Aveva 76 anni, stroncato dal cancro
Morto OJ Simpson, omicida impunito grazie al padre di Kim Kardashian: Nicole Brown ‘la testa staccata’ e Ronald Lyle Goldman in un lago di sangue

OJ Simpson è morto all’età di 76 anni dopo una lunga battaglia contro il cancro. L’ex campione – a lungo sospettato di omicidio – è morto circondato dalla sua famiglia nella sua casa di Las Vegas. L’annuncio della sua morte è stato dato dai suoi familiari con un post condiviso su X dal suo account ufficiale: “Il 10 aprile, nostro padre, Orenthal James Simpson, ha ceduto alla sua battaglia contro il cancro.”
L’omicidio brutale di Nicole Brown: sangue ovunque, furia incontenibile
Nicole Brown e O.J. Simpson si erano sposati il 2 febbraio 1984, cinque anni dopo il ritiro di Simpson dal football americano professionistico. La coppia aveva avuto due figli, Brooke Sydney Simpson (nata il 17 ottobre 1985) e Justin Ryan Simpson (nato il 6 agosto 1988).
Alle 00:10 del 13 giugno 1994: Nicole Brown con la testa quasi staccata
Nicole Brown Simpson e il venticinquenne Ronald Lyle Goldman furono trovati uccisi di fronte al condominio dove la Brown risiedeva, all’875 di South Bundy Drive, nella zona di Brentwood.
Il cameriere del ristorante riporta gli occhiali a Nicole Brown
Secondo le prime ricostruzioni, Nicole, che era andata a cena con la madre al vicino ristorante Mezzaluna, aveva telefonato al locale per segnalare che la madre aveva dimenticato sul tavolo i suoi occhiali da sole: Ron Goldman, che lavorava nel ristorante come cameriere, si era quindi offerto di riportarglieli.
I cadaveri erano a terra in un lago di sangue: la donna aveva ricevuto 12 coltellate e aveva la testa quasi mozzata, oltre a ferite da difesa sulle mani. La ferita attraverso il collo l’aveva lasciata con la bocca aperta, attraverso la quale si poteva vedere la laringe oltre ai colpi inferti alla vertebra C3.
La famiglia chiede rispetto per la morte di OJ Simpson
La famiglia ha chiesto silenzio e rispetto in questo difficile momento ma non tutti riescono a tenere a freno la lingua e le dita soprattutto sui social. OJ Simpson divenne una delle figure più odiate d’America dopo essere stato accusato di aver ucciso la sua ex moglie Nicole Brown e Ron Goldman nel 1994.
Anche se nel processo con l’accusa di omicidio Simpson venne dichiarato innocente, per gran parte dell’opinione pubblica l’ex running back di football – ha giocato 11 stagioni con i Buffalo Bills- poi reinventatosi attore, si sarebbe miracolosamente riuscito a salvare nonostante la sua colpevolezza.
Il corpo del cameriere martoriato dalle coltellate: i figli dormivano
Sul corpo del giovane vennero rinvenuti i segni di 20 coltellate Entrambe le vittime erano morte diverse ore prima di essere ritrovate. I due figli di Nicole e O. J. dormivano in casa al momento del crimine e nessun testimone assistette all’omicidio. Le prove trovate e raccolte sulla scena del crimine portarono la polizia a sospettare di Simpson, su cui gravavano precedenti denunce da parte della moglie per maltrattamenti domestici.
Matrimonio, violenze e divorzio
Il matrimonio era durato sette anni durante i quali, precisamente nel 1989, Simpson era stato accusato di violenze coniugali. La Brown aveva chiesto quindi il divorzio il 25 febbraio 1992, motivandolo con «differenze inconciliabili».
La fuga in diretta tv e l’arresto (durante una finale Nba)
Dopo l’omicidio Simpson è il sospettato. E cinque giorni dopo il delitto, quando due agenti di polizia suonano il campanello per arrestarlo, avviene la scena forse più sbalorditiva di tutto il caso legale: O. J. esce dalla porta sul retro, monta sulla sua Ford Bronco bianca e scappa.
Con sé ha una pistola, il passaporto e 8.700 dollari in contanti. La sua fuga di 9 ore attraverso le tentacolari highways di Los Angeles, inseguito da una ventina di volanti e otto elicotteri (nella foto, la Bronco è in primo piano sulla destra), viene trasmessa in diretta da tutti i network al posto della finale Nba. Scelta vincente: 95 milioni di spettatori rimangono incollati davanti alla tv,.
Tra le prove schiaccianti contro Simpson nel processo l’accusa portò in aula un paio di guanti trovati dal detective Mark Fuhrman all’interno della villa: uno dei due era impregnato del sangue di Nicole. Ma l’imputato, indossandoli, mostrò platealmente alla giuria che erano troppo piccoli per la sua taglia. In realtà erano guanti extra large, ma l’usura li aveva ristretti.
I poliziotti razzisti e le frasi scomode
La difesa puntò inoltre anche sul razzismo — i poliziotti che arrestarono O.J. erano bianchi — e su alcuni nastri registrati nei quali Fuhrman si scagliava verbalmente contro i neri con epiteti piuttosto pesanti e dichiarava che quando c’è la certezza della colpevolezza «…in qualche modo le prove saltano fuori».
La carriera sportiva e il cinema
Come sportivo, Simpson è stato considerato uno dei più grandi runningback della storia del football americano, tanto da entrare nella Hall of fame. Classe 1947, nato a San Francisco, ha giocato per l’Università della California meridionale (Usc) con la maglia dei Trojans vincendo l’Heisman Trophy 198, il premio annuale per il miglior giocatore di football Ncaa. Da professionista ha militato per undici stagioni in Nfl prima con i Buffalo Bills e, dal 1978, con i San Francisco 49ers, squadra della sua città. Conclusa la carriera sportiva, si è dedicato al cinema (suo il ruolo dell’agente Nordberg nella serie de «Una pallottola spuntata»).
L’assoluzione
Il 3 ottobre 1995, dopo 253 giorni di processo, la giuria emise il verdetto in meno di quattro ore, sentenziando l’innocenza di O.J. Simpson. Non esistevano elementi di colpevolezza «oltre ogni ragionevole dubbio».
Il processo civile e la condanna
Il serial killer Glen Edward Rogers, detenuto nel braccio della morte, nel 2012 avrebbe confessato al fratello Clay e a un criminologo di essere il vero autore del duplice omicidio, avvenuto durante una rapina commissionata dallo stesso Simpson, ma le sue dichiarazioni non ebbero mai seguito in tribunale. L’ex campione di football fu invece condannato in sede civile per danni dalle famiglie di Brown e Goldman.
Il processo, iniziato a settembre 1996, si concluse a febbraio dell’anno dopo: la giuria emise all’unanimità il verdetto ribaltando quello penale e giudicando Simpson responsabile dei due omicidi e assegnando alle loro famiglie un risarcimento di 8,5 milioni di dollari (per un totale di 17) per le morti, oltre al pagamento di altri 25 milioni ciascuna (totale 67 milioni) per «danni punitivi». Il motivo della differenza tra processo penale e civile è proprio nel fatto che nel secondo non è necessario andare «oltre ogni ragionevole dubbio».
Le rivelazioni di Kim Kardashian
Kim Kardashian ha rivelato come il processo OJ Simpson abbia distrutto la sua famiglia dopo che i suoi genitori si sono schierati su posizioni opposte durante il raccapricciante caso di omicidio – ammettendo che è stato “davvero difficile” per lei e la sorella maggiore Kourtney Kardashian, che si sentivano come se dovessero scegliere tra i loro madre e il loro padre.
Robert Kardashian legale di OJ Simpson
Nel 1994, il padre di Kim, Robert Kardashian, agì come uno degli avvocati che difendevano il loro caro amico di famiglia OJ dopo essere stato accusato di aver ucciso sua moglie Nicole Brown Simpson – mentre sua madre, Kris Jenner, credeva fermamente che fosse colpevole.
Ora, la fondatrice di SKIMS, 43 anni, ha riflettuto su come la sensazionale battaglia legale dell’ex stella del calcio e le opinioni opposte dei suoi genitori divorziati abbiano diviso la sua famiglia durante una recente intervista con la rivista GQ.
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