Cronaca
Maxi sequestro di 120 immobili a ‘imprenditore-caporale’ del facchinaggio

La guardia di finanza di Pavia ha sequestrato 120 immobili tra appartamenti di pregio, un villaggio turistico sul Lago di Garda, autorimesse e terreni in Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria e Lombardia nella disponibilità dell’imprenditore Giancarlo Bolondi, accusato, oltre che di frode fiscale e riciclaggio, anche di sfruttamento del lavoro, in particolare di ‘caporalato’ nel facchinaggio.
Il 63enne è stato arrestato nel luglio 2018 per associazione a delinquere finalizzata all’intermediazione illecita e caporalato, oltre che di frode fiscale per decine di milioni di euro. Nel luglio del 2018 erano scattate le manette anche per altre 11 persone considerate componenti di un’organizzazione a delinquere che operava tramite la Premium Net Scpa, attiva nel settore della logistica, e una serie di cooperative e consorzi di cooperative a lui riconducibili.
Gli esiti investigativi avevano successivamente indotto il Tribunale di Milano ad applicare, uno tra i pochi casi in Italia, l’amministrazione giudiziaria, tuttora in atto, alla società italiana di logistica facente parte di un importante gruppo multinazionale operante nel settore, principale committente delle aziende di cui l’imprenditore era l’amministratore di fatto.
A Bolondi nel provvedimento della Sezione misure di prevenzione viene contestato dai magistrati di Pavia di essere stato a capo, tra il 2012 e il 2018, di un “network di consorzi e cooperative”, attraverso il quale avrebbe anche “reclutato manodopera in condizioni di sfruttamento“, approfittando dello “stato di bisogno dei lavoratori, tenuti costantemente sotto la minaccia di perdere il lavoro”. Gli operai dovevano accettare condizioni diverse rispetto ai contratti collettivi nazionali su turni, ferie e gestione dei riposi. Bolondi è accusata di aver truffato il sistema previdenziale tramite il mancato pagamento del Tfr dei suoi dipendenti: gli operai venivano spesso licenziati e poi riassunti in altre cooperative.
L’imprenditore-caporale viene inoltre accusato di aver portato avanti dal 2009 “un sistema fraudolento di gestione delle attività economiche finalizzato ad evadere le imposte”, affiancato “da un’attività” di “occultamento della provenienza illecita dei profitti”, con ‘schermi’ societari e prestanome.
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