Un mezzo ribaltone. La Corte di Cassazione ha annullato, con una sentenza letta poco prima della mezzanotte di mercoledì 15 marzo, le condanne afflitte in Appello per l’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega, ucciso a 35 anni il 26 luglio 2019 a Roma.

Per la morte del vicebrigadiere originario di Somma Vesuviana (Napoli) vennero condannati in primo grado e in Appello due studenti americani, Gabriel Christian Natale Hjorth e Finnegan Lee Elder, rispettivamente a 22 e 24 anni. Per i giudici del Palazzaccio quel processo va rifatto per discutere nuovamente di alcuni punti dell’accusa nei confronti dei due americani, condannati all’ergastolo in primo grado: per Finnegan, che ha accoltellato Cerciello Rega, la Cassazione contesta le circostanze aggravanti e la sussistenza del reato di resistenza a pubblico ufficiale; per Hjorth si contesta l’accusa di concorso in omicidio.

Secondo quanto accertato ad oggi, i due giovani americani, in vacanza a Roma, quella sera cercavano della droga. Gabriel Christian Natale Hjorth e Finnegan Lee Elder vennero però “truffati”: al posto della polvere bianca uno spacciatore gli rifila della tachipirina e, quando se ne accorgono, rubano lo zaino dell’intermediario che li aveva messi in contatto col pusher, Sergio Brugiatelli. Quindi propongono uno scambio: la borsa in cambio della droga e dei soldi spesi per la cocaina, circa 80 euro. Al posto di Brugiatelli all’incontro vanno però Cerciello Rega e il collega Andrea Varriale, entrambi disarmati e senza divisa. Elder si scaglia con un coltello dalla lama di 18 centimetri e lo colpisce undici volte, quindi assieme all’amico scappano: verranno arrestati poco dopo nell’hotel Le Meridien in cui alloggiavano. Cerciello Rega muore invece tra le braccia del collega, a sua volta rimasto ferito.

Uno dei punti oscuri riguarda l’effettiva identificazione da parte dei due militari: la sentenza di secondo grado sconfessò il primo giudizio, riconoscendo come i due carabinieri non avessero mostrato il tesserino ai due americani.

Le difese, dopo la decisione della Cassazione di disporre un Appello bis, sono ovviamente soddisfatte. “Dal primo minuto in cui abbiamo esaminato le carte processuali abbiamo capito che Elder non aveva assolutamente capito di trovarsi davanti a due carabinieri. Quell’intervento è stato anomalo. All’atto pratico ci sarà un nuovo processo. E non è possibile, senza motivazioni, stabilire quale può essere la pena”, ha detto l’avvocato Renato Borzone, difensore di Elder insieme al collega Roberto Capra. “Esprimiamo grande soddisfazione per l’esito, abbiamo finalmente qualcuno che ha sentito le nostre ragioni. Adesso si apre una nuova pagina nel processo”, afferma invece l’avvocato Fabio Alonzi, difensore, insieme al collega Francesco Petrelli, di Natale Hjorth.

Nel frattempo il 24 febbraio scorso il giudice Alfonso Sabella ha condannato a due mesi di reclusione, pena sospesa, Fabio Manganaro, il maresciallo dei Carabinieri imputato con l’accusa di misura di rigore non consentita dalla legge per il bendaggio di Christian Natale Hjorth. Quella foto del ragazzo bendato, con le mani legate dietro la schiena e la testa reclinata in avanti aveva fatto il giro del mondo, dopo essere passata dalla chat dei carabinieri a quella dei giornalisti. Fu scattata il 26 luglio 2019 all’interno della Caserma dei Carabinieri di Via In Selci in Roma, dove il ragazzo era stato condotto quale sospettato dell’omicidio.

Redazione

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