Dopo le polemiche e le indagini della procura di Napoli sulla commissione comunale istituita per la realizzazione della statua di Diego Armando Maradona, continua a sfaldarsi quel che resta dell’amministrazione comunale guidata da Luigi de Magistris, impegnato in queste settimane nella campagna elettorale per le elezioni regionali in Calabria.

Ha rassegnato le dimissioni l’assessora alla Cultura Eleonora de Majo, 33enne esponente del centro sociale Insurgencia, recentemente denunciata insieme al compagno Egidio Giordano, leader del laboratorio politico e assessore alle Politiche sociali e alla Cultura della Terza Municipalità, perché nel corso di una perquisizione avvenuta a metà febbraio scorso la Digos ha trovato sette fumogeni classificati come “botti di Capodannodimenticati in un cassetto dalla diretta interessata.

L’inchiesta della Procura, che mira ad accertare presunte pressioni per entrare a far parte della stessa commissione municipale da parte di un capo ultrà del Napoli, è solo l’ultima goccia di un vaso destinato ad andare in frantumi da tempo. Con le sue dimissioni, annunciate su Facebook con un lungo post, Eleonora de Majo (che resta consigliera comunale) prova a distruggere quel che resta del Movimento Dema, contestando apertamente la candidatura a sindaco di Alessandra Clemente perché “calata dall’alto” e, ricordandosi dopo anni di politica condivisa, che l’attuale amministrazione “è sempre più distante dalla città reale, dai suoi problemi, dalle sue contraddizioni, e sempre più concentrata nella costruzione di partite interne che hanno il consenso elettorale come unico obiettivo”.

L’ADDIO – “Termina oggi la mia esperienza di Assessora. Ho maturato questa decisione dopo aver riflettuto a lungo e non nascondo il grande rammarico di non poter portare a termine tante delle cose a cui stavo lavorando (e anzi mi scuso con chi apprenderà da questa lettera della mia decisione) così come quello di lasciare una squadra, quella composta da staff e dirigenti, con cui in questo anno e mezzo avevamo costruito un affiatamento incredibile e una comunità umana meravigliosa. Condizioni necessarie per lavorare bene.

LA MOTIVAZIONE – “Ho tuttavia deciso di rassegnare le dimissioni e di consegnarle al Sindaco, nonostante non mi sia stato chiesto alcun passo indietro, perché se è vero che oramai da tempo non mi riconosco più in questo progetto politico e amministrativo, devo ammettere che le ultime vicende, quelle che riguardano la composizione della commissione tecnico-popolare per la scelta della statua di Maradona, stanno assumendo la piega di un pesantissimo accanimento personale, che è arrivato alla perquisizione in casa con il sequestro di telefoni e computer (motivo per cui sono irreperibile da qualche settimana) e dalla pubblicazione sui giornali cittadini di atti che mi riguardano relativi ad indagini ancora in corso di cui a stento io stessa avevo avuto conoscenza. Siamo nell’ambito delle scelte politiche.
Scelte per le quali non devo in alcun modo giustificarmi perché sono state fatte nella massima trasparenza e correttezza e che rivendico fortemente, perché al di là delle ricostruzioni strumentali, coinvolgere i settori popolari del tifo all’interno di una commissione che avrebbe dovuto giudicare il progetto del monumento da dedicare a Maradona e che vede al suo interno autorevoli esponenti del mondo della cultura e dello sport e della famiglia del Pibe de oro, è esattamente quella idea di politica in cui credo, che è una politica che include, che coinvolge, che permette a tutti di partecipare, che aiuta il dialogo tra pezzi di città apparentemente lontani.
Un’idea che voleva provare a rispettare e celebrare nel modo più giusto la figura di Diego, che nella sua potenza e nella sua genialità ha saputo unire in un’unica grande passione la città tutta, facendo emozionare i napoletani dei quartieri alti coma quelli dei quartieri più poveri, stretti in un unico grande sogno, quello del riscatto di un popolo”.

ABBANDONATA DALL’AMMINISTRAZIONE – “Certo fa sorridere che in un territorio dove spessissimo proprio la politica va a braccetto con la criminalità organizzata, dove su ogni grande appalto appare l’ombra tetra della camorra, dove il voto di scambio è prassi consolidata, si discuta e si lavori da mesi sulla scelta di aprire la commissione di valutazione del monumento a Maradona alle tifoserie. Commissione che per altro non prevede alcuna remunerazione. Ma il tempo è galantuomo e questa vicenda alla fine verrà fuori per quella che è. Di questo ne sono convinta.
Eppure su ciò che sta accadendo, alla luce del fatto che si tratta evidentemente di una invasione di campo della magistratura sul terreno della politica in cui ad essere oggetto di valutazione è il perimetro delle scelte di chi attraverso un mandato elettivo governa la città, ritengo avrebbe potuto esserci una maggiore esposizione da parte dell’amministrazione, a tutela di scelte che sono stata fin dal primo istante condivise. Non c’è stata e ne prendo atto”.

L’ATTACCO ALLA CLEMENTE – Anche senza nominarla, de Majo boccia la scelta di Dema di candidare a sindaco, dopo il decennio de Magistris, l’attuale assessore al patrimonio, ai lavori pubblici e ai giovani. Parole dure quella dell’esponente di Insurgencia contro la ‘delfina’ del sindaco. Un rapporto mai decollato e incrinatosi ulteriormente lo scorso anno quando, in occasione della notte bianca al centro storico organizzata proprio dalla neo assessora de Majo, un blitz della polizia municipale, la cui delega è nelle mani della Clemente, fece saltare tutto. “Tuttavia – scrive de Majo – la mia decisione è motivata da ragioni assai più profonde e di più lunga durata rispetto ai fatti recenti, che hanno di certo amplificato la sensazione di estrema lontananza da questa amministrazione. Non ho mai fatto mistero dell’enorme scetticismo nei confronti dell’indicazione di un candidato sindaco per le prossime amministrative, calata dall’alto e senza confronto con la città. Nessun pregiudizio. Piuttosto la convinzione da principio che quella candidatura non sarebbe riuscita ad interpretare né a farsi portavoce delle battaglie, delle rivendicazioni e delle scelte più radicali, innovative e progressiste che hanno caratterizzato le fasi migliori di questo decennio né a costruire una visione di città inclusiva, capace di guardare innanzitutto alle fragilità e di sfidare l’asfittico dibattito tra ceto politico che si sta sviluppando alla vigilia del voto. Ho atteso, cercando di comprendere se nonostante questa scelta così lontana dai miei auspici, si sarebbero potuti creare i presupposti per costruire una strada di condivisione, di dibattito, di confronto sul presente e sul futuro della città.
A distanza di sei mesi però non solo tutto questo non è accaduto e la candidata lavora esclusivamente per se stessa, ma l’amministrazione appare in larga parte, anche a chi non vive il “palazzo”, sempre più distante dalla città reale, dai suoi problemi, dalle sue contraddizioni, e sempre più concentrata nella costruzione di partite interne che hanno il consenso elettorale come unico obiettivo”.

 

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