I negoziati tra Russia e Stati Uniti sulla tregua in Ucraina sono partiti da un elemento: il mare. È il fronte del Mar Nero, quello meno visibile negli ultimi mesi di guerra, a essere il primo step dei colloqui ospitati dall’Arabia Saudita. E forse per tre ragioni. La prima è tattica: la situazione sul campo di battaglia del Donbass e del Kursk non è paragonabile a quella che si vive nel Mar Nero. Nel Mar d’Azov la situazione è sostanzialmente congelata, la Crimea è saldamente in mano russa, la Marina e le forze speciali ucraine hanno saputo colpire in modo chirurgico e profondo la retroguardia di Mosca, limitando l’avanzata delle forze russe verso Kherson e mettendo anche paura alle forze del Cremlino. Odessa, considerata per molto tempo uno dei grandi obiettivi dell’invasione russa, è rimasta sotto il controllo di Kyiv come anche le coste occidentali dell’Ucraina. E anche in mare la situazione è cristallizzata.

L’importanza a livello strategico

Se questa è la situazione sul fronte, c’è un altro elemento che rende fondamentale iniziare a dialogare dal Mar Nero: la sua importanza a livello strategico. Quello specchio d’acqua serve a entrambi i Paesi in guerra. E se per la Russia è la porta ai “mari caldi”, attraverso il Bosforo, per l’Ucraina è semplicemente l’unico sbocco alle grandi rotte commerciali. Una questione che interessa tutti e che per questo ha già visto una prima vera piattaforma di dialogo, quella che si è concretizzata nell’iniziativa promossa da Turchia e Nazioni Unite proprio sulla navigazione del Mar Nero e in particolare per il corridoio del grano. A confermare l’importanza del tema nel primo giorno di dialogo tra Usa e Russia sono gli stessi funzionari dei rispettivi governi. Lo aveva detto il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Mike Waltz, ma lo ha confermato ieri anche il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. La voce di Vladimir Putin aveva infatti detto che l’iniziativa per il Mar Nero sarebbe stata al centro del vertice e sarebbero stati discussi “tutti gli aspetti relativi alla sua ripresa”. “Questa era la proposta del presidente Donald Trump, e il presidente Putin l’ha accettata. È stato con questo mandato che la nostra delegazione è andata a Riad“, ha sottolineato il portavoce. E ora si cerca di capire quanto sia fattibile la possibilità di far tornare in vita quella piattaforma durata solo pochi mesi.

L’obiettivo dell’accordo

L’obiettivo dell’accordo, che aveva a Istanbul il suo “centro di controllo”, era quello di fare in modo di esportare cereali dai principali porti ucraini: Odessa, Chornomorsk e Yuzhny. La Russia ha sempre cercato di avere le stesse condizioni offerte all’Ucraina (specialmente per esportare i propri prodotti). Ma nel corso del tempo, la diffidenza di Mosca, le divergenze con Kyiv e la pressione militare della flotta russa hanno interrotto quasi interamente l’accordo. “Nella sua versione precedente c’era una parte abbastanza consistente di impegni nei confronti del nostro Paese, che, per inciso, non sono stati rispettati l’ultima volta. Pertanto, anche questo sarà oggi all’ordine del giorno”, ha affermato Peskov ai giornalisti.

L’accordo tra Kyiv e Mosca

Ma la difficoltà adesso riguarda anche la capacità di trasformare questo dialogo in qualcosa di concreto. Le discussioni sul Mar Nero, infatti, possono apparire più semplici rispetto ad altri dossier decisamente più caldi. Tuttavia, anche il negoziato sulle rotte e la loro sicurezza si fonda sulle capacità di arrivare davvero a un accordo tra Kyiv e Mosca. E se l’Ucraina, uno dei granai del mondo, ha bisogno di esportare i propri cereali e di avere la garanzia che i suoi porti non siano toccati dagli attacchi russi, così come i suoi cargo, la Russia, dal canto suo, ha già fatto intendere di accettare un’intesa solo se questa si baserà sulla rimozione delle sanzioni nei riguardi dei suoi prodotti. E questo in particolare per i fertilizzanti, oltre che i cereali.
Difficile dire se tutto questo porterà davvero a una svolta. Anche dal Cremlino, fino a ieri, hanno espresso molta cautela. Ma se gli Stati Uniti hanno interesse ad arrivare almeno a un primo traguardo in questo complesso percorso di pace, è l’intero mondo a osservare con attenzione a ciò che accade su questo fronte. L’Ucraina era considerata uno dei “granai” globali, e i suoi prodotti sono fondamentali per diverse filiere. Lo stesso vale per la Russia, che non ha nascosto di usare i cereali anche come strumento diplomatico per forgiare alleanze con i Paesi più poveri del mondo (in particolare l’Africa). E l’accordo per riprendere l’iniziativa del Mar Nero, promosso da una Turchia che non vede l’ora di poter tornare a essere al centro della diplomazia, può servire tanto a Trump quanto agli equilibri globali.