Prefigurare un futuro basato esclusivamente sulle energie rinnovabili è certamente affascinante e rappresenta uno storytelling politicamente corretto, a tratti anche poetico. Per il filosofo Anassimene, l’aria era l’archè, l’elemento primordiale da cui tutto ha origine. La realtà, tuttavia, è più complessa. Per raggiungere l’autosufficienza energetica con sole energie rinnovabili sarebbe necessario coprire un’area equivalente a quella dell’intera Campania. Per soddisfare la domanda annuale di energia, gli impianti eolici dovrebbero passare dagli attuali 12 GW a 22 GW, mentre quelli fotovoltaici dovrebbero aumentare da 35 GW a 200 GW. Questi numeri evidenziano chiaramente che il futuro energetico non può prescindere da un mix bilanciato.

Costi e impatti territoriali

Produrre 45 TWh di energia richiede circa 200 ettari per una centrale nucleare, a fronte dei 200mila ettari necessari per impianti eolici equivalenti. Inoltre la variabilità legata alle condizioni meteorologiche rende difficile realizzare il sogno di un’energia rinnovabile esclusiva. Per questo è fondamentale un mix energetico che combini rinnovabili e nucleare, garantendo energia affidabile e pulita su larga scala.

Riduzione delle emissioni

Il ciclo di vita del nucleare produce appena 5-6 gCO₂/kWh, un valore nettamente inferiore a quello del fotovoltaico (7 volte meno) e dell’eolico (2-3 volte meno).

Efficienza dei materiali

Un impianto nucleare richiede 7 volte meno materiali rispetto al fotovoltaico e 3 volte meno rispetto all’eolico per unità di energia prodotta.

Durata e continuità

Le centrali nucleari operano in modo affidabile per almeno 60 anni, riducendo la necessità di ricostruzioni frequenti e di sistemi di accumulo.

Sicurezza

La terza generazione di reattori nucleari rappresenta la tecnologia energetica con il tasso di mortalità più basso lungo tutta la filiera, risultando 40 volte più sicura del fotovoltaico e 400 volte rispetto all’idroelettrico. Questi dati rendono il nucleare una sfida imprescindibile.

Il sondaggio

Questa consapevolezza è condivisa anche da molti italiani. Secondo un sondaggio SWG, un italiano su due voterebbe a favore della costruzione di centrali nucleari in Italia se fosse chiamato a decidere sulle future politiche energetiche, mentre uno su quattro si opporrebbe. I favorevoli sono più numerosi tra gli uomini (57%), i residenti del Nord-Ovest (57%) e gli abitanti dei piccoli centri (55%). Nel dettaglio, il 48% del campione si dichiara favorevole: il 21% voterebbe sicuramente a favore, mentre il 27% lo farebbe probabilmente. Al contrario, il 24% degli intervistati è contrario, equamente suddiviso tra chi voterebbe certamente contro (12%) e chi lo farebbe con alta probabilità (12%). Un altro 28% del campione, infine, è indeciso.

Sul tema della localizzazione delle centrali il 30% degli intervistati preferirebbe utilizzare i siti delle vecchie centrali dismesse, mentre il 43% opterebbe per nuovi siti identificati come idonei dalle autorità competenti. Inoltre il 71% degli italiani ritiene che, in caso di opere autorizzate secondo criteri di sicurezza definiti dallo Stato – come nuove centrali nucleari o depositi di stoccaggio di rifiuti radioattivi – queste non dovrebbero essere bloccate da proteste di minoranze.

Nota metodologica
Indagine quantitativa condotta su un campione rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne composto da 812 intervistati. I dati sono stati ponderati secondo i parametri di genere, età, macroarea geografica e partito votato alle ultime elezioni. Il margine di errore delle stime è pari a: +/- 3,5%. Le interviste sono state somministrate tra il 14 e il 19 novembre 2024.

Francesco Rosati

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