Il lutto nel mondo del cinema
Morta Lina Wertmüller, la regista scomparsa a 93 anni: prima donna candidata all’Oscar
Lina Wertmüller, una delle più grandi registe italiane e prima donna nella storia ad essere candidata all’Oscar nella sua categoria, è morta all’età di 93 anni nella sua casa romana. A dare notizia della scomparsa della regista 93enne è stato un amico di famiglia sui social. La regista “è mancata serenamente a casa, vicino alla figlia e ai suoi cari”, spiegano fonti vicine alla famiglia.
Premio Oscar alla carriera nel 2020 “per il suo provocatorio scardinare con coraggio le regole politiche e sociali attraverso la sua arma preferita: la cinepresa“, Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich era nata a Roma nel 1928, figlia di Federico Wertmüller, un avvocato originario della provincia di Potenza e proveniente da una famiglia aristocratica, a diciassette anni si iscrive all’accademia teatrale diretta da Pietro Sharoff e da lì inizia una lunghissima carriera che la porterà a collaborare con celebri registi teatrali e a lavorare anche per radio, tv e ovviamente cinema. Inizia un lungo sodalizio artistico con Enrico Job, apprezzato scenografo teatrale, con il quale si sposa. I due avranno una figlia adottiva, Maria Zulima.
La camera ardente sarà allestita in Campidoglio a Roma, come comunicato dal sindaco della Capitale Roberto Gualtieri: “Con Lina Wertmuller se ne va una leggenda del cinema italiano, una grande regista che ha realizzato film densi di ironia e intelligenza, la prima donna candidata all’Oscar per la miglior regia. Roma le darà l’ultimo saluto allestendo la camera ardente in Campidoglio“, ha scritto su Twitter Gualtieri.
LA CARRIERA – L’esordio sul grande schermo come segretaria di edizione in “…e Napoli canta!” di Armando Grottini nel 1953, poi è aiuto regista di Federico Fellini in “La dolce vita” (1960) e “8½” (1963). L’esordio in regia arriva nello stesso anno con “I basilischi“, con cui vince la Vela d’argento al Locarno Festival. Dirigerà anche un western all’italiana nel 1968 con lo pseudonimo Nathan Witch, “Il mio corpo per un poker“.
Il successo arriverà negli anni Settanta grazie anche alla collaborazione con Giancarlo Giannini, attore che sarà presente in tutti i suoi film più celebri, da “Mimì metallurgico ferito nell’onore“, (1972), “Film d’amore e d’anarchia – Ovvero “Stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza…” (1973), “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” (1974), “Pasqualino Settebellezze” (1976), “La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia” (1978) e “Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova. Si sospettano moventi politici” (1978).
Proprio “Pasqualino Settebellezze” gli regala il successo mondiale: Lina Wertmüller è candidata a tre Premi Oscar nel 1977 per migliore regia, miglior film straniero, migliore sceneggiatura. E’ la prima donna a essere candidata alla vittoria dell’Oscar come miglior regista: dopo di lei ci saranno solo Jane Campion, Sofia Coppola, Kathryn Bigelow, Emerald Fennell e Chloé Zhao, rispettivamente nel 1994, 2004, 2010 e 2021.
Lina Wertmüller affronterà quindi il tema del terrorismo nel 1983, l’anno di “Scherzo del destino in agguato dietro l’angolo come un brigante da strada”, mentre tre anni dopo farà una incursione nel teatro lirico con la regia della “Carmen” di Georges Bizet, inaugurando la stagione lirica 1986-87 del Teatro di San Carlo di Napoli.
Nel 1992 dirige “Io speriamo che me la cavo” con Paolo Villaggio, mentre quattro anni dopo torna alla satira politica con “Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e politica”. Nel 1998 prima volta anche nel doppiaggio, interpretando la voce di Nonna Fa nel cartone Disney “Mulan”.
Per la tv nel 2001 girerà nel 2001 “Francesca e Nunziata”, guidando Sophia Loren e Claudia Gerini, mentre nel 2004 sempre con Sophia Loren girerà “Peperoni ripieni e pesci in faccia”. Nel 2010 le viene conferito il David di Donatello alla carriera, mentre nel 2020 riceverà l’Oscar alla carriera “per il suo provocatorio scardinare con coraggio le regole politiche e sociali attraverso la sua arma preferita: la cinepresa”
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