Dieci anni fa l'impresa sportiva dei nerazzurri
Mourinho ricorda il triplete con l’Inter: “Facemmo la storia, ma io non mi sento speciale”

José Mourinho è considerato l’uomo del miracolo per i tifosi dell’Inter. Dieci anni fa i nerazzurri salivano sul tetto d’Europa vincendo la Champions League. La società dell’allora presidente Massimo Moratti fu la prima, e finora l’unica, italiana a conquistare il Triplete, ovvero a vincere nella stessa stagione il Campionato di Serie A, Coppa Italia, Champions League.
Mourinho era arrivato la stagione precedente. Nell’estate del 2009 allestì la squadra che riportò la coppa dalle grandi orecchie sulla sponda nerazzurra di Milano. Non succedeva dal 1965. La società si privò di Zlatan Ibrahimovic che andò al Barcellona. In compenso arrivarono Samuel Eto’o, Diego Milito, Thiago Motta, Goran Pandev tra gli altri. L’allenatore portoghese, che in Inghilterra, durante la sua esperienza in Premier League, si era definito Special One, divenne lo stratega e la guida di quel gruppo. Ospite a Sky ha ricordato quei giorni e quell’impresa sportiva.
“Non mi sento speciale“, ha dichiarato in collegamento. “Ovviamente ero l’allenatore, ma mi sentivo uno di loro”, ha spiegato il ct attualmente in forza ai londinesi del Totteham. “Mi sono sentito veramente speciale con l’Inter perché penso che quello che abbiamo fatto va oltre le coppe, le medaglie, la storia che abbiamo scritto. Io mi considero solo uno dei ‘capi’ di questa squadra che ancora oggi è una famiglia, nonostante oggi siamo tutti in posti diversi e facciamo cose diverse. Siamo amici per sempre e ciò mi marcherà per sempre. Amici per la vita, mi fa sentire troppo orgoglioso”.
Il 22 maggio allo stadio Santiago Bernabeu di Madrid l’Inter di Mourinho vinceva contro il Bayern Monaco la finale di Champions League. Una doppietta dell’attaccante argentino Diego Milito firmava il 2 a 0 ai danni dei tedeschi. “Io non ho mai pensato a me: ‘se vinco la Champions divento il miglior allenatore’, o cose del genere. Pensavo solo alla gioia degli altri, dei tifosi, dei giocatori. In modo altruista. Quello mi ha fatto sentire speciale. Ero umile, tranquillo, attento alle sensazioni degli altri e non concentrato su di me”.
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