Esteri
Zelensky da Erdoğan per coinvolgere la Turchia nel processo di pace. E da Ankara continua il sostegno militare

Zelensky è corso da Erdoğan, mentre a Riad erano in corso colloqui diretti tra Stati Uniti e Russia sulla guerra in Ucraina, per discutere delle future garanzie di sicurezza in un eventuale negoziato per il “cessate il fuoco”, compresa la necessità dell’invio di forze di mantenimento della pace alle quali Ankara ha mostrato la volontà di partecipare.
La richiesta di Zelensky
Ha chiesto espressamente che la Turchia sia coinvolta nel processo di pace assieme all’Unione europea, oltre che agli Stati Uniti. “Se la Turchia potrà fornire all’Ucraina le necessarie garanzie di sicurezza, vorremmo vedere anche Ankara coinvolta in questo processo”, ha sottolineato Zelensky che ha annunciato che sarebbe dovuto partire per l’Arabia Saudita, mercoledì, ma di aver rinviato al 10 marzo la sua partenza per Riad. Zelensky appariva abbastanza provato per la decisione unilaterale degli Stati Uniti di avviare negoziati diretti con la Russia senza la presenza dell’Ucraina.
La doppia faccia della Turchia
I due alleati e vicini del Mar Nero hanno ribadito la necessità della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina durante l’inaugurazione del nuovo edificio dell’ambasciata di Kiev ad Ankara. Zelensky ed Erdoğan hanno ripetuto più volte che “questa guerra deve finire subito”, ma che devono essere rispettati i princìpi del diritto internazionale a tutela della piena sovranità e integrità della nazione Ucraina e hanno concordato il rafforzamento del loro “partenariato strategico”, soprattutto nel settore militare. La Turchia sta perseguendo un’autoproclamata “neutralità proattiva” nella guerra tra Ucraina e Russia, da un lato sostiene militarmente Kiev, fornendo ad essa attrezzature difensive e di attacco essenziali, come i droni Bayraktar e ha chiuso gli stretti turchi alle navi militari russe, impedendo loro di entrare o uscire dal Mar Nero. D’altra parte, non ha aderito alle sanzioni occidentali contro Mosca mantenendo aperti i loro legami economici, regalando al Cremlino un accesso cruciale al commercio globale, ai mercati e allo spazio aereo.
Vivere lo stesso disagio
Più che di una politica di moderazione e di equilibrio o di “neutralità proattiva”, come ama definirla il governo turco, Ankara ha svolto una politica di equilibrismo tra Washington-Mosca e tra Kiev e il Cremlino. Ha sempre mantenuto un dialogo costruttivo e una forte cooperazione con la Russia, ma lo ha fatto ancor di più con l’Ucraina, sostenendola militarmente e saldando una fortissima cooperazione strategica nel settore militare. Ucraina, Turchia e paesi europei vivono lo stesso disagio. Non solo i paesi europei e in particolare quelli orientali, ma anche la Turchia è rimasta spiazzata di fronte alla scelta di Trump di risolvere il conflitto in un rapporto diretto con Putin, marginalizzando l’Unione europea.
Molte delle paure che hanno i paesi della Nato e del Mar Nero, in materia di sicurezza, sono condivise pienamente anche da Ankara. Un cambio di assetto nel Mar Nero, dei confini dell’Ucraina a vantaggio di Mosca sono da scongiurare per la Turchia. L’espansione russa è una minaccia alla sua sicurezza. L’annessione della Crimea, il controllo di aree più ampie di quel mare oscuro sono fortemente avversate da Ankara che inoltre tiene molto alle minoranze turcofone in Crimea e nel Caucaso e teme l’aggressione della Russia alla Georgia, alla Moldavia. Tutti i paesi dell’Europa orientale non avrebbero alcuna rassicurazione e protezione da una possibile espansione russa. È dal XVIII secolo che Mosca rappresenta una seria minaccia per la Turchia che insieme alla Polonia, alla Romania, alla Moldova e ai paesi del Caucaso, in caso di vittoria della Russia, si sentirebbero sotto minaccia con un eventuale piano di pace a vantaggio di Mosca.
L’alleato chiave
Per questo la Turchia sostiene militarmente l’Ucraina. Per dirla semplicemente, Ankara ha cercato e cercherà di non permettere a Kiev di cadere sotto il controllo di Mosca. A tal fine, la Turchia continuerà a sostenere militarmente l’Ucraina e continuerà a farlo finché infurierà la guerra. Ciò è radicato nella visione turca dell’Ucraina come prezioso alleato nell’equilibrio di potere intorno alla “Porta dei mari caldi”. La Convenzione di Montreux del 1936, che regola l’accesso marittimo al Mar Nero, ha posto la Turchia come un Faro a custode di quelle acque e coltiva buoni legami con le altre quattro nazioni rivieraschi per costruire un blocco di equilibrio contro Mosca. L’Ucraina incombe particolarmente nel pensiero strategico di Ankara e lo considera un alleato chiave contro Mosca per minarne il dominio sui territori occupati.
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