La riforma del Csm
Magistrati tra faccia tosta e barbarie
Stiamo assistendo a quello che viene comunemente definito paradosso. E cioè, nonostante la tanto attesa riforma del CSM, necessaria come il pane, risulti estremamente moderata a causa dei difficilissimi, quasi impossibili, equilibri di questa maggioranza, che si traducono inevitabilmente in compromessi al ribasso, le toghe si permettono pure di minacciare lo sciopero. C’è da rimanere davvero esterrefatti, mentre ci si rende conto che i magistrati proprio non riescono ad accettare che qualcuno fuori dalla loro ristrettissima cerchia possa mettere il becco sui loro affari.
Quindi, o non hanno compreso quello che è successo nel Paese negli ultimi decenni, vivendo in una realtà parallela, o l’unico loro interesse manifestato ormai senza alcun pudore rimane quello di preservare i privilegi, ma quelli veri e propri delle caste. Evidentemente la prassi di questi ultimi decenni ha generato un po’ di confusione mentale, tanto da far ritenere ai magistrati di essere titolari non solo del potere giudiziario ma anche di quello legislativo, e perché no anche esecutivo, tanto da mostrarsi naturalmente sconvolti nell’assistere all’approvazione di leggi che intaccano, anche se minimamente, il loro sistema. Toccherebbe, invece, organizzare rivoluzioni del buon senso per riaffermare un sacrosanto principio sancito dalla Costituzione e proprio di tutte le democrazie, secondo il quale il potere legislativo è tassativamente separato da quello giudiziario, da cui non può essere condizionato, come invece è accaduto in Italia praticamente di continuo dal ‘92 ad oggi. Per l’appunto, è davvero sconvolgente che l’Anm si ribelli per l’applicazione di qualche criteriuccio anche piuttosto elementare sulle valutazioni di professionalità dei magistrati.
Ci vuole un coraggio barbaro per rivendicare palesemente la pretesa di non essere mai giudicati per i propri errori, anche dopo aver collezionato una serie di insuccessi che hanno determinato la rovina della vita di centinaia di migliaia di persone. Finalmente, oggi qualcuno si è reso conto che le pagelle, sempre e comunque eccellenti (il 99,6%) siano state praticamente una farsa e che l’inserimento di qualche criterio per una valutazione oggettiva sia nell’interesse dei cittadini, ma anche degli stessi magistrati. È vero, le riforme del ministro Cartabia potevano e dovevano forse essere più coraggiose, ma il paradosso al quale stiamo assistendo dimostra che almeno questo governo ha avviato la chiusura della stagione dei veti della magistratura sulle altre istituzioni, veti che hanno causato disastri su disastri, spesso purtroppo irreparabili.
© Riproduzione riservata







