Ai domiciliari
Mazara del Vallo, Fabrizio Corona e lo ‘scoop pazzesco’ sull’arresto di Messina Denaro: un carabiniere trafuga 700 file riservati e tenta di venderli all’ex re dei paparazzi
Tutto è partito dalle intercettazioni disposte a carico di Fabrizio Corona che hanno aperto un’inchiesta sul tentativo di vendere documenti riservati sulla cattura di Matteo Messina Denaro.Il militare, Luigi Pirollo, è accusato di accesso abusivo al sistema informatico e violazione del segreto d’ufficio, il complice, Giorgio Randazzo, di ricettazione. Fabrizio Corona, la cui casa milanese è stata perquisita, è invece indagato per ricettazione.
File audio e chat riservate – Dopo la cattura del boss latitante, Corona era venuto in possesso di una serie di audio di chat tra il boss e alcune pazienti da lui conosciute in clinica durante la chemioterapia quando, ancora ricercato, usava l’identità del geometra Andrea Bonafede. La circostanza aveva quindi spinto gli inquirenti a mettere sotto controllo il suo telefono.
Scoop pazzesco – In una delle conversazioni intercettate, risalente al 2 maggio, l’ex re dei paparazzi fa riferimento a uno “scoop pazzesco” di cui era in possesso un consigliere comunale, poi identificato in Randazzo, grazie a non meglio specificati carabinieri che avevano perquisito i covi del capomafia e che volevano vendersi il materiale.
“Ho fatto il mio lavoro e mi sono comportato da cittadino onesto e corretto e nonostante tutto eccomi ancora qua in questa situazione”. Questo il commento, affidato al suo legale Ivano Chiesa, di Fabrizio Corona. Moreno Pisto, direttore del quotidiano online Mow, ha chiarito l’avvocato Chiesa, “ha denunciato tutto e subito in accordo con Fabrizio Corona”.
Il 25 maggio il giornalista Moreno Pisto, direttore del quotidiano online “Mow”, Randazzo e Corona si sono incontrati. In quella occasione il giornalista di “Mow”, con uno stratagemma, è riuscito in segreto a fare copia dei file a lui mostrati e offerti dal politico. Visionatili e resosi conto della delicatezza del materiale si è rivolto a un collega che gli ha consigliato di parlare con la polizia.
Pisto, allora, è andato alla Mobile di Palermo e ha raccontato tutta la vicenda. Sulla base delle sue testimonianze gli investigatori hanno cominciato a indagare e hanno scoperto, attraverso indagini informatiche, che i documenti copiati dal giornalista a insaputa del consigliere erano stati rubati e che l’autore del furto era Pirollo che aveva lasciato tracce del suo “ingresso” nel sistema e che era uno dei soli due ufficiali che avevano avuto accesso al server della Stazione di Campobello.
Carabiniere ha trafugato oltre 700 file riservati – Luigi Pirollo avrebbe trafugato 786 file riservati dal server dei carabinieri e li avrebbe consegnati al consigliere comunale. È quanto si legge nell’ordinanza di custodia cautelare del gip.
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