L'intervento
Nucleare, Pichetto Fratin è sicuro: a inizio 2025 in Cdm lo schema di legge-delega sul quadro giuridico
Il 2025 sarà (forse) l’anno del nucleare. Secondo gli ultimi sondaggi, oltre il 50% degli italiani è favorevole. La pdl lanciata da Azione, Radicali Italiani e Fondazione Einaudi per integrare l’energia atomica nel mix elettrico nazionale italiano, ha superato in pochissimi giorni il tetto delle 50mila firme, e anche il Governo sembra intenzionato a superare i pregiudizi che ancora bloccano il ricorso al nucleare. Il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha annunciato la volontà di sottoporre all’esame del Consiglio dei Ministri, nei primi giorni di gennaio, lo schema di legge-delega per dare un quadro giuridico che consenta anche al nucleare sostenibile di concorrere al mix energetico nazionale. Il principio è quello della piena neutralità tecnologica, in linea con quanto delineato dallo scenario previsto dal PNIEC al 2050 e dalla strategia elaborata dalla Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile. Un orizzonte di medio termine per i piccoli reattori modulari, più lungo per quanto riguarda la fornitura di energia da fusione nucleare, che dipenderà dalla ricerca impegnata su questo settore. Una pianificazione che dovrà necessariamente coinvolgere formazione e ricerca.
L’intervento
“È fondamentale – dichiara Fratin – mettere da parte i pregiudizi che ostacolano il ricorso a una tecnologia che potrà contribuire, insieme alle altre, alla decarbonizzazione del Paese e alla copertura di una domanda crescente di fabbisogno energetico. Mi auguro che in Parlamento, anche attraverso le conclusioni dell’indagine conoscitiva che si sta conducendo – osserva Pichetto – e nella società civile possa proseguire un dibattito costruttivo sul tema”. Un nucleare che può, secondo il Presidente di Confindustria Emanuele Orsini, rimettere al centro l’industria: “Credo che oggi abbiamo bisogno di un mercato unico europeo dell’energia. Sappiamo quanto l’Italia ha di fardello, di peso, rispetto agli altri Paesi: il 40% in più. Ma quanto potremmo essere più competitivi anche negli investimenti, se avessimo lo stesso costo dell’energia degli altri? Quindi – afferma nel suo intervento alla conferenza nazionale dell’export e dell’internazionalizzazione delle imprese a Milano, presso l’Università Bocconi – benissimo il nucleare, e noi lo stiamo chiedendo con forza”.
Se Confindustria spinge sul nucleare, il M5S chiede al Governo di non emanare alcun decreto. In una nota, i deputati del Movimento 5 Stelle nelle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera dichiarano: “L’indagine conoscitiva che le commissioni riunite Ambiente e Attività produttive della Camera hanno avviato sul nucleare doveva concludersi adesso, ma invece è stata prolungata al 31 marzo 2025. Al di là di una evidente mancanza di linea sulla materia all’interno della maggioranza, di cui possiamo solamente prendere atto, il Governo non si azzardi a toccare il quadro giuridico sul nucleare prima di quella data. Come M5S abbiamo chiesto che il tanto annunciato decreto sul nucleare, che Pichetto Fratin vuole portare nel primo o nel secondo Consiglio dei Ministri del 2025, debba necessariamente aspettare la fine dell’indagine conoscitiva. Noi abbiamo le idee molto chiare e su questo continueremo a tenere la barra dritta”.
Insomma, sappiamo molto bene che per realizzare una vera transizione ecologica le sole rinnovabili non bastano e che produrre energia a basso impatto ambientale, con meno emissioni di gas serra e più sicurezza energetica, è una scelta strategica ineludibile da affrontare. Sappiamo altrettanto bene che, secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, lo scenario con il nucleare costa il 40% in meno rispetto a quello con le sole rinnovabili, che le emissioni di gas serra sono sette volte inferiori a quelle del fotovoltaico al silicio e tre volte inferiori a quelle dell’eolico. Sappiamo anche che l’occupazione di suolo è bassissima (a parità di energia prodotta, servirebbero per il nucleare 2 km², per il fotovoltaico 500 km², per l’eolico 2.000 km²). Un mix energetico porterebbe benefici anche sul PIL e sull’occupazione ed esporrebbe l’Italia a un minor rischio legato alla dipendenza dalle materie prime. La sensazione però è che si rischi l’effetto Godot, con un nucleare continuamente annunciato che rischia di non arrivare mai.
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