiutare a colmare le lacune dell’Europa nella produzione industriale militare. Sappiamo che il governo turco vuole qualcosa in cambio: rilanciare lo scambio di tecnologia, l’accesso alla finanza e ai mercati, una nuova unione doganale con l’UE, la liberalizzazione dei visti di ingresso dei cittadini turchi nell’Unione e relazioni commerciali più profonde con il Regno Unito. Sono, questi, obiettivi facilmente realizzabili: frutti a portata di mano. La Turchia, è bene rendersene conto, non è affatto alleata della Russia, è un suo competitor nel Mar Nero, nel Caucaso, nel Mediterraneo, in Libia e in Siria e blocco con l’Ucraina nel contenimento di Mosca per impedirle l’accesso alla “Porta dei Mari caldi” attraverso gli Stretti turchi.
I timori di Erdogan in caso di vittoria russa
Mentre con l’Ucraina, la Turchia ha una stretta relazione strategica, politica, militare e culturale, invece con Mosca ha solo una cooperazione di tipo transazionale. In questi giorni Ankara mostra preoccupazione per la prospettiva di una vittoria russa in Ucraina e per il suo dominio sul Mar Nero e dintorni. Sembra ripresentarsi un momento per l’Europa in cui è molto conveniente tendere la mano alla Turchia, soprattutto ora che si parla del Reserve Nixon, cioè di un accordo degli Stati Uniti per allearsi con la Russia contro la Cina. La Casa Bianca sta commettendo un errore nell’allontanare un’economia europea da 27 trilioni di dollari a favore di quella russa da 2 trilioni di dollari. L’Europa dovrebbe destinare alla difesa circa il 4% del suo PIL e mettere in ordine le sue industrie della difesa nel breve-medio termine. Mosca non potrà mai raggiungere in termini assoluti quella. Ma l’Europa può farlo.
Ad ogni modo la spesa europea per la difesa certamente aumenterà, ma come tutti sappiamo si vi sono limiti di capacità nelle industrie militari, per cui sarà inevitabile una dipendenza a breve termine dagli Stati Uniti per avere il tempo di superare il divario a breve termine nella produzione nel settore della difesa, per riorientare le sue economie e alla sua industria. L’Europa dovrebbe mostrare agli Usa che ha più opzione davanti a sé e qui certamente Ankara potrebbe svolgere un compito prezioso. La Turchia è uno dei partner più fidati dell’Ucraina nel campo della difesa e della sicurezza.
Il presidente Zelensky lo ha sottolineato nella sua recente visita ad Ankara sostenendo che “i due alleati del Mar Nero hanno i due eserciti permanenti più grandi d’Europa e che devono essere meglio integrati nei meccanismi di sicurezza europei”. Escludere la Turchia dagli sforzi di difesa europei, come è avvenuto finora è dunque pura miopia. Ankara può dare un contributo vitale all’architettura della sicurezza comune mentre incombono interrogativi sull’impegno a lungo termine degli Stati Uniti per la protezione del continente. Ankara, in quanto paese partner della Nato dovrebbe essere coinvolta a pieno titolo nel rafforzamento del sistema di sicurezza europea essendo gia parte della Politica di sicurezza e difesa comune (PSDC) e della Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE).
Erdogan partner sgradevole
L’Europa dovrebbe iniziare a nutrire idee scomode, come l’inclusione di Ankara nei piani per aumentare le capacità militari dell’Europa. Per molti leader europei, il presidente Recep Tayyip Erdoğan è in cima alla lista dei partner sgradevoli – e per una buona ragione. Il suo governo autocratico, l’imprevedibilità e le invettive contro l’Occidente spesso hanno fatto arrabbiare. Ma vi sono tre motivi essenziali per una stretta cooperazione in campo militare con Ankara. In primo luogo questa Russia revisionista rappresenta una grave minaccia per la sicurezza nazionale turca e Ankara non vuole che Putin esca vittorioso dal conflitto.
In secondo luogo, l’industria della difesa turca ha ricevuto una spinta sotto Erdoğan, dalle munizioni ai sistemi di difesa aerea a corto e medio raggio, ai droni, l’industria della difesa turca può colmare le lacune lasciate dagli Stati Uniti. Infine, la Turchia può aiutare l’Europa a superare la sua carenza di manodopera. Ricostruire la difesa europea è un compito colossale. Ankara ha una sua posizione geopolitica che garantisce all’Europa la protezione del suo fianco sudorientale, rappresenta un accesso a strategiche rotte di trasporto energetico e una popolazione molto giovane, ha acquisito una notevole esperienza nella risoluzione delle crisi. Queste capacità possono essere un importante contributo all’architettura di sicurezza europea.
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