Letture
Madelaine, la bambina ritrovata che lottava contro fame e follia: il romanzo di Sandrine Collette

Raramente capita tra le mani un libro così duro, e perfetto. È “Madelaine prima dell’alba” di Sandrine Collette (edizioni e/o, traduzione di Alberto Bracci Testasecca), che ha vinto il Prix Goncourt des Lycéens del 2024. Collette colpisce il lettore con la sua prosa secca, quasi da cronaca, come quella di Zola, senza fronzoli ma intimamente poetica, suggestiva, con la quale racconta qui della vita tragica in uno sperduto villaggio, La Foye, nella parte occidentale della Francia tra la Bretagna e l’Aquitania. Niente indicazioni temporali, potrebbe essere il Settecento ma probabilmente siamo all’inizio del secolo scorso: d’altronde il tempo, per secoli, è stato uguale, nella ripetizione monotona delle stagioni, gelo, tepore, afa, freddo, di nuovo gelo e così via, e delle attività umane di contadini poverissimi – è una terra che non dà quasi niente, tolto ciò che va ai proprietari, e non si sa perché ci sono i proprietari e i subalterni.
Madelaine è una bambina che un giorno viene trovata, come fosse una gatta randagia: e di questo tratto selvatico conserverà tracce per sempre. La famiglia di contadini che l’ha trovata la accoglie e la mette a lavorare – non esiste che due braccia restino inutilizzate – e le giornate, i mesi, gli anni passano tra il lavoro che spezza i corpi e la fame che svuota i cervelli: «Per avere l’illusione di essere sazi gli uomini ricominciano a bere, sono gonfi d’acqua, ma dopo un po’ neanche l’acqua maschera più la pancia vuota e la sensazione di quel nulla al centro del corpo dilaga e li fa impazzire. Cercano qualunque cosa da mettere sotto i denti, come se fosse meglio rosicchiare roba marcia che morire di fame. Mettono a cuocere le piccole carogne e se le dividono con mani tremanti».
Ogni tanto si apre un po’ di cielo, arrivano stagioni buone, un po’ si mangia, si vive. La paura però è ovunque. C’è anche il figlio del padrone che è pazzo, semina terrore, violenta le donne, le ammazza. Guai a incontrarlo. E guai a cacciare un animale sulla tenuta del padrone. Lavorate, schiavi. Anche nel gelo: «Sono tutti nei campi, giovani e vecchi, come formiche che si attivano all’esterno malgrado il vento gelido, che si accaniscono a lavorare la terra troppo dura, ma dopo il disgelo ogni giorno sarà importante e non pensano alle vibrazioni degli attrezzi che si propagano alle spalle e alla testa, non pensano ai dolori che non li fanno dormire, vengono, zappano, vanno avanti e indietro con la carriola, sudano nonostante il freddo, la morte lecca loro le mani».
Eccola, poi, la morte, la morte incombe sempre, e che infine giunge, morte violenta, tragica. Ci sono pagine strazianti. Muore un giovane della povera famiglia, ed è ancora niente rispetto alla tragedia finale. Madelaine sarà costretta a un destino imprevisto, e chissà quale futuro l’attende. Ecco, questo “Madelaine prima dell’alba” di Sandrine Collette è uno di quei romanzi che prendono il cuore e lasciano dentro uno smarrimento dell’anima.
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