La novità è che la nostra libertà, per definizione in pericolo, la salverà un plotone di cantanti e intellettuali del calibro di Piero Pelù, Chef Rubio, Elio e le storie tese e Fiorella Mannoia. Ma come faranno? Le minacce principali alla libertà, si potrebbe ingenuamente pensare, vengono da Putin e dall’Iran.

La partenza per il Donbass?

Quindi, gli artisti partono per il Donbass? Oppure sfidano gli ayatollah per difendere le ragazze torturate? No. Cancellano il loro profilo da X, il social di Elon Musk. È lui che attenta alla Costituzione. Fra l’altro, con il noto tempismo di queste catene di Sant’Antonio per la democrazia, boicottano Musk un secondo dopo che è diventato un pezzo grosso del governo americano. Quel governo che, come minimo, ha deciso di scaricare di brutto l’Italia e l’Europa tutta. Ma i nostri partigiani antifascisti, stremati dal gesto eroico – cancellare un profilo e farci su un comunicato stampa può valere una marcia sotto la neve – se ne fregano della realpolitik. Devono lasciare ai posteri l’esempio: un giorno del secolo scorso, uscirono in massa da X. Dà l’idea di un esodo biblico, tipo va pensiero sull’ali dorate. Ma è più un gioco da salotto romano. Mi cancello dopo il prosecco.

Lo sconforto di Elon…

Si può immaginare lo sconforto di Elon in queste ore. Ma anche quello di Sergio Mattarella: ma come, lui impartisce al nuovo capo del Dipartimento Usa per l’efficienza governativa una lezione di stile democratico, e subito dopo dalla sua Italia parte una raffica di insulti accompagnati dal dito medio di Pelù? “Una cloaca dove si fa un’orribile propaganda!”. Ma come, il presidente inorgoglisce il paese con il richiamo all’autonomia e al pluralismo, e poi ti arriva un Sandro Ruotolo, deputato europeo Pd, che motiva l’addio a X con il fatto che Musk “ha un rapporto stretto con la presidente Meloni”? Cattive amicizie, insomma. Mamma non vuole.

Le gag comiche

Che poi, se c’è uno che trionfa nell’antipatia è proprio Elon Musk. Vuole colonizzare lo spazio, e ci sta bene, il cappellino già ti comincia a irritare, poi apre bocca e d’incanto si crea un’atmosfera da lotta di wrestling. Ma con questo festival di Sanremo della protesta inutile, te lo fanno rivalutare. In fondo, voler trasformare un social in uno spazio in cui ognuno dice le minchiate che vuole, non configura alcuna lesione di nulla. Del resto, non risultano analoghe iniziative per la piattaforma russa Telegram o la cinese Tik Tok, luoghi molto ameni dove però fioccano anche, oltre ai sospetti di controlli statali sui dati, truffe, troll e un mare aperto di rifiuti urbani. Fuggiamo anche da quella libertà in nome della libertà?

Insomma, se Musk con sprezzo del ridicolo sostiene presunti complotti, qui siamo di fronte ad esplicite gag comiche. Chi l’avrebbe detto che la salvezza è a due passi, su Instagram? Che l’isola che non c’è si trova su Bluesky? Sembra di leggere Woody Allen:E per protesta, rinunciò alla seconda porzione di trippa”.