La 20enne era fortemente allergica
Muore dopo il tiramisù vegano, Anna si è sentita male dopo due cucchiaini: “Dolci vegani e al latte prodotti insieme”

Le tracce di latte che sono costate la vita alla studentessa Anna Bellisario derivano dal processo di produzione del tiramisù vegano mangiato dalla ragazza, che tale non era.
A riscontrarlo sono stati i tecnici dell’Ats, l’Agenzia tutela salute, che assieme al Nas dei Carabinieri di Milano stanno portando avanti l’inchiesta della Procura sulla morte della 20enne scomparsa nella notte tra domenica e lunedì all’ospedale San Raffaele, oltre una settimana dopo quella cena fatale nel ristorante vegano di corso Garibaldi nel capoluogo lombardo.
A scriverlo oggi è il Corriere della Sera, che racconta i dettagli del blitz avvenuto dai tecnici Ats nel laboratorio della pasticceria Glg srl, con sede nel Milanese, che produceva quel ‘Tiramisun vegano‘ (con marchio Mascherpa), poi ritirato dal mercato su disposizione del ministero della Salute e mangiato la sera del 26 gennaio da Anna, fortemente allergica al latte e in maniera minore all’uovo.
Entrati nel laboratorio, il personale Ats trova infatti due operai intenti a lavorare: uno, scrive il Corriere, prepara biscotti vegani, l’altro mette la crema al mascarpone nei vasetti di tiramisù da 100 grammi destinati al commercio, quello mangiato da Anna Bellisario.
Il problema è che le due preparazioni avvengono sullo stesso banco, mentre le linee di lavoro dovrebbero essere rigidamente separate per evitare la possibile presenza di tracce di latte, che a quel punto dovrebbe essere dichiarata in etichetta e di fatto renderebbe il prodotto non più vegano.
Per la morte di Anna ci sono già quattro indagati per omicidio colposo, frode nell’esercizio del commercio e vendita di sostanze alimentari non genuine: il titolare dell’azienda, il responsabile della produzione e due operai. La Procura, scrive l’Ansa, starebbe ora valutando la possibilità di intestare la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti all’azienda produttrice del ‘Tiramisun’.
Ma l’inchiesta potrebbe allargarsi anche ai titolari del ristorante vegano di corso Garibaldi, in parte come atto dovuto in vista dell’esame autoptico in programma tra giovedì e venerdì e in parte per la possibile presenza di uova nella maionese con cui era stato condito il panino della studentessa dell’Istituto europeo di design a Milano.
La famiglia della 20enne intanto ha nominato un legale per seguire la vicenda, l’avvocato Alberto De Sanctis, Da quanto è stato riferito, la giovane era sempre molto attenta per via di quell’allergia pericolosa di cui soffriva. Mangiava raramente fuori con gli amici e solo in pochi posti, come in quel locale dove era già stata diverse volte.
Anche i suoi genitori avevano molta cura e attenzione, non compravano mai prodotti con latte anche per evitare qualsiasi forma di contaminazione in casa. E lei, come è stato spiegato, era tranquilla quando andava in quel fast food, in zona corso Garibaldi a Milano, perché veniva garantito che il cibo era tutto vegano.
La ragazza si è sentita male dopo aver ingerito solo un paio di cucchiaini di dolce: Anna sarebbe corsa subito in bagno provando a vomitare quanto appena mangiato, quindi prende il farmaco per l’asma e il cortisone che ha con sé, ma poco dopo sviene. Morirà dopo oltre una settimana in ospedale.
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