Il commento
Meloni-Kallas, modello Lapponia per guidare l’Ue verso nuove sfide tech

Caro Direttore,
Kaja Kallas ha commesso – a mio avviso – il suo primo errore politico tre giorni fa quando, ai margini del dibattito su Starlink, ha dichiarato all’Ansa: “Spetta agli Stati scegliere con quali fornitori fare accordi”. Questa affermazione, pur coerente con i princìpi del mercato unico e con la disciplina europea sui pubblici appalti, non dovrebbe valere sempre e comunque.
Ci sono alcune materie strategiche (energia, digitale, sicurezza aereo-spaziale, ecc.) in cui vincoli della difesa euroatlantica sono, o almeno dovrebbero essere, imperativi. Nel decennio passato in Europa i colossi statali russi come Gazprom per il gas, Roscosmos per i lanciatori e le cinesi Huawei e ZTE nel digitale, hanno tratto grandi vantaggi in termini di potere di mercato, e di conseguenza l’influenza in termini di comunicazione politica, dall’aver negoziato individualmente accordi separati con ciascun Stato della Ue.
Un problema simile si pone in ambito euroatlantico. I gravi ritardi europei in settori tecnologici hedge (cloud computing, data center, comunicazioni satellitari, armamenti laser, ecc.) impongono all’Europa di trovare nuove forme di collaborazione con aziende come Microsoft, Amazon, Starlink, Google, Meta, Oracle. Anche in questo caso se i 27 continuano a muoversi in ordine sparso per i colossi tecnologici americani, continuerà ad essere sin troppo facile imporre la loro agenda.
L’Unione europea non è attualmente attrezzata per affrontare con tempestività ed efficacia queste sfide tecnologiche globali. Che fare? Una strada da percorrere è avviare un progetto pilota di carattere intergovernativo con l’obiettivo di ottenere condizioni sicuramente migliori in termini di prezzo, qualità e governance dei progetti. Perché non partire dal format a quattro con Italia, Svezia, Grecia e Finlandia, sperimentato da Giorgia Meloni e Kaja Kallas il 21 dicembre scorso in Lapponia?
© Riproduzione riservata