Piano nazionale siderurgia: chi l'ha visto?
Il Ministro Urso in difficoltà sui 57 tavoli di crisi
Il ministro del Made In Italy ha incontrato per quattro ore i sindacati su tre settori specifici: automotive, elettrodomestici e siderurgia. Ma nulla di concreto è emerso e i metalmeccanici hanno annunciato sciopero nazionale
L’altro ieri il ministro del Made In Italy Adolfo Urso ha incontrato per quattro ore i sindacati su tre settori specifici: automotive, elettrodomestici e siderurgia. Ma non avendo visto nulla di concreto, i metalmeccanici hanno annunciato sciopero nazionale il 7 luglio prossimo. Ci sono 70mila lavoratori interessati da crisi aziendali aperte al MIMIT, di cui oltre 50mila, cioè il 70% sono metalmeccanici. Nel 2019, secondo dati ufficiali del Mise, erano aperte al Ministero 149 crisi aziendali che interessavano oltre 200 mila lavoratori.
A oggi, secondo quanto dichiarato dal ministro Urso, sono aperti al MIMIT 57 tavoli di crisi, di cui 34 attivi e 23 di monitoraggio. In realtà le crisi aziendali non sono diminuite ma il Ministero ha deciso di considerare nel conteggio solamente le vertenze di aziende con oltre 250 dipendenti. Vediamo le più importanti.
Il settore automotive, seppur in ripresa nelle immatricolazioni e produzione di auto dopo gli effetti della pandemia, ha registrato una diminuzione degli occupati, che ha riguardato oltre 7 mila dipendenti del Gruppo Stellantis in Italia.
La filiera automotive riguarda 280mila (esclusi servizi, concessionari etc.), e 70mila lavoratori sono a rischio da una transizione ecologica non governata, su un settore che rappresenta oltre 6% del PIL nazionale. Mentre in Germania si investono 40 miliardi nella transizione ecologica, con attrazione di investimenti esteri (Tesla e altri), mentre in Francia si progetta un polo di Gigafactory, anche con investimenti esteri, mentre negli Usa si mettono in campo 400 miliardi di dollari, in Italia stiamo ancora attendendo i dettagli e le modalità di investimento della Gigafactory di Termoli.
In Bosch ci sono 1.800 sulla produzione e 300 su ricerca e sviluppo: circa 80% dei 1.800 sono occupati su linee produttive legate al motore diesel. Il 26 luglio 2022 è stato sottoscritto un accordo al Mise che ha scongiurato 700 esuberi con l’impegno di Bosch fino al 2027 di ricorrere solo ad ammortizzatori sociali conservativi e a uscite esclusivamente volontarie e incentivate, nonché a cercare nuove produzioni diverse dal diesel. In GKN c’erano 370 lavoratori. Dopo la chiusura dello stabilimento nel luglio 2021, nell’estate 2022 si è firmato un accordo quadro per la reindustrializzazione ma il progetto è fallito.
Nell’ultimo decreto Lavoro è stata prevista una norma che garantisce la cassa integrazione ai lavoratori fino a fine 2023. Il famoso stabilimento di Termini Imerese, ora Blutec: 600 diretti più 200 indotto: stabilimento Fiat chiuso il 31 dicembre 2011, da allora nessun progetto di reindustrializzazione si è concretizzato. Nell’aprile 2023 è stato firmato da MIMIT e Regione Sicilia un Accordo di Programma per il rilancio da 105 milioni di euro. Ma è tutto fermo con i lavoratori in Cig fino a novembre 2023, senza concrete prospettive occupazionali.
Nel settore elettrodomestico sono occupati 35 mila diretti e 100mila indiretti. Oltre 16 miliardi di fatturato annuo e 10 miliardi di export. Produzione nazionale: oltre 20 milioni di pezzi. In Whirlpool ci sono 4.700 dipendenti su 4 stabilimenti produttivi. Dopo la chiusura definitiva di Napoli nel novembre 2021, rimangono in Naspi circa 350 lavoratori fino a fine 2023, ma il governo ha annunciato un nuovo investitore nel settore energetico. In Electrolux ci sono circa 5mila dipendenti su 5 stabilimenti. L’11 gennaio 2023 è stato siglato accordo per riorganizzazione che prevede 222 uscite volontarie e incentivate (scongiurati licenziamenti), mantenimento investimenti in Italia.
La siderurgia conta 35 stabilimenti in Italia, secondo Paese produttore in Europa: nel 2022 sono stati prodotti 21,6 mln di tonnellate di acciaio, occupazione filiera 70mila lavoratori tra diretti e indiretti. Il 2021 è stato l’anno record della produzione di acciaio, 2022 in flessione di circa l’11%. In Ilva ci sono 10.700 dipendenti in Italia. Nel 2022 record negativo di produzione (circa 3 mln di tonnellate), 3mila dipendenti in Cigs da marzo 2022, zero prospettive occupazionali per i 1.700 in AS. L’ultimo decreto del gennaio 2023 non risolve problemi e concede 680 milioni di euro ad Acciaierie d’Italia senza garanzie occupazionali e industriali.
Ex Alcoa, 400 lavoratori tra diretti e indiretti. Vertenza aperta nel 2014. Piccolo spiraglio aperto con una prima piccola ripartenza della produzione (obiettivo 3 mila tonnellate al mese) ma si attendono fine lavori di revamping degli impianti per il riavvio definitivo della produzione e rientro di tutti i lavoratori (attualmente percepiscono meno di 500 euro al mese di ammortizzatori sociali).
Non si ha traccia del tanto annunciato piano nazionale della siderurgia.
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