L’Europa accende i riflettori sui diritti calpestati dal governo? E loro tirano dritti: al Senato il Dl Cutro (che Elly Schlein ha ribattezzato “Decreto Ungheria”) passa tra frizzi e lazzi del centrodestra. Matteo Salvini festeggia: “Recupera lo spirito e l’efficacia di quanto avevo fatto da Ministro dell’Interno, rimediando a gravi storture introdotte dalla sinistra”. Brinda il capogruppo della Lega a Palazzo Madama, Massimiliano Romeo:Finisce il business dell’immigrazione clandestina”. Il Pd protesta: “Adesso migliaia di persone che vivono legalmente e spesso lavorano in Italia verranno condannate alla clandestinità. Altro che integrazione”, dice il senatore del Pd Franco Mirabelli.

L’approvazione del controverso – e criminogeno – decreto Cutro arriva mentre l’Italia finisce per due volte di fila sotto i riflettori dell’Europa. Per il Parlamento europeo, la situazione in Italia della comunità Lgbt è preoccupante, tanto da venire affiancata a quella dell’Uganda. Così dice la risoluzione con cui Strasburgo ha condannato la nuova legge approvata dall’Uganda che prevede pesanti pene per gli omosessuali: nel testo è stato inserito un emendamento proposto dai Verdi in cui si condanna l’uso della “retorica” contro la comunità Lgbt in Ungheria, Polonia e, per l’appunto, Italia. Il Parlamento Europeo ha votato la condanna “Alla diffusione di retorica omofoba da parte di alcuni influenti leader politici e governi nell’Ue, come nel caso di Ungheria, Polonia e Italia”. Nelle stesse ore, una sentenza della Corte di Giustizia del Lussemburgo se la prende con la mancata applicazione della direttiva Bolkenstein sulle assegnazioni delle spiagge ai balneari: “Le concessioni sulle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente”, ha stabilito la Corte di giustizia Ue.

“Si deve avere contezza di quante siano le concessioni assegnate e di quante aree libere siano ancora disponibili. Sostanzialmente si tratta del Principio della mappatura che deve stabilire a livello nazionale la scarsità della risorsa”, fa eco Assobalneari, soddisfatta della stoccata europea. “I giudici nazionali e le autorità amministrative italiane – ha sottolineato la Corte – sono tenuti ad applicare le norme pertinenti del diritto europeo, disapplicando le disposizioni nazionali non conformi”. Nelle ultime settimane a dare fuoco alle polveri del lungo confronto tra Roma e Bruxelles è stato il decreto Milleproroghe, con il via libera all’ulteriore dilazione di un anno, fino al 31 dicembre 2024, delle concessioni. All’Europa guarda con preoccupazione anche il ministro Raffaele Fitto che ha iniziato ad ammettere le difficoltà sul Pnrr, in un sistema che “rende impossibile la messa in cantiere delle opere previste nel periodo da qui al 2026”.

Ieri alle 14 il ministro ha presieduto una riunione dedicata, insieme agli esponenti del governo dei ministeri interessati e al sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano, incontreranno i rappresentanti di categoria, imprese e sindacati. Sull’allarme per il mancato aggancio con le scadenze Pnrr sono mobilitate le opposizioni – il Pd fa sentire il richiamo di Antonio Misiani, responsabile economico – e anche di qualche riserva nobile della Repubblica. Se l’ex senatore dem Luigi Zanda propone una cabina di regia per le grandi opere, anche per uscire dall’eterna gestione dell’emergenza, l’ex senatore azzurro Eugenio Filograna punta sulle risorse umane: “È ora di creare un hub per Autonomi e Partite Iva, twitta. Il suo Centro Studi Autonomi e Partite Iva si mette a disposizione. Perché anche su questo tema – la selezione di professionisti per la P.A. – l’Europa bacchetta l’Italia.

“Procedure lente, poca trasparenza e contratti a tempo determinato non adeguati, da stabilizzare”, rimprovera ancora la Commissione. Insomma: Bruxelles, abbiamo un problema. Che si riverbera a Roma. Dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio arriva una doccia fredda sul Def, le cui coperture risultano inadeguate. Dal Def “nell’insieme sembrerebbero necessarie cospicue risorse di copertura che appaiono difficili da reperire, dopo il periodo di risanamento del recente passato, mantenendo i livelli attuali di prestazione dei servizi e politiche sociali”, come rileva la presidente dell’Upb Lilia Cavallari in audizione presso le commissioni Bilancio di Camera e Senato. Cavallari ha rilevato che sui rinnovi contrattuali è “forte il rischio di aumenti significativi” e che provvedimenti come quello sulle pensioni “potrebbero richiedere risorse aggiuntive, di cui va individuata adeguata copertura finanziaria”. Nuvoloni si addensano sul ministro Giorgetti. E ci si mette anche l’Istat: dove manca la voce degli statisti, arriva quella degli statistici. Sono loro a confermare che la luna di miele degli italiani col centrodestra è finita. Per Istat parla Linda Laura Sabbadini, che ieri ha presentato il Rapporto sul Benessere equo e sostenibile. Un italiano su tre si sente più povero di prima.

Effetto della crisi Covid? “I progressi non sono sufficienti. Per esempio sul tasso di occupazione, nel 2022 siamo cresciuti ma siamo sprofondati ultimi in Europa”. Lo svantaggio dell’Italia nel contesto dell’Ue27 si rileva “in alcuni indicatori di Benessere economico aggiornati al 2021, tra cui il rischio di povertà e la grande difficoltà ad arrivare a fine mese, o al 2020, come la disuguaglianza del reddito netto”. Non c’è pace neanche su un tema che potrebbe mettere insieme tutti come quello delle ricorrenze solenni: i giorni di festa si trasformano in campi di battaglia. A partire dal 25 aprile, su cui a Palazzo Madama si sono scontrate due mozioni contrapposte.

Entrambe approvate, la prima dell’opposizione, la seconda della maggioranza. A prendere l’iniziativa era stata l’opposizione: Pd, M5S, Az-Iv, Autonomie e AVS. Il documento (passato con voto bipartisan, 133 sì un solo astenuto), ispirato da Liliana Segre, si conclude impegnando il Senato “ad adottare le iniziative necessarie affinché le commemorazioni delle date fondative della nostra storia antifascista si svolgano nel rispetto della verità storica condivisa”. Scontro in aula sulla votazione assai meno condivisa della mozione della maggioranza di destra-centro che estende l’auspicio della “accuratezza storica contro ogni potere totalitario, a prescindere da qualunque ideologia’, e segnatamente contro il nazismo, il fascismo, il comunismo”.

Non una bella pagina, dividersi sulla storia: “Ci presentiamo con due mozioni, e questa è una prima sconfitta. Di fronte a una mozione della minoranza, si sarebbe potuto fare lo sforzo di costruire un testo comune”, può ben dire la presidente del gruppo azione-Italia Viva al Senato, Raffaella Paita. Giorgia Meloni ha preferito occuparsi delle feste da imbandierare di tricolori: ha incontrato a Palazzo Chigi il presidente del Comitato Olimpico Internazionale (Cio), Thomas Bach, per fare il punto sui Giochi Olimpici invernali di Milano Cortina 2026, e successivamente il Comitato Promotore Roma Expo2030 e una delegazione del Bie in occasione della visita ispettiva per la candidatura dell’Expo2030. Dal Cdm è stata esclusa la discussione sui balneari: i lavori si sono concentrati sull’approvazione del Ddl annuale per il mercato e la concorrenza 2022 con il proseguimento dell’esame su Imprese e Made in Italy. Ma c’è stato anche modo di introdurre il tema della riforma dell’abuso d’ufficio e del traffico di influenze, cause di quella “paura della firma” che ingessa gli iter amministrativi, rischiando di vanificare parte del Pnrr. Guarda positivamente ad una riforma che renda governabili gli enti locali il presidente dell’Unione delle camere penali italiane, Gian Domenico Caiazza: “Bene, sono norme che creano solo danni e determinano un controllo penale della pubblica amministrazione improprio”.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.