La notizia era annunciata e nota a tutti ma il campione in conferenza stampa non ha trattenuto le lacrime nell’ultimo saluto al Barcellona. “Sono giorni che penso a questo momento, a che cosa dire. La verità è che è difficile trovare le parole dopo avere trascorso tutta la vita qui non sono pronto a questo. Non è come avevo pensato”, ha detto Leo Messi tra le lacrime.

“A Barcellona è stato bellissimo, ora devo dire addio a tutto questo. Sono arrivato che avevo 13 anni e dopo 21 vado via con mia moglie, tre bambini catalano-argentini. Questo è un arrivederci. Grazie ai miei compagni e a chi è stato qui con me: qui è stata casa mia, sono successe tante cose belle. Avrei voluto dire addio nel campo, con i tifosi. Mi sono mancati molto in questo tempo di pandemia”. Al suo grazie finale è seguito un lungo, commosso applauso.

Perché Messi lascia il Barcellona

“Nonostante si fosse arrivati a un accordo tra l’FC Barcelona e Leo Messi e con la chiara intenzione di entrambe le parti di firmare un nuovo contratto nella giornata di oggi, non si potrà formalizzare a causa di ostacoli economici e strutturali (normativa della Liga spagnola)”, spiegava la nota con cui la società annunciava l’addio di Messi.

A impedire il decimo contratto della “Pulce” il tetto salariale imposto dalla Liga: il club aveva speso circa 506 milioni di euro nella passata stagione, La Liga ha imposto un tetto a 347 milioni per quella 2021/2022. Una cifra che sarebbe potuta aumentare dopo l’accordo della Liga con il fondo di investimento internazionale CVC, che avrebbe iniettato nelle casse del club circa 284 milioni. Al Barça, tuttavia, si sono mostrati scettici sul patto. “Si tratta di vendere i diritti televisivi per altri 40 anni. Non sappiamo neanche se saremo nella Superlega o altrove”, hanno detto al primo quotidiano spagnolo fonti vicine alla società. Anche il Real Madrid si è svincolato dal progetto.

“Come ha detto Laporta, per le regole della Liga, la questione non si poteva chiudere. Il presidente ha fatto tutto il possibile, ho sentito tante cose, ma io volevo rimanere. Non ho mai finto, né detto bugie. La verità è che la volontà comunque di entrambi era questa. L’unica cosa che posso dire alla Liga è che ci sono delle regole che il club ha potuto seguire fino a un certo punto. A Javier Tebas (il presidente, ndr) non ho niente da dire né ho problemi con lui”. Messi non avrebbe mai voluto lasciare il club. “I debiti del club sono importanti e Laporta si è reso conto che anche per i parametri della Liga sarebbe stato impossibile andare avanti: io ho fatto il possibile, avevo anche accettato di abbassarmi del 50% il mio stipendio ma non è stato sufficiente”.

Tra emozione e lacrime Messi ha spiegato: “Tante cose mi stanno passando per la testa adesso. Sono giorni non semplici, la mia vita cambierà completamente: dopo 16 anni in prima squadra, tutto era routine, sicurezze, ora dovrò ricominciare da zero , così come la mia famiglia. Sarà difficile, ma ci riusciremo”. Come vorrei essere ricordato? “Non so. So che sono felice di avere fatto vedere la maglia del Barcellona in tutto il mondo”.

La storia di Messi e del nanismo sconfitto grazie al Barcellona

Con 17 stagioni, 810 presenze e 683 gol e trofei di ogni sorta vinti in ogni parte del Mondo Lionel Messi è certamente uno dei calciatori più forti del mondo. Leo è nato in Argentina nella provincia di Santa Fe nel 1987. La sua famiglia era poverissima. Il papà Jorge Horacio Messi, un operaio di un’acciaieria, e sua mamma Celia María Cuccittini, una donna delle pulizie.

A 6 anni inizia a giocare a calcio, a 11 gli diagnosticano una forma di nanismo ipofisario, una malattia che gli avrebbe comportato seri problemi nella crescita. La cura sarebbe costata alla famiglia circa 900 dollari, una cifra altissima per la famiglia che non se la sarebbe potuta permettere. Il Barcellona, attraverso il direttore sportivo Carles Rexach, si interessòi al suo talento dopo averlo visto giocare in un provino ottenuto grazie a dei parenti in Catalogna e ad assicurarsi le prestazioni sportive del ragazzo, rendendosi disponibile a pagargli le cure, qualora si fosse trasferito in Spagna. Si racconta che non avendo a disposizione della carta su cui scrivere, Rexach gli fa firmare il contratto su un tovagliolo di carta. Le cure andarono bene e il calciatore in Europa crebbe di 23 centimetri.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.