La riforma della magistratura è quasi pronta e cambierà molto poco nel sistema giustizia. In commissione si dovrebbe votare oggi. I partiti hanno trovato l’ accordo su un testo che sfiora appena i privilegi dei magistrati e stabilisce un sistema di elezione del Csm che con ogni probabilità, anziché indebolire (o cancellare) il correntismo, aumenterà il potere delle correnti. I magistrati però non sono contenti, perché comunque ritengono che i loro privilegi e la loro autonomia – intesa come assenza di qualunque possibilità di controllo sul loro operato – non devono essere neppure sfiorati, perché sfiorandoli si rimetterebbe in discussione l’enorme porzione di potere che la magistratura, e in modo del tutto particolare le Procure, hanno conquistato per se negli ultimi 30 anni modificando – a danno degli altri poteri – gli equilibri previsti dallo Stato liberale.

Il partito delle Procure difende palmo a palmo ogni centimetro conquistato dalla Riforma Cartabia, e minaccia di scendere in lotta con lo sciopero e la richiesta di bloccare tutto. Il partito dei Pm ritiene che se una riforma va fatta tocca ai magistrati scriverla. Al Loro partito, cioè – credo – all’Anm, che è il luogo dove le correnti trovano il compromesso. E si attestano su questa linea come fosse il Piave. Del resto la ministra Cartabia ha trovato enormi difficoltà per ottenere almeno un accenno di riforma. Che serva, per così dire, non a stravolgere il sistema e riportarlo alla legalità, ma almeno a dare un segnale piccolo piccolo di rinnovamento. Le difficoltà hanno nome e cognome: Pd e Cinque Stelle, che in Parlamento costituiscono un blocco che si divide su quasi tutte le materie politiche ma ritrova l’essenza della sua unità nel mettersi al servizio del partito delle Procure.

Come si esce da questa impasse? Certo non se ne esce con questo Parlamento. E il governo di coalizione può fare poco. Restano i referendum. Sono l’unico strumento che il partito delle Procure non controlla ( è impossibile spiccare un mandato di cattura contro i referendum…). Se si raggiunge il quorum e se vincono i sì la situazione generale si rovescia. Una vittoria ai referendum sarebbe la prima vera sconfitta del potere dei Pm in tutta la storia della repubblica. C’è la possibilità che questo avvenga? La possibilità c’è, ma è sottile sottile.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.