Ce n’era bisogno dopo un fine settimana con l’acqua alla gola, dove i fusi orari confondevano il giorno e la notte mentre i cinque strike di invii massicci tra missili e droni partiti da Teheran illuminavano, senza colpirla, la notte di Israele. Domenica pomeriggio c’erano state le parole del G7, convocato dal presidente Usa Joe Biden anche se presieduto da Giorgia Meloni, uno statement di poche ma nette righe: stop escalation (di ieri sera lo stop delle operazioni a Rafah), basta reazioni e prove di forza anche verbali, condanna dell’Iran, stop alla guerra a Gaza.

C’era bisogno delle parole nette, chiare e coraggiose del presidente della Repubblica per dare luce all’Italia che guarda sbigottita e incerta lo scenario medio orientale sapendo che anche quello a est, verso Kiev e Mosca, è un fronte incerto. “L’Alleanza atlantica – ha detto il Capo dello Stato – ha contribuito all’identità politica dell’Italia repubblicana. La scelta di De Gasperi e Sforza (allora ministro degli Esteri, ndr) ha contribuito alla pace e alla libertà. L’Italia è riconoscente”.

Con buona pace degli anti Nato rossi e neri e di chi, anche nel nostro Paese strizza l’occhio agli estremismi, compreso Hamas. Il Capo dello Stato ha parlato ieri pomeriggio in occasione della Conferenza per i 75 anni della Nato organizzato dall’ambasciatore Riccardo Sessa, presidente Sioi (Società italiana per l’organizzazione internazionale) e dalla Public Diplomacy Division dell’Alleanza atlantica. Nei locali della caserma dei carabinieri Palidoro a Roma, tra ieri e oggi, sono sfilati oltre il presidente Mattarella, i ministri Crosetto e Tajani, il capo di Stato maggiore della Difesa l’ammiraglio Cavo Dragone e i 32 rappresentanti dei Paesi membri dell’Alleanza.

Un evento diplomatico che capita nel cuore di una crisi internazionale senza precedenti. E dove, da parte dei paesi membri dell’Alleanza atlantica servono, come ha detto l’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini e ora presidente del Copasir, “le parole chiare, sagge e illuminanti del Capo dello Stato sul ruolo della Nato per la nostra sicurezza passata, presente e futura”. Nel suo discorso Mattarella è riuscito a fare chiarezza su qualche balbettamento da parte delle forze di maggioranza e opposizione tanto sulla Nato che sui due conflitti. E ha provato a restituire il ruolo necessario ad un’Europa spesso spettatrice e non protagonista in questi scenari di crisi: “La funzione deterrente dell’Alleanza Atlantica è stato elemento di garanzia della pace in Europa”.

Il governo Meloni si è sempre mosso con coerenza rispetto ai due tradizionali pilastri della nostra politica estera, l’atlantismo e il multilateralismo. Anche in questa crisi, pur scontando il tradizionale protagonismo di Usa, Francia e Gb (sabato notte, mentre Meloni riuniva la nostra intelligence e i ministri della Difesa, degli Esteri e dell’Interno, Biden muoveva le portaerei nel Mediterraneo e Francia Uk facevano alzare i caccia per proteggere Israele), la premier domenica pomeriggio ha presieduto la riunione del G7 che ha prodotto l’invito netto per fermare ogni forma di escalation. Biden ha fatto qualcosa di più, probabilmente, in una lunga telefonata con Bibi Netanyahu.

Il Capo dello Stato ha anche avvisato: “Non ci può essere separazione tra sicurezza del fianco nord e sicurezza del fianco sud dell’Alleanza”. Entrambi i fronti vanno presidiati. E l’Europa deve fare di più visto che “oggi i paesi Nato son costretti a ribadire con forza la inaccettabilità di politiche del fatto compiuto”, come quella che ha cercato di fare Mosca su Kiev. Di fronte ad uno scenario molto complesso, che vede lo stallo in Ucraina, la perdurante guerra di Gaza, i suoi riflessi nel Mar Rosso e in tutto il Medio Oriente – con i rischi di allargamento -, l’azione missilistica dell’Iran, la crisi nel Sahel, prede forma “un ampio arco di instabilità che nel Mediterraneo trova il suo drammatico punto di convergenza” e chiamano “l’Italia ad assolvere a un ruolo di stabilizzazione e difesa dei principi della convivenza internazionale” e l’Europa ad essere più protagonista e più forte “con una propria difesa comune e autonomia strategica”. Si sentiva bisogno delle parole di Mattarella.

La lucidità è sempre di conforto. Il Capo dello Stato ha parlato nel pomeriggio. Poco prima il ministro dell’Interno Piantedosi ha riunito il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza nazionale. La diagnosi è sempre la stessa: l’allerta è massima ormai dal 7 ottobre, obiettivi e target sono presidiati. Il pericolo, per l’Italia, sono soprattutto le azioni solitarie o di qualche piccolo gruppo estremista, i lupi solitari. Il luogo dove si organizzano e comunicano è il web ed è lì che la nostra intelligence e i nostri investigatori svolgono un lavoro prezioso. In tutto questo, molto chiaro ed essenziale nella sua crudezza, brilla l’ambiguità di alcune forze politiche. Matteo Salvini ieri si è occupato di nucleare.

È entrato in Consiglio dei ministri promettendo di dare il via libera al piano sul nucleare di ultima generazione. “Se siamo veloci nel 2032 possiamo spingere il pulsante delle nuovi centrali”. Il dossier non sarebbe neppure suo ma del collega Gilberto Pichetto Fratin di Forza Italia. Giuseppe Conte, lato suo, si occupa di Ponte sullo stretto: “E’ inutile, non deve partire”. La sua agenda resta comunque concentrata su Bari dove il leader dei 5 Stelle continua a bocciare proposte e soluzioni. Chissà perché continuano a sottoporle a lui. Entrambi, Salvini e Conte, continuano a parlare di pace e diplomazia senza spiegare come. A sinistra provano a chiedere l’audizione del ministro Crosetto perché sarebbero “troppi i militari impegnati sul fronte est della Nato”. Più di tremila. Crosetto e Tajani hanno affrontato ieri sera le Commissioni parlamentari di Difesa e esteri. La segretaria del Pd Elly Schlein ha telefonato alla premier Meloni promettendo: “Siamo con il governo”. Per fortuna e per una volta si è smarcata da Conte.

 

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.