E’ comparso qualche giorno fa, con una diffusione velocissima, un messaggio su whatsapp del dottor Mauro Rango, un italiano che collabora da anni con il Dipartimento della Salute dell’isola di Rodrigues, nelle Mauritius. Il messaggio descriveva le grandi potenzialità terapeutiche ed i risultati ottenuti nelle Mauritius, grazie all’utilizzo della terapia con sangue iperimmune, nella cura del covid-19.

Dinanzi ai commenti ed al dibattito apertosi tra utenti, cittadini e parte dei medici sul contenuto delle informazioni diffuse da Mauro Rango, è intervenuto il virologo Roberto Burioni, con un suo post che riportiamo testualmente.

Oggi è la giornata del whatsapp di Mauro Rango che da isole lontane ci comunica che la cura già esiste ma non ce lo dicono. Per piacere, diventate capaci di distinguere da soli le sciocchezze dalle cose serie, soprattutto se siete miei colleghi. E se vi rendete conto che sono sciocchezze non le diffondete. Il Paese sta attraversando un momento difficile e l’ultima cosa di cui ha bisogno sono false notizie che possono disorientare i cittadini“.

Abbiamo raggiunto telefonicamente il dottor Mauro Rango per cercare di capire meglio il significato del suo messaggio e della sua esperienza. Ci ha tenuto subito a precisare, diversamente da quanto riportato da molte testate e agenzie di informazione, che lui non è un medico, si è laureato con una tesi in “Diritti Umani”, nella facoltà di Scienze Politiche nell’università di Padova.

Inoltre non ha mai pensato di sostituirsi alla ricerca o alla scienza, limitandosi a riportare un’esperienza diretta ed alla quale ha dato il suo contributo nello sviluppo del protocollo per la terapia del sangue iperimmune nelle Mauritius. Protocollo che secondo Mauro Rango troverebbe conferma anche nell’iniziativa lanciata dal Governatore del Veneto, Luca Zaia, in collaborazione con le strutture sanitarie della regione: “faccio un appello a tutti i guariti perché nelle prossime ore noi inizieremo la chiamata.

Ci stiamo attivando con tutti i direttori generali delle Ulss Veneto perché si attivino con i centri di trasfusione, per costituire la grande banca di sangue di pazienti ammalati e che sono guariti. Il sangue dura due anni, in ogni caso sarà utile nelle donazione grazie agli anticorpi neutralizzanti del coronavirus” dice Zaia.

Il presidente continua: “E’ una raccolta di natura volontaria, la sanità del Veneto ha dato tanto rispetto alle cure, oggi chiediamo agli ammalati che sono guariti di mettersi a disposizione per mezzora per la raccolta del sangue”. Il centro di riferimento rimane Padova, se tutto sarà confermato e validato, il Veneto sarà pronto.

La cura ad oggi non è validata – specifica Zaia –, è in fase sperimentale, guardiamo avanti e vogliamo creare questa banca, grazie ai guariti. 3600 persone malate che potenzialmente possono aiutare la comunità. Siamo al punto in cui è necessario buttare il cuore oltre l’ostacolo”.

Per Mauro Rango buttare il cuore oltre l’ostacolo vuol dire affidarsi all’esperienza di un’antica pratica medica, quella delle cure con il plasma iperimmune, che oggi nelle sue parole costituisce una delle poche risposte terapeutiche a disposizione contro il coronavirus. Mentre l’obiezione di molti virologi è l’assenza di una casistica e di una sperimentazione su campioni che diano risposte scientificamente apprezzabili.