Mario is back: l’ex presidente del Consiglio Mario Draghi è tornato a parlare in pubblico per la prima volta da quando ha lasciato Palazzo Chigi e lo ha fatto con la nettezza che avevamo già conosciuto ed apprezzato fino ad ottobre.

“La Russia va sconfitta o sarà la fine dell’Europa”: Putin che trionfa o un “equilibrio instabile” nella guerra in Ucraina sarebbero estremamente pericolosi per l’Unione Europea, secondo le parole di Mario Draghi, nel suo discorso a Cambridge, nel  Massachusetts, dove ha ritirato il premio Miriam Pozen conferitogli dal Golub Center for Finance and Policy del MIT, il Massachusetts Institute of Technology. Secondo Draghi, la guerra in Ucraina ha dimostrato l’unità dell’UE nella difesa dei suoi valori fondamentali, oltrepassando gli interessi nazionali dei singoli paesi. Questa unità sarà cruciale nel futuro, soprattutto quando si tratterà di “riprogettare l’Unione per includere l’Ucraina, i Paesi balcanici e quelli dell’Europa orientale” e nell’organizzare un sistema di difesa europeo che sia complementare alla NATO.

Secondo l’ex primo ministro, le conseguenze geopolitiche di un conflitto prolungato nella parte orientale dell’Europa sono di grande rilevanza e richiedono una preparazione adeguata. Prima di tutto, l’UE deve essere pronta a potenziare le sue capacità di difesa. In secondo luogo, dobbiamo essere pronti a intraprendere un percorso con l’Ucraina che porterà alla sua adesione alla NATO. In terzo luogo, dobbiamo prepararci per un periodo prolungato in cui l’economia globale si comporterà in modo molto diverso rispetto al passato recente. Ad esempio, Draghi si aspetta che i governi abbiano deficit più elevati per sempre.

La sfida del cambiamento climatico e la necessità di rafforzare le catene di approvvigionamento richiederanno investimenti pubblici significativi che non possono essere finanziati solo tramite aumenti delle tasse. Questa maggiore spesa pubblica metterà pressione sull’inflazione, oltre ad altri possibili shock sul lato dell’offerta. Nel lungo periodo, secondo Draghi, è probabile che i tassi di interesse rimangano più alti rispetto al decennio precedente.

L’accettazione di una vittoria russa o di un equilibrio instabile indebolirebbe fatalmente gli Stati confinanti e invierebbe un messaggio agli autocrati che l’UE è disposta a fare compromessi su ciò che rappresenta e ciò che è. Segnalerebbe anche ai nostri partner orientali che il nostro impegno per la loro libertà e indipendenza, che è un pilastro della nostra politica estera, non è così saldo come sembrava. D’altra parte, una vittoria per l’Europa significherebbe una pace stabile, ma questa prospettiva sembra difficile da raggiungere. L’invasione russa fa parte di una strategia a lungo termine del presidente Putin per recuperare l’influenza passata dell’Unione Sovietica, e l’esistenza del suo governo è strettamente legata al suo successo. Ci vorrebbe un cambiamento politico interno a Mosca perché la Russia abbandoni i suoi obiettivi, ma non ci sono segni che un tale cambiamento avverrà.

Redazione

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