L'inflazione corre, le diseguaglianze aumentano
Il mistero di mister Prezzi: il grano scende, la pasta sale ma del garante nessuna traccia
Mr. Prezzi, per favore, se ci sei batti un colpo. L’inflazione corre. Altro che ferma: in aprile segna +8.3%. A marzo era 7,6 e tutti si sperava che ormai la spirale dei prezzi fosse alle spalle una volta per tutte. Previsioni sbagliate. Del caro-vita, caro-bollette e caro-tutto non si parla più nei talkshow e poco anche sui giornali.
Non è casuale: quando era all’opposizione, Giorgia Meloni attaccava su questo ogni giorno. Solleticava la pancia delle famiglie, tante, che non arrivano a fine mese. Mario Draghi ha fatto il possibile tagliando di 3 punti il cuneo fiscale ai redditi medio bassi e congelando le varie accise su benzina e bollette. Le opposizioni oggi sul tema non sono pervenute. Ma le persone continuano a fare i conti che non tornano mai. Ci si chiede perché, pur avendo tutto il grano a disposizione, la pasta continui a costare il doppio (per le grandi marche anche il triplo) del tempo pre-bellico.
Perché frutta e verdura a km zero siano triplicate. Un kg di pomodori al supermercato può arrivare a costare 4 euro. Albicocche e nespole anche cinque. Palazzo Chigi e ministeri vari cantano vittoria nel comunicare che “il gas è tornato sotto del livello prima della guerra”. E anche l’elettricità, quindi. Ma le bollette restano altissime. Anche perché nel frattempo il governo ha reintrodotto le accise su benzina e gasolio e su gas e luce perchè “il costo delle materie prime è tornato normale”. Tutto “normale” tranne che i prezzi al consumatore. E poiché non sono certo aumentati gli stipendi dei lavoratori, è legittimo pensare che sia in atto un meccanismo puramente speculativo. Almeno sui beni di prima necessità. E che l’operazione in atto sia quella di far ingoiare ai consumatori gli aumenti, costringerli ad una sorta di assuefazione e non tornare più ai prezzi di prima.
Che fare allora? Se ne dovrebbe occupare il nostro Mr. Prezzi, al secolo il dottor Benedetto Mineo. Pochi sanno infatti che in Italia esiste un’Autorità garante per la sorveglianza dei prezzi che non è un’authority indipendente ma di nomina governativa, siede al Segretariato generale del ministero per lo Sviluppo economico (adesso anche per il made in Italy) dove si tiene a precisare che “non ha uno stipendio specifico per questa funzione”, e ha il compito di controllare la filiera dei prezzi, capire cosa non va ed intervenire di conseguenza.
Il problema è che invece Mr. Prezzi, al secolo Benedetto Mineo, non è pervenuto. O meglio, fonti della struttura contattate in queste ore da Il Riformista, assicurano che “Mr. Prezzi è vigile, sta verificando le filiere dei prezzi soprattutto del comparto agroalimentare e dei prodotti per l’infanzia e sta facendo un ottimo lavoro”. Lo ha fatto sui carburanti ad inizio anno “dove però solo in queste settimane è stato possibile rendere interoperabili le banche dati di Agenzie delle Dogane, Mise e Ambiente e quindi mettere in linea le singole pompe di benzina”.
Da circa un anno Mr. Prezzi sta monitorando la filiera agroalimentare. “Ci siamo accorti in effetti che il grano scende ma il prezzo della pasta continua a salire” si spiega. Basta andare in un supermercato è il fenomeno è macroscopico. “Ma solo adesso – sono sempre fonti della struttura che parlano – siamo riusciti ad avere tutti i nominativi della Commissione allerta rapida che poi potrà intervenire sul prezzo al consumatore”. Con le Camere di commercio, dieci per l’esattezza e nelle principali città, è in corso “il monitoraggio dei prezzi all’ingrosso su carne, latte, uova, pane.
Tutte attività certamente utili, non pubblicizzate e anche un concentrato della peggiore burocrazia italica dove tutti fanno qualcosa e nessuno stringe il risultato finale. Che è quello di capire chi specula ed intervenire di conseguenza.
In attesa del verdetto, i prezzi aumentano e le famiglie con redditi più bassi fanno fatica ad arrivare a fine mese. Mentre intorno a loro va in scena l’ubriacatura di un turismo fuori controllo e di un Pil in crescita oltre le previsioni. Si chiamano disuguaglianze. E sono in aumento. E dire che Mr. Prezzi almeno sulla carta avrebbe poteri molto ampi. La figura del Garante è stata introdotta nel 2007 ma per lungo tempo è stata dimenticata. Quando è scoppiata la guerra e i prezzi sono impazziti, l’allora premier Draghi pensò bene di bussare alla sua porta, dare più poteri all’ufficio e metterlo in condizione di fare ciò per cui è nato.
Il principale obiettivo del Garante è garantire la sorveglianza e la trasparenza dei prezzi per contrastare eventuali speculazioni. Oltre all’attività di verifica dei livelli di prezzo corrispondenti al corretto e normale andamento del mercato, Mr. Prezzi ha la possibilità di richiedere alle imprese dati, notizie ed elementi specifici in merito alle motivazioni che hanno condotto ad eventuali variazioni al rialzo dei prezzi. Qualora le imprese non dovessero fornire i dati entro 10 giorni, il Garante potrà prevedere delle sanzioni con valori che oscillano da un minimo di 2mila ad un massimo di 200mila euro. Collabora con il Ministero dello Sviluppo Economico, della Transizione ecologica e dell’Autorità di Regolazione per energia, reti e ambiente (Arera). Da un punto di vista operativo, invece, è coadiuvato dalla Guardia di Finanza.
In attesa che Mr. Prezzi riesca ad intervenire almeno sul carrello della spesa – purché lo faccia in fretta e in modo efficace che non vuol dire mettere le mani sul mercato perché chi vuole i pomodori a 6 euro liberissimo di comprarli ma i pomodori devono avere anche prezzi normali – stanno per arrivare altri aumenti.
Dovuti a scelte di politica monetaria, cioè all’aumento dei tassi di interesse proprio per tenere a bada l’inflazione. Mercoledì l’americana Fed, ieri è toccato alla Bce aumentare i tassi e quindi il costo del danaro di un quarto di punto (0,25). Questo vuol dire un immediato apprezzamento dell’euro sui mercati valutari e un contenimento nel medio periodo dei prezzi. Ma anche mutui più cari, rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato e debito più pesante. “Siamo consapevoli – si è giustificata la presidente Christine Lagarde – che molte famiglie stanno soffrendo per colpa dei mutui più cari. Purtroppo, questo non è qualcosa che possiamo alleviare o attenuare perché il nostro compito è ridurre l’inflazione e gli strumenti che dobbiamo utilizzare sono i tassi di interesse”.
Ecco Francoforte si occupa di inflazione. Al caro vita ci devono pensare i singoli stati. Lagarde ha spiegato che alcuni Paesi stanno prendendo in considerazione “misure particolari” per ridurre l’onere per chi ha un mutuo e che “alcune istituzioni finanziarie stanno anche cercando di offrire una moratoria o un rinvio”. Il governo italiano, informato da tempo di questo ennesimo rialzo, ha approvato il taglio del cuneo fiscale che però sarà nei fatti mangiato dal rialzo del costo del denaro. Senza contare che proprio ieri Arera (Autorità garante per l’energia, Mr.Bolletta insomma) ha comunicato che a maggio la bolletta del gas salirà del 22,4% perché, appunto, lo Stato ha ridotto lo sconto sulle accise. In pratica inflazione, tassi e bollette si sono mangiate il beneficio del taglio del cuneo prima ancora che diventi effettivo (a luglio). L’unica speranza è Mr.Prezzi. Che è pregato di battere in fretta un colpo. E anche più d’uno.
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