L'attacco del presidente argentino
Milei contro l’Occidente: “E’ in pericolo, politici pensano a conservare la poltrona, la loro visione porta al socialismo e alla povertà”
L’intervento più atteso ieri al forum di Davos era sicuramente quello di Christine Lagarde, che ha deluso le aspettative dei mercati finanziari europei e scosso le borse. La presidente della Bce ha annunciato che il taglio dei tassi è “probabile” ma non “garantito”, e in ogni caso non se ne parla prima della prossima estate.
Per il nostro Paese si è presentato per la prima volta al forum economico il ministro Giorgetti, che è arrivato a Davos con un’agenda di incontri costruita intorno all’obiettivo di assicurare all’Italia un finanziamento del debito. E lasciando così indietro altri temi non meno importanti, come lo sviluppo industriale e tecnologico, su cui invece sono impegnati molti altri governi presenti al Forum. Del resto non è un mistero che il tallone d’Achille del governo Meloni siano proprio le politiche industriali. Del resto è stato chiaro a Giorgetti che non si può finanziare il debito nel 2024 semplicemente con emissioni, più costose delle altre, rivolte alle famiglie italiane. Serve anche un ritorno degli investitori esteri. “Gli investitori sono molto interessati al nostro piano di privatizzazioni e c’è apprezzamento per la stabilità del governo” ha detto il ministro dell’economia del governo Meloni. Aspettiamo di vedere questi investitori pronti a mettere i loro miliardi (e non quelli degli aiuti di stato) in Ilva.
Il vero matador del forum però è stato il neo presidente dell’Argentina Javier Milei. Con un discorso destinato a rimanere nella storia. Anche perchè privo di vezzeggiativi verso i presenti, pseudo liberali, etichettati da Milei come “socialisti”.
“Da quando abbiamo abbandonato il modello della libertà, cent’anni fa, siamo intrappolati in una spirale che ci rende sempre più poveri» ha tuonato il presidente argentino al suo debutto al World Economic Forum di Davos. Oggi sono qui per dirvi che l’Occidente è in pericolo”, è l’attacco di Milei. Ed è in pericolo perché “coloro che dovrebbero difendere i valori occidentali sono cooptati da una visione del mondo che porta inesorabilmente al socialismo e, di conseguenza, alla povertà”.
Il riferimento è alle leadership politiche, ma anche all’élite economica e intellettuale che si ritrova al World Economic Forum a descrivere i problemi e i fallimenti del capitalismo, anziché a esaltarne i successi e perorarne la causa. Come accade anche per la nostra confindustria, sempre più spesso impegnata a richiedere contributi pubblici che a difendere la libertà di mercato.
L’establishment occidentale “ha abbandonato il modello della libertà per diverse versioni di collettivismo” ha scandito Milei.
“Lungi dall’essere la causa dei nostri problemi, il capitalismo di libera impresa come sistema economico è l’unico strumento che abbiamo per porre fine alla fame, alla povertà e alla miseria in tutto il pianeta. L’evidenza empirica è indiscutibile. Pertanto, poiché non vi è dubbio che il capitalismo di libero mercato sia superiore in termini produttivi, la doxa di sinistra ha attaccato il capitalismo per le sue questioni di moralità, perché, secondo loro, secondo i suoi detrattori, è ingiusto. Dicono che il capitalismo è cattivo perché è individualista e che il collettivismo è buono perché è altruista. E, di conseguenza, lottano per la “giustizia sociale”. Il collettivismo, inibendo questi processi di scoperta e rendendo difficile l’appropriazione di ciò che viene scoperto, lega le mani dell’imprenditore e gli rende impossibile produrre beni migliori e offrire servizi migliori a un prezzo migliore. Com’è possibile allora che il mondo accademico, le organizzazioni internazionali, la politica e la teoria economica demonizzino un sistema economico che non solo ha fatto uscire il 90 per cento della popolazione mondiale dalla povertà più estrema, e lo sta facendo sempre più rapidamente, ma è anche giusto e moralmente superiore? Grazie al capitalismo di libera impresa oggi il mondo è nel suo momento meglio. Non c’è mai stato, in tutta la storia dell’umanità, un periodo di maggiore prosperità di quello in cui viviamo oggi. Il mondo oggi è più libero, più ricco, più pacifico e più prospero che in qualsiasi altro momento della nostra storia. Questo vale per tutti, ma soprattutto per quei paesi che sono liberi e rispettano la libertà economica e i diritti di proprietà degli individui. Perché i paesi più liberi sono 12 volte più ricchi di quelli repressi.
Serve un modello basato sui principi fondamentali del libertarismo: la difesa della vita, della libertà e della proprietà. Ora, se il capitalismo della libera impresa e la libertà economica sono stati strumenti straordinari per porre fine alla crisi povertà nel mondo e ci troviamo oggi nel momento più bello della storia dell’umanità, perché allora dico che l’Occidente è in pericolo? Perché in quei paesi che dovrebbero difendere i valori del libero mercato, settori dell’establishment politico ed economico, alcuni per errori teorici e altri per ambizione di potere, stanno minando le basi del libertarismo aprendo le porte al socialismo e condannandoci potenzialmente alla povertà, alla miseria e alla stagnazione. Perché non si dovrebbe mai dimenticare che il socialismo è sempre e dovunque un fenomeno di impoverimento, che è fallito in tutti i paesi in cui è stato tentato.
È stato un fallimento sociale, è stato un fallimento culturale e ha anche ucciso di più di 100 milioni di esseri umani. Purtroppo l’Occidente ha già cominciato a imboccare questa strada. So che a molti potrà sembrare ridicolo dire che l’Occidente si è convertito al socialismo. Ma è ridicolo solo nella misura in cui ci si limita alla tradizionale definizione economica di socialismo che stabilisce che si tratta di un sistema economico in cui lo stato è proprietario dei mezzi di produzione. Questa definizione dovrebbe essere aggiornata alle circostanze attuali. Se si adottano misure contro il libero mercato e la libera concorrenza, l’unico destino è la povertà. Ecco il messaggio che lancio qui a Davos: non consegnatevi a una classe politica il cui unico scopo è conservare la poltrona. Lo Stato non è la soluzione, ma il problema. Grazie e viva la libertà! Carajo!».
Quando sentiremo in Italia un discorso cosi?
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