Dall'ergastolo a 20 anni: cadono aggravante mafiosa e quella dei futili motivi
Omicidio Gianluca Coppola, 20 anni per Felli. La madre: “Ucciso non per gelosia: non voleva piegarsi a un criminale”
Condannato a 20 anni di reclusione Antonio Felli, il 32enne accusato dell’omicidio di Gianluca Coppola, il ragazzo di 27 anni di Casoria (Napoli) ferito a colpi d’arma da fuoco l’8 aprile 2021 e deceduto 40 giorni dopo all’ospedale Cardarelli di Napoli. Questa la decisione dei giudici della prima sezione della Corte di Assise di Napoli, presieduta dalla presidente Teresa Annunziata, che hanno escluso l’aggravante mafiosa e dei futili motivi e hanno condannato il giovane per omicidio, porto d’armi e minacce. La procura di Napoli, attraverso il sostituto Ivana Fulco, aveva chiesto la condanna all’ergastolo.
Accolte invece le richieste dell’avvocato di Felli, il legale Dario Carmine Procentese che annuncia ricorso in Appello e commenta: “E’ stata esclusa la massima pena, l’ergastolo ma c’è sempre amarezza per quello che è accaduto, a tutti gli effetti una tragedia”. Nel decreto di fermo vennero anche contestati sia i futili e abietti motivi sia l’aggravante mafiosa che poi caddero davanti al gip. Felli, che si consegnò a distanza di 22 giorni dal delitto, il 30 aprile 2021, ha poi consentito agli inquirenti di ritrovare l’arma del delitto il 5 luglio 2021. La stessa famiglia di Felli, insieme all’avvocato Procentese, si dissociarono dai video pubblicati su Tik Tok che celebravano l’imputato.
Alla lettura della sentenza i familiari di Gianluca Coppola hanno espresso la loro contrarietà per una pena considerata troppo lieve. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Felli avrebbe ucciso Coppola per gelosia, essendo l’ex fidanzato della ragazza che il 27enne frequentava quando fu ucciso. Tra i due, poco prima dell’omicidio, sarebbe scoppiata una violenta discussione in un bar di Casoria, a distanza di qualche minuto Felli sarebbe tornato sul posto con una pistola esplodendo i colpi di arma da fuoco risultati fatali.
La madre: “Non è stato ucciso per gelosia”
In una recente intervista al Riformista, Elisa Ciliendo, la mamma di Gianluca Coppola, ha ripercorso gli ultimi drammatici istanti di vita del figlio: “Gianluca indossava un orologio quando è stato sparato sotto casa. Erano le 5 meno dieci. Da quel giorno l’orologio si è fermato e anche noi ci siamo fermati con lui. Non viviamo più. Ha distrutto la famiglia, ha distrutto tutto”.
Dopo la lite scoppiata in un bar, Gianluca tornò a casa con il volto insanguinato e poco dopo scese nuovamente. Appena uscito dal portone di casa c’era il giovane con cui aveva fatto a botte al bar con una pistola in mano. Gli sono bastati due colpi per ucciderlo sotto gli occhi sgomenti del padre che aveva provato a difenderlo. “Mio figlio ha pagato con la vita perché non ha voluto abbassare la testa davanti a un criminale”, raccontava Elisa.
“Sto vivendo i primi processi. Io devo dipingere l’immagine di mio figlio perché tempo fa è stata fatta una perquisizione a casa mia ed è stato trovato un cellulare che mio figlio non usava da 8 anni. Lì c’era una telefonata con un amico e poi c’era un fermo in una piazza con un ragazzo che aveva precedenti. Mio figlio a Casoria lo conoscevano tutti perché è cresciuto qui. Sono ragazzi cresciuti insieme poi ognuno ha preso la sua strada. Può succedere che uno ha un fermo con un ragazzo con precedenti ma questo non significa che era un delinquente. Mio figlio si svegliava alle 5 di mattina per andare a lavorare”.
“Quel pomeriggio mio figlio mi ha chiesto 50 euro per uscire con la fidanzata. Il motivo del litigio non è stato per il territorio. In quell’aula del Tribunale devi affrontare tutto questo e non è giusto. Poi sui giornali è stato scritto che tutto ciò era successo per motivi passionali ma non è vero – chiarisce -. Mio figlio non aveva motivo di essere geloso di un’ex della fidanzata con cui si sono lasciati tanti anni fa. Lui ha pagato con la vita per non aver abbassato la testa. Per questo chiedo verità e giustizia per mio figlio”.
© Riproduzione riservata