Il parere
Nadef inadeguata, la coperta è corta anche per le scelte su Pnrr e sui 14 condoni fiscali

Nel Si&No del Riformista spazio al dibattito sulla Nadef, la Nota di aggiornamento del DEF (Documento di Economia e Finanza) presentata nei giorni scorsi dal ministro Giancarlo Giorgetti. Direzione giusta in vista della manovra per Manlio Messina, deputato di Fratelli d’Italia, secondo cui “la Nadef ha un’impostazione di buon senso che mantiene gli impegni sottoscritti da Meloni”. Contrario invece il parere di Antonio Misiani, Deputato Partito Democratico: “Nadef inadeguata, la coperta è corta anche per le scelte su Pnrr e sui 14 condoni fiscali”.
Qui il commento di Antonio Misiani:
I numeri sono quelli che sono. Li puoi stiracchiare, interpretare, sminuire. Ma fino ad un certo punto. E i numeri della Nota di aggiornamento del DEF presentata dal governo confermano, purtroppo, un fatto che Giorgia Meloni e i suoi ministri per molti mesi hanno negato: l’economia italiana si è fermata e le prospettive per il 2024 si sono molto deteriorate. La coperta è corta, ha gridato a Cernobbio il ministro Giorgetti.
Lo è per fattori internazionali, certamente: l’inflazione persistente, il rialzo dei tassi di interesse, l’incertezza generale. Pesano gli extra costi del super bonus, anche se verranno contabilizzati nel 2023. Ma la coperta si è accorciata anche a causa di una serie di scelte fallimentari di questo primo anno di governo. Ricordiamole: il cambio di governance e la generale lentezza nell’attuazione del PNRR, quattordici condoni fiscali in meno di dodici mesi, la rinuncia a qualunque iniziativa seria di revisione della spesa, l’assenza di una vera strategia per contrastare il carovita.
Servirebbe una manovra di bilancio coraggiosa, per fare ripartire l’Italia. La risposta del governo è invece una NADEF rinunciataria, minimalista, finanziata in gran parte a deficit e con un debito previsto solo in lievissima riduzione nei prossimi tre anni: non un bel segnale, per i mercati finanziari. Nell’insieme, una politica economica del tutto inadeguata a rilanciare il Paese.
Circa metà delle risorse saranno destinate alla proroga del taglio del cuneo fiscale. È una scelta condivisibile, ma non basterà a recuperare quello che è accaduto al potere d’acquisto dei redditi.
Tra la metà del 2021 e del 2023 l’indice dei prezzi al consumo è aumentato del 15,8 per cento, le retribuzioni solo del 4,1. La verità è che l’Italia avrebbe bisogno di una nuova politica dei redditi: meno tasse sul lavoro, ma anche una legge sul salario minimo, iniziative per favorire il rinnovo dei contratti di lavoro scaduti, interventi per contenere la corsa dei carburanti, delle bollette e degli affitti. Di tutto questo però non c’è l’ombra, nella NADEF di Meloni e Giorgetti.
Sanità, scuola e trasporto pubblico hanno urgente necessità di risorse aggiuntive. Il solo ministro della salute ha chiesto quattro miliardi in più. È il minimo sindacale: in realtà ne servirebbero quattro all’anno per i prossimi cinque anni, per recuperare il divario che ci separa dagli altri Paesi avanzati. La richiesta di Schillaci è però destinata a cadere nel vuoto, così come gran parte delle sollecitazioni dei suoi colleghi.
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