Il caso
L’Orsa Gaia è ufficialmente salva, il Tar di Trento ferma abbattimento: “Non imputabile”
L’orsa JJ4-Gaia è ufficialmente salva. Mentre continua la latitanza di M49, l’ orso del Trentino catturato in aprile dopo mesi di caccia e nuovamente evaso nei giorni scorsi, il Tar ha graziato l’orsa JJ4, anche lei latitante, che a giugno aveva ferito padre e figlio in Val di Non. Contro l’ordinanza provinciale di abbattimento, il tribunale amministrativo di Trento afferma che quanto accaduto sul monte Peller “non è imputabile al comportamento problematico di un singolo orso, bensì a un più ampio problema di gestione della convivenza con l’uomo”. Il ricorso delle associazioni Wwf Lac, Lipu e Lndc hanno avuto il loro esito positivo. Nei giorni scorso il ministro Sergio Costa aveva formalizzato la richiesta all’Avvocatura Distrettuale dello Stato per presentare il ricorso al Tar per annullare l’ordinanza che prevede l’abbattimento, ottenendo di fatto la salvezza dell’orsa. A commentare la notizia è stato lo stesso ministro sul suo account Twitter mostrando la sua soddisfazione per la battaglia vinta.
+++ Il tar di Trento ha dato ragione al buon senso: sospesa l’ordinanza di abbattimento di JJ4, l’orsa Gaia. Ha vinto la vita! +++
Ho sostenuto dal primo giorno che l’uccisione di un orso non ha senso. #VivaLaVita
— Sergio Costa (@SergioCosta_min) July 30, 2020
IL CASO GAIA – Tutto è cominciato lunedì 22 giugno quando un uomo di 59 anni e il figlio di 28 si sono imbattuti in un orso in località Torosi. L’uomo, che ha provato a difendere il figlio dall’animale, ha riportato una brutta ferita a una gamba e altre in diverse parti del corpo. Il giorno dopo il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti ha annunciato la firma dell’ordinanza per l’abbattimento dell’orso. Identificata con le prove del dna, il presidente della Provincia autonoma di Trento non ha accolto l’invito del ministro Costa a ritirare quella parte dell’ordinanza che chiedeva l’abbattimento dell’orsa JJ4-Gaia. Ma il ricorso al Tar ha provveduto a dare ragione al ministro fermando il suo abbattimento. Del resto, anche lo stesso ragazzo aggredito con suo padre si era opposto all’abbattimento dell’orsa e aveva chiesto di lasciarla libera.
IL CASO PAPILLON – Da poco catturato dopo la sua fuga di quasi un anno fa, l’Orso Papillon è fuggito di nuovo dal recinto nonostante fosse stato castrato. Tre mesi di chiusura sono bastati e avanzati all’animale, che ha deciso nuovamente di scappare e sfuggire alla reclusione. Del resto, l’orso M49 è recidivo alle fughe. Tutto comincia nell’annata tra il 2018 e il 2019 quando l’orso ha fatto razzie di animali in numerose fattorie e aziende della zona. Secondo la ricostruzione dei dati sulla caccia di bovini, capre e altri animali, all’orso gli è stata attribuita il 50% della predazione tanto da diventare il maggior ricercato del Trentino. Nell’agosto 2018 fu catturato una prima volta con tanto di radiocollare, ma in seguito lo lasciarono libero e la Provincia pagò il conto di oltre 30 mila euro di indennizzi ai privati danneggiati.
Dopo una escalation di altre razzie, a metà del 2019 ne è stata decisa la cattura avvenuta precisamente un anno fa, nel luglio del 2019. Ad annunciarlo fu lo stesso Presidente Fugatti, ma la clausura non durò molto: poche ore dopo fuggì di nuovo. Tra avvistamenti nelle montagne e le vallate del Trentino, altre predazioni registrate, raccolte di firme per lasciarlo libero e appelli che coinvolsero diversi esponenti della società civile, la sua fuga terminò a fine aprile dello scorso anno dopo dieci mesi di libertà. dove fu nuovamente rinchiuso e sterilizzato.
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