Il viaggio della speaker della Camera USA
Nancy Pelosi a Taiwan, scoppia il caso internazionale con la Cina: “Enorme provocazione, mina pace e stabilità”
AGGIORNAMENTO: Nancy Pelosi è atterrata a Tawain. La visita a lungo dibattuta, non presente nel piano del viaggio in Asia della speaker della Camera, alla fine è in corso. Pelosi è la prima alta carica degli Stati Uniti d’America che mette piede sull’isola al centro di una disputa decennale e ad alta tensione con la Cina negli ultimi 25 anni, l’ultimo era stato l’allora speaker repubblicano della Camera Newt Gingrich. La speaker della Camera è stata accolta da una delegazione delle autorità taiwanesi. Pelosi ha salutato la folla che aveva raggiunto lo scalo per festeggiare il suo arrivo. L’edificio più alto dell’isola, il Taipei 101, è stato illuminato con un messaggio di benvenuto. Secondo i media locali domani la speaker incontrerà la presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, e visiterà il Parlamento per poi ripartire nel pomeriggio. Le parole di Pelosi citata dal Washington Post: “Venendo a Taiwan noi onoriamo il nostro impegno per la democrazia, riaffermiamo che le libertà di Taiwan, e di tutte le democrazie, devono essere rispettate. Non possiamo restare a guardare mentre il PCC continua a minacciare Taiwan e la stessa democrazia”. Condanna durissima della Cina per l’iniziativa: “È un’escalation della collusione tra Taiwan e Stati Uniti, che è di natura pessima e che ha conseguenze molto gravi, una grave violazione della sovranità e dell’integrità territoriale della Cina, una grave violazione del principio della Unica Cina. La madrepatria deve essere unificata e lo sarà”, si legge in una nota dell’Ufficio per gli affari di Taiwan del Comitato centrale del Pcc. Il ministero della Difesa cinese ha annunciato che l’esercito popolare di liberazione è in stato di massima allerta e lancerà operazioni militari mirate per contrastare la visita della speaker della Camera Usa.
First video of Nancy Pelosi in #Taiwan after landing. pic.twitter.com/G7xBr35OOn
— NEXTA (@nexta_tv) August 2, 2022
È sempre più alta la tensione sul viaggio della speaker della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti Nancy Pelosi in Asia: 300mila persone stanno seguendo in diretta il viaggio del Boeing C-40C decollato da Kuala Lumpur, in Malesia, e a bordo del quale dovrebbe esserci la speaker democratica. Dovrebbe, perché non ci sono conferme. L’attenzione è sulla visita annunciata, smentita, non ancora confermata di Pelosi a Taiwan: un gesto simbolico e politico e aumenterebbe pericolosamente le tensioni tra Cina e Stati Uniti.
Pechino rivendica da sempre l’isola come parte del territorio cinese. A Taiwan vivono 23 milioni di abitanti, è tra i Paesi più democratici dell’area, il suo status è oggetto di tensioni da anni, vi si produce un’altissima percentuale di microconduttori destinati in tutto il mondo. Il suo governo è eletto autonomamente, indipendentemente da quello cinese. Dista 160 chilometri dalle coste della Cina. Alla fine della seconda mondiale era tornata a Pechino ma dal 1949, dopo la guerra civile vinta dai comunisti di Mao Zedong contro i nazionalisti guidati dal generale Chiang Kai-Shek questi ultimi si ritirarono sull’isola e proclamarono la Repubblica di Cina. Una contesa mai risolta.
Gli Stati Uniti, che sostengono Taiwan pur avendo rapporti diplomatici soltanto informali, hanno fatto intendere in più occasioni di essere pronti a intervenire militarmente nel caso di un’operazione militare cinese. L’ultima volta che uno speaker della Camera si recò in visita sull’isola fu nel 1997, quando il repubblicano Newt Gingrich espresse vicinanza a Taipei. Altre visite di diplomatici meno rilevanti si sono tenute negli anni successivi, quando comunque le relazioni erano meno problematiche. Stando ai media americani Pelosi avrebbe comunque voluto evitare di atterrare il primo agosto, in occasione dell’anniversario della fondazione dell’esercito cinese – Pechino celebra con particolare trasporto gli anniversari di questo tipo.
Il viaggio di Pelosi è partito domenica scorsa dalle Hawaii, prevedeva quattro tappe: Singapore, Malesia, Corea del Sud e Giappone. Nessuna traccia di Taiwan. Da almeno un paio di settimane i media americani avevano sollevato il caso: Pelosi non ha mai confermato né smentito l’intenzione di visitare Taiwan. La Cina ha minacciato “misure energiche”. Il presidente Xi Jinping a telefono con l’omologo statunitense Joe Biden aveva avvertito: “Chi scherza col fuoco muore bruciato. Si spera che gli Stati Uniti abbiano le idee chiare su questo. Gli Stati Uniti dovrebbero onorare il principio della Cina unita”. Il ministero degli Esteri cine ha espressamente avvertito, solo ieri, che “ci saranno serie conseguenze” qualora Pelosi dovesse visitare davvero Taiwan.
Pelosi, qualora dovesse arrivare, sbarcherebbe a Taiwan intorno alle 22:20 locali, le 16:20 in Italia stando al quotidiano Taiwan Liberty Times. La speaker dovrebbe alloggiare al Grand Hyatt Hotel o al Mariott nella capitale prima di partire per la Corea del Sud dov’è attesa giovedì mattina. Come anticipato sopra non è neanche certo che si trovi a bordo del Boeing C-40C decollato da Kuala Lumpur ma Financial Times e Wall Street Journal hanno comunque sostenuto che Pelosi sarà a Taipei, dove incontrerà la presidente Tsai Ing-wen. Il media locale Set News ha perfino pubblicato un programma della giornata di domani.
L’escalation di queste ore è anche militare: la Cina ha avvertito che gli Stati Uniti “pagheranno un caro prezzo” e all’aeroporto internazionale di Toyuan è scattato un allarme bomba. La polizia ha fatto sapere che non è stato trovato nulla di sospetto ma la tensione resta alta. Aerei da guerra delle forze armate cinesi hanno intanto sorvolato lo Stretto di Taiwan lambendone la linea mediana mentre secondo fonti di stampa taiwanese in prossimità del confine ufficioso tra la Cina continentale e Taiwan sono stazionate da ieri anche diverse navi da guerra cinesi. Dalla Russia la condanna del Cremlino: una “pura provocazione” quella degli Stati Uniti alla Cina, il cui atteggiamento è “giustificato”.
© Riproduzione riservata