La segretaria del Pd affila le armi e scende in campo aperto, dopo aver varato oltre alla Direzione la nuova Segreteria. Ieri al Nazareno si è consegnata alle decine di domande dei giornalisti, a viso aperto. Prima conferenza stampa dell’era Schlein, in sella a un rinnovato Pd da un mese e già alle prese con i dossier caldi. In qualche caso incandescenti, come quello sul termovalorizzatore di Roma.

Dalla grinta con cui ha affilato gli artigli ed enumerato i fronti di impegno della sua segreteria, si preparano tempi interessanti. E battaglieri. “Stiamo diventando l’Ungheria, su diritti, frontiere, Europa stiamo inseguendo il modello Orbàn”, graffia in partenza. Le domande sono tante, della stampa italiana e internazionale: il suo Pd è una macchina lanciata. E le curiosità rispetto all’agenda tanta. Gli iscritti stanno aumentando, 9000 nuove tessere in trenta giorni. E stanno aumentando i consensi, stando ai sondaggi che gli attribuiscono un 21,5%.

L’attacco di Schlein al governo della destra è frontale. Su sanità pubblica, scuola, welfare, diritti, Pnrr, Def il governo sta sbagliando tutto. E lo sta facendo in modo platealmente falsato da una incompetenza ignorante, che disconosce i fatti e la realtà. L’analisi della neosegretaria parte da lontano: “I campioni mondiali dello scaricabarile stanno calpestando i diritti dei migranti, facendone il capro espiatorio di tutti i mali”. Può inserirsi bene, a questo punto, Lucia Annunziata. La conduttrice Rai interviene per prima nella sala stampa del Pd, al terzo piano, per chiedere: “Posto che siete irriducibili all’opposizione, come pensate di provare a fare breccia? Costruendo azioni congiunte con il Movimento Cinque Stelle, con il Terzo polo o con entrambi?”, dice ponendo la domanda dirimente. La Segretaria è ecumenica: “Parlo con tutti, provo tutte le strade”.

La prima strada, quella maestra della sinistra che ritrova se stessa, porta al lavoro. Su questo tema, in questo suo nuovo Pd c’è più attenzione. Il lavoro che manca, precario, insicuro. “Che poi è spesso la stessa cosa, perché il lavoro precario è lavoro povero, e il lavoro povero è lavoro insicuro: chi vive nell’incertezza contrattuale e guadagna poco e saltuariamente è costretto anche a lavorare in condizioni di scarsa sicurezza, come dimostrano i costanti incidenti nelle fabbriche e nei posti di lavoro”, dice sin da subito. In mattinata aveva incontrato il segretario Cisl, Luigi Sbarra, e il segretario Cgil, Maurizio Landini. Venerdì vedrà invece il segretario Uil, Pierpaolo Bombardieri. Al centro degli incontri i temi dell’occupazione, dell’attuazione del Pnrr, della sicurezza sul lavoro, fisco, pensioni, salari, sanità, precarietà.

Ma è sul termovalorizzatore di Roma, pietra angolare del rapporto con il M5S di Giuseppe Conte, che i giornalisti focalizzano le domande. Schlein risponde senza timori :“Quella del Termovalorizzatore è una scelta già presa dall’amministrazione di Roma, che ha anche approvato il suo piano rifiuti. E questo ben prima del Congresso e del nostro insediamento” perciò “non è stato oggetto del programma delle primarie”. E poi precisa: “A noi interessa contribuire, accompagnare l’amministrazione su tutto ciò che deve venire prima – aggiunge -: una strategia forte sui principi dell’economia circolare, contenuti anche nelle normative europee, e quindi su come ridurre i rifiuti, aumentare la raccolta differenziata, il recupero delle materie prime e seconde per poi individuare il modo come gestire il residuo”.

Ma il Campidoglio “ha già fatto la sua scelta, anche se va detto che l’amministrazione ha ereditato una situazione complessa a Roma”, sottolinea la leader del Pd. Che prosegue: “Siccome anche nelle primarie non abbiamo assunto una posizione in merito, ma esistono sensibilità diverse nel nostro partito, io mi impegno a favorire un confronto interno con i nostri amministratori, tra di loro e con i cittadini per capire il come” a partire dalle “compensazioni”. Già, le sensibilità diverse. Anche su questo piovono domande. E Schlein non si sottrae: “Siamo una grande comunità di donne e di uomini che provengono da culture diverse, hanno storie e sensibilità distinte. E per fortuna. Mi preoccuperei molto se fossi a capo di un partito in cui tutti pensano come me. Mi direi che c’è qualcosa di sbagliato, o di falso”, spiega.

E infatti le correnti, congelate per il momento le attività di rivalsa, non danno battaglia. Ci sono stati dissensi e qualche nominativo in uscita, come Beppe Fioroni, Andrea Marcucci e il siciliano Carmelo Miceli. Ma sono ad oggi poche eccezioni di un partito che sta superando bene la prova di tenuta. La battaglia contro la destra in Parlamento impegna tutti. Ed è qui che la Segretaria torna. Oggi va in aula il decreto Cutro, si parte con le dichiarazioni di voto. Schlein ha un moto di stizza: “Vi prego, non chiamatelo Cutro, questo decreto criminalizza le persone che lì hanno perso la vita, è una cosa odiosa”, fa notare. “Questo decreto fa una cosa molto semplice, cerca di portare l’Ungheria in Italia, smantellando il modello dell’accoglienza diffusa, che è l’unico che funziona. È pure peggio di quello che abbiamo visto con i decreti Salvini: era difficile ma ci sono riusciti”.

È sull’agenda dei diritti di chi emigra che Schlein vuole investire l’inizio del suo mandato. “I punti di crisi che immaginano di poter costruire ovunque e le procedure accelerate di frontiera nascondono insidie come il trattenimento per mesi delle persone che arrivano in hotspot che sono strutture che non hanno un pieno inquadramento giuridico”. E poi c’è un tema che non si può e non si deve più rimandare: la gestazione per altri. “C’e’ una piena disponibilità al confronto con tutti i femminismi e con tutte le associazioni che vogliono confrontarsi su questo tema delicato e denso”, assicura la leader Pd.

Dove i diritti mancano, d’altronde, viene meno il diritto: “Finora – ha chiarito – il trattenimento durava fino all’identificazione, adesso fino all’esame sommario delle procedure accelerate alla frontiere”. “Non risponde certo all’interesse del Paese smantellare l’accoglienza diffusa per andare in questa direzione”, ha aggiunto. La volontà di lasciare i richiedenti asilo fuori dai Sai, ossia dal sistema di accoglienza diffusa che passa dai Comuni, ha chiosato Schlein, “significa lasciare le persone piu’ fragili in mezzo alla strada”. “Continueremo infine a batterci contro l’abolizione della protezione speciale, che non ha solo l’Italia, come aveva invece detto Meloni”.

La prima riunione della segreteria dell’era Schlein si terrà fuori dal Nazareno. L’appuntamento è a Riano Flaminio, dopodomani, venerdì alle 10,30. Il comune alle porte di Roma è tristemente noto per il ritrovamento del corpo di Giacomo Matteotti, il 16 agosto 1924, nella Macchia della Quartarella, un bosco nei pressi di Riano. Un segnale politico doppio, da parte di Elly Schlein. Da una parte la volontà di ricordare il deputato socialista trucidato da una squadraccia fascista a pochi giorni dal 25 aprile, festa della Liberazione. Dall’altra, Schlein conferma la volontà di portare il Partito Democratico fuori dai palazzi, come più volte annunciato dalla segretaria, “tra la gente”, e di fare una opposizione “nelle piazze e nelle Aule parlamentari”.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.