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Frizioni tra le due sponde dell’Atlantico
L’UE medita sul divario con gli Stati Uniti. Difesa, tecnologie e transizione energetica: l’equilibrio che manca

La crisi dell’ordine internazionale liberale, cioè del mondo in cui noi occidentali siamo vissuti dopo la fine della Seconda guerra mondiale, ha colto l’Europa impreparata. La situazione che è costretta a fronteggiare, uno scenario di disordine generalizzato dagli esiti imprevedibili, sta mettendo in discussione la stabilità del sistema che ha costituito la cornice di riferimento nella quale è stato portato avanti il progetto di una Europa pacifica e democratica.
Ma quali sono le risposte che stanno dando le istituzioni europee per non rimanere spettatrici di una entropia globale che potrebbe comportare un fatale ridimensionamento dello spazio politico che ha sostenuto, attraverso un fitto reticolo di istituzioni e trattati, un quadro internazionale impegnato – non senza alterne vicende – a promuovere la cooperazione e la pace? Le risposte sono state finora esitanti e incerte. L’invasione russa dell’Ucraina ha rafforzato la NATO e unito gli europei, ma ciò non è sufficiente, dal momento che il mondo (relativamente) pacifico e multilaterale in cui l’Ue è stata creata sembra appartenere ormai al passato.
L’UE non può restare a guardare
L’attuale situazione mondiale, assediata da crisi di diversa natura – economica, climatica, politica – che si accumulano e amplificano a vicenda, sta rendendo sempre più evidente il fatto che l’Ue non può più restare a guardare, demandando ancora una volta agli Stati Uniti il compito di risolvere i problemi. Le istituzioni europee hanno dimostrato in più di una occasione di saper utilizzare delle circostanze critiche come occasioni per realizzare importanti trasformazioni strutturali della costruzione comunitaria. Il Next Generation EU ne è l’ultimo esempio in ordine di tempo. Tuttavia, per affrontare le sfide attuali, l’Ue non può limitarsi al suo approccio tradizionale ma deve, piuttosto, acquisire la capacità di assumere il ruolo di un attore più autonomo e strategico sulla scena internazionale, coerente con il rango e lo status che la storia assegna alle sue capacità e aspirazioni.
Un progetto ancora da definire
La guerra in Ucraina ha mostrato i limiti del modello di soft power adottato tradizionalmente dall’Ue e ha spinto le sue istituzioni a decidersi per una risposta più incisiva, che si è concretizzata con delle sanzioni senza precedenti, imposte alla Russia e con significativi aiuti militari all’Ucraina. Questo orientamento segna un punto di svolta, poiché il progetto di una difesa comune europea lascia chiaramente intravedere la volontà di disporre di una difesa collettiva. Al momento, si tratta in effetti di un progetto ancora da definire, dal momento che, nonostante i progressi nella cooperazione in materia di difesa, iniziati nel 2016, la maggior parte degli investimenti rimane nazionale e gli Stati membri continuano a preferire le iniziative bilaterali o regionali, piuttosto che un approccio più ampio e coordinato a livello europeo. Eppure, è sempre più evidente che, nell’era della divergenza, una revisione radicale della pianificazione della difesa nazionale per incrementare la cooperazione appare improcrastinabile, anche perché la crescente riluttanza degli Stati Uniti – anche nella eventualità che alla Presidenza salga Kamala Harris – nel garantire la sicurezza dell’Europa lascia poca scelta.
Per ridurre il divario di capacità con gli Stati Uniti e creare una relazione transatlantica meno asimmetrica, l’Ue deve affrontare sfide significative, soprattutto nel campo della sicurezza economica e tecnologica. Attualmente, la differenza nella spesa militare tra l’Ue e gli Stati Uniti è significativa, poiché la maggior parte dei membri dell’Unione non è al momento in grado di raggiungere l’obiettivo del 2% del PIL destinato alla difesa, come richiesto dalla NATO. Questa disparità diventa evidente nel quadro del sostegno all’Ucraina, dove il contributo degli Stati Uniti in termini di aiuti finanziari e militari supera notevolmente quello europeo. Inoltre, il nostro principale alleato sta spostando la propria attenzione soprattutto sull’Asia allo scopo di arginare l’ascesa della Cina, e ciò spinge l’amministrazione americana nella direzione di un, seppure relativo, disimpegno nei confronti dell’alleato europeo in materia di sicurezza e difesa.
Oltretutto, e proprio perché anche la sicurezza economica è diventata una priorità fondamentale sia per l’Ue che per gli Stati Uniti, le strategie per raggiungerla stanno creando frizioni tra le due sponde dell’Atlantico. Gli Stati Uniti hanno adottato misure protezionistiche e politiche industriali per consolidare la loro base industriale e tecnologica, come dimostrano il CHIPS and Science Act e l’Inflation Reduction Act. Queste leggi mirano a consolidare l’industria dei semiconduttori, promuovere l’energia pulita e ridurre la dipendenza dalle supply chain cinesi, offrendo generosi sussidi al settore tecnologico e dell’energia. Tuttavia, tali politiche stanno suscitando preoccupazioni tra i partner commerciali degli Stati Uniti. L’Ue non fa eccezione, perché avverte questi provvedimenti come una forma di concorrenza sleale e potenzialmente dannosa per i propri apparati economico-industriali.
I doveri dell’Unione
L’Ue deve quindi trovare un coerente equilibrio tra il mantenimento di un solido rapporto transatlantico e la promozione della propria autonomia strategica, investendo in settori chiave come la difesa, le tecnologie avanzate e la transizione energetica. Rafforzare la sovranità europea non solo contribuirebbe a ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti per la sicurezza, ma conferirebbe maggiore legittimità alla relazione transatlantica e darebbe maggiore forza alla posizione dell’Europa sulla scena globale. L’Ue non può fare a meno di adattarsi rapidamente e proattivamente ai cambiamenti economici, energetici e climatici, rafforzando l’autonomia strategica e la capacità di risposta agli choc geopolitici, trasformando le incertezze in opportunità di crescita e consolidamento. Si tratta indubbiamente di un compito da far tremare i polsi, ma quali sono le alternative?
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