Si presentava come una giovane imprenditrice nel settore dei gioielli che aveva scelto Napoli e l’Italia per far crescere il suo business. Invece era una spia russa che sceglieva i suoi spazi e le sue frequentazioni per infiltrare il comando della Nato a Napoli. Una storia da film che vede protagonista Maria Adela Kuhfeldt Rivera, o meglio questo è il nome che si legge sui suoi documenti falsi. È, in sintesi, l’esito di un lavoro condotto per dieci mesi dal quotidiano Repubblica insieme al sito investigativo Bellingcat (con sede in Olanda), al settimanale tedesco Der Spiegel e a The Insider per ricostruire la missione segreta di quella che viene definita “la protagonista della più clamorosa operazione d’intelligence” realizzata dalla Russia in Italia.

Non è chiaro di quali informazioni sia entrata in possesso ma sembra certo che “è entrata in contatto con figure chiave della Nato e della Marina statunitense: nessun agente russo era mai riuscito a penetrare così in profondità il vertice dell’Alleanza atlantica”. “La traccia principale che la collega ai servizi segreti di Mosca – viene spiegato dai media protagonisti dell’inchiesta – è il passaporto russo usato per entrare in Italia: appartiene alla stessa serie speciale utilizzata dagli 007 del Gru, l’intelligence militare agli ordini del Cremlino“.

Secondo quanto riportato dai media protagonisti dell’inchiesta la donna, che secondo i suoi documenti falsi era nata a Callaio in Perù il primo settembre del 1978 da padre tedesco, si è mossa tra Francia, Italia e Malta tra il 2009 e il 2010. Ha un permesso di soggiorno come studentessa. Dice di frequentare una scuola di moda a Roma. Dopo un breve periodo a Parigi, nel 2013 risiede a Valmontone (Roma) e apre la società Serein srl per la produzione di gioielli. Risulta abitare a Ostia. Nel 2015 l’arrivo a Napoli dove va a vivere in un’abitazione con vista mare nel quartiere Posillipo e si inserisce nella mondanità cittadina. Diventa segretaria del Lions Club Napoli Monte Nuovo. Il club si trova a Lago Patria, sede della Joint Allied Force della Nato: i soci sono quasi tutti militari o dipendenti del Comando Nato e dell’Us Navy.

Così entra nella mondanità cittadina più glamour conducendo una vita alla moda. Repubblica racconta di un party organizzato dalla donna a via Calabritto in uno storico edificio. Un luogo prestigioso per le boutique più importanti. È qui che inaugura il “Serein Concept Gallery”, lo spazio espositivo del suo brand di gioielli a cui presero parte molti volti noti della città che però erano allo scuro di tutto. A Napoli aveva anche un fidanzato, Alessandro Di Mare, un imprenditore orafo, che aveva conosciuto sul lavoro.

L’uomo ha saputo dai giornali la vera identità di quella donna che è stata la sua fidanzata per un anno e mezzo. “Non ho mai sospettato della ‘doppia’ vita di Adela – continua – soltanto una volta mi disse che tornava a Mosca. Una sera mi portò a casa di un americano alla Riviera di Chiaia”, ha detto a Repubblica. Ha raccontato di non aver mai più avuto contatti con lei dopo la fine della relazione interrotta bruscamente. Tutto iniziò quando Adela prese in affitto un locale al Tarì di cui Di Mare era proprietario. La storia durò un anno e mezzo. “Non vivevamo insieme – continua il racconto – All’inizio lei stava ancora ad Ostia, ci vedevamo qui, come ho detto lavorava al Tarì”. Mai un sospetto che potesse avere una doppia vita. “Andava fuori per le fiere del suo settore negli Emirati Arabi – racconta – Durante il periodo che siamo stati insieme, se non ricordo male, una sola volta tornò a Mosca, o almeno così mi disse”.

Il rapporto procedeva senza sospetti a partire dal lavoro. “All’inizio non uscivamo insieme perché nei fine settimana non c’era mai. Poi si trasferì a Napoli e dopo qualche mese aprimmo il negozio a via Calabritto. Uscivamo con alcune mie conoscenze. Solo una volta mi portò con lei, doveva partecipare a un evento con delle persone straniere“. Si trattava di una festa privata dove c’erano degli americani. “C’erano, sì, ma non so se fosse personale della Nato. Era una festa privata, a casa di un uomo, un americano che viveva alla Riviera di Chiaia, ma non so altro, non ricordo il nome. Adela diceva di conoscerlo”.

Poi si sono lasciati perché “non andavamo più d’accordo, avevamo mentalità diverse, non c’era più sintonia”. Poi nel 2018 quando sparisce nel nulla (e torna in Russia). Il motivo? Secondo quanto accertato nell’inchiesta, il giorno prima, 15 settembre, Bellingcat aveva rivelato nomi e numeri di passaporto degli agenti del Gru coinvolti nell’avvelenamento di Sergey Skripal a Londra. Due mesi dopo, Adela sul suo profilo Facebook spiega i motivi della sua partenza: “5 mesi…. E la verità che devo finalmente rivelare. Stavo provando di nascondermi da me stessa, in qualche momento ci sono riuscita! Adesso i capelli stanno crescendo dopo la chemio, corti corti ma ci sono… Mi manca tutto, però sto provando di respirare. Almeno imparare di farlo… P.s. Grazie a tutte le persone chi in questi 5 mesi non hanno smesso di “bombardarmi” con i messaggi !!!! Love you!!!!”.

“Quando ha scritto quel post (il 29 novembre 2018, ndr), non eravamo nemmeno più amici su Facebook. La nostra era stata una rottura definitiva”, continua Di Mare. Pochi mesi dopo, a fine 2018, a Mosca ricompare Olga Kolobova, nata nel 1982, di cui in Russia non c’era traccia dal 2005. Olga è figlia di un colonnello russo, decorato per le missioni di intelligence. Acquista due appartamenti di lusso e una Audi in pochi mesi. La foto del profilo WhatsApp di Olga Kolobova è la stessa di Maria Adela Kuhfeldt Rivera. Al giornalista di Repubblica che gli chiede se, dopo aver scoperto la vicenda, si fosse sentito usato, risponde: “Leggendo i giornali, è chiaro che stava a Napoli per altri scopi”.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.