Il Consiglio comunale di lunedì 10 marzo è stato il più partecipato che ricordi da quando ricopro il ruolo di consigliera. E non per le dimissioni dell’ottimo assessore Bardelli, che ci mancherà e il cui piano Casa mi auguro venga attuato come previsto, ma per discutere del futuro della città.

Infatti, dietro l’apparente discussione sul Salva Milano, il vero tema è stato il secondo mandato del sindaco Beppe Sala, ormai giunto a metà strada. Il Salva Milano rappresenta, in fondo, il riflesso delle sfide che questa amministrazione ha provato ad affrontare. L’interpretazione della complessa e datata normativa urbanistica adottata dal Comune in questi anni – ora impugnata dalla Procura – è stata coerente con una visione di città in crescita, che si rigenera, accoglie investimenti (oltre il 50% di quelli nazionali, come ha ricordato il sindaco in Aula) e sfrutta al massimo ogni centimetro quadrato di suolo già edificato per rispondere alla crescente domanda di alloggi.

Non a caso il Salva Milano ha incontrato la resistenza di chi – sia in maggioranza che in opposizione – ritiene il “modello Milano” insostenibile e sbagliato. E anche per questo ho accolto con rammarico la decisione del sindaco di prestare il fianco ai profeti della decrescita, ritirando il suo sostegno alla norma. Questa misura, infatti, non solo avrebbe sbloccato rapidamente i molti cantieri attualmente immobili, riattivato i flussi di cassa degli oneri di urbanizzazione e restituito case alle famiglie, ma avrebbe anche confermato la validità del percorso di sviluppo intrapreso dalla città. Certo, è necessario correggere le storture e le disuguaglianze generate proprio dalla crescita – non solo urbanistica, ma anche economica della città – ma Milano deve continuare a correre e a (ri)costruire.

Ora ci troviamo in un’impasse normativa: optiamo per un condono? Un grande riordino urbanistico? Modifiche puntuali alla norma originaria? Oppure puntiamo sulla giustizia riparativa per chi rischia di trovarsi senza casa, con tempistiche e modalità incerte? Ogni strada appare disseminata di ostacoli, proprio come lo è stato il percorso che ha portato all’approvazione del Salva Milano alla Camera.

Giulia Pastorella

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