Nel giorno in cui è scattata la proroga dell’accordo tra Italia e Libia per il finanziamento della marina di Tripoli (e dei lager dove concentrare ed eventualmente torturare i migranti che arrivano dall’Africa e dall’Asia, impedendo loro di imbarcarsi per l’Europa), proprio nello stesso giorno il governo tedesco è intervenuto per chiedere all’Italia di muoversi per mettere in salvo i naufraghi che si trovano su una nave di soccorso che batte bandiera tedesca e che si trova al largo di Catania. In questa nave, la Humanity 1, ci sono circa 170 persone tra le quali oltre 100 ragazzini.

Uno psicologo che è salito a bordo ha raccontato che i ragazzi, ma anche gli adulti, sono in condizioni di estrema disperazione. Hanno subìto violenze e torture nei lager libici dai quali sono fuggiti, e poi hanno visto amici e parenti morire affogati durante il naufragio dei gommoni, prima che arrivassero i soccorsi della Ong tedesca. Ora sono lì, al largo, abbandonati, perché le autorità italiane non vogliono soccorrerli né autorizzare la Humanity 1 a entrare in porto. Stessa sorte per altri 234 naufraghi salvati dalla Ocean Viking, che batte bandiera norvegese, e per altri 572 a bordo della Geo Barents, anche lei imbarcazione norvegese.

L’Italia come ha risposto agli appelli dei tedeschi e anche della portavoce della Commissione europea? Con vari pretesti burocratici per non intervenire e poi con la frase agghiacciante della premier Meloni: “Per noi le navi delle Ong straniere sono navi pirata”. Capito? Chi soccorre è un pirata, chi abbandona i naufraghi un patriota. Da molti mesi tanti amici, politici, giornalisti, intellettuali, ci ripetono ogni giorno: “Prima di giudicare questo governo, aspettate che agisca”. Abbiamo dato loro ragione. Abbiamo aspettato. Dopo questa dichiarazione di Giorgia Meloni, terrificante, possiamo finalmente giudicare. E dire che purtroppo avevano ragioni tutti quelli (che noi abbiamo accusato di estremismo e di pregiudizi) i quali dicevano che ci trovavamo di fronte a un esecutivo dominato dai fascisti.

“Sono Giorgia, sono cristiana, sono madre, sono donna, sono italiana”, ha ripetuto tante volte Giorgia Meloni. Almeno una di queste affermazioni è in contrasto clamoroso e aperto con i suoi atti. Sono cristiana? In cosa consiste la sua cultura cristiana? Nel sostenere che chi soccorre i naufraghi è un pirata? Io personalmente penso che la modernità sia solidarietà ma anche libertà. E dunque ho sempre creduto che la libertà di opinione deve essere assoluta. I fascisti, per me, devono essere pienamente liberi di esprimersi e se vincono le elezioni anche di governare (se trovano alleati che glielo permettono). Non capisco però perché dobbiamo sfumare le parole. Se sono fascisti è giusto dirlo. In quel grido (“sono Giorgia…”) sarebbe stato ragionevole e onesto sostituire la parola “cristiana” con la parola fascista.

L’Italia è in pericolo? Il governo ha il dovere di difendere le frontiere come fece il maresciallo Diaz nel 1917? Difenderle dalla minaccia di 140 ragazzini soli e affamati? Non riesco a trovare le parole per fare polemica, perché non avrei mai immaginato di potermi trovare nella condizione assurda di dover scovare qualche elemento a sostegno dell’ipotesi che salvare della gente dispersa in mare, e disperata, e povera, e affamata, e assetata, sia non solo una cosa buona e bella, ma un dovere assoluto delle persone e degli Stati. Pensavo che fosse lapalissiano.
Patriottismo, patriottismo. Io per fortuna non sono mai stato patriottico, e credo che mai lo sarò (da ragazzo litigavo sempre con mia nonna, un po’ monarchica, su questo tema…), ma se fossi patriottico oggi mi indignerei, perché l’Italia è guardata con discreto sdegno dall’Europa e dagli altri paesi (scusate: “Nazioni…”) per il cinismo e l’orrore del suo atteggiamento verso i naufraghi, i profughi e le Ong. Come si fa a dire che non hanno ragione i tedeschi a richiamarci ai nostri doveri?

Che si può fare di fronte a questo muro “nero” che mette a repentaglio la vita di quasi 1000 persone e di 150 ragazzini? L’unica ricetta è quella che 60 anni fa ci dava don Milani (qualcuno ricorda ancora il nome di questo sacerdote trascinato a processo e condannato per vilipendio alle forze armate, e che diede l’anima per contrastare la scuola meritocratica e affermare l’uguaglianza come valore essenziale per l’istruzione?). Cosa ci disse don Milani? “Disobbedire è una virtù”. In molte circostanze è così. È così in questa circostanza. L’atteggiamento giusto è quello che un paio d’anni fa assunse Carola Rackete che forzò il blocco e salvò molti naufraghi. I fascisti, se vincono le elezioni, hanno il diritto di governare. Noi abbiamo diritto di dire loro che sono fascisti e di disobbedire.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.