Ha tentato di parare i colpi sferrati con una mazza da baseball coprendosi volto e testa con le braccia. E’ quanto emerge dall’autopsia effettuata sul corpo di Luca Sacchi, il personal trainer ucciso da un colpo di pista alla testa il 23 ottobre scorso a Roma, nei pressi di un pub nella zona dei Colli Albani. Sulle braccia del 24enne sono stati individuati una serie di ematomi causati dai colpi di mazza inferti da Paolo Pirino, uno dei due 21enni arrestati con l’accusa di concorso in omicidio, rapina, detenzione e porto abusivo di armi. L’altro, Valerio Del Grosso, ha materialmente esploso il corpo d’arma da fuoco che ha ucciso Sacchi, deceduto qualche ora dopo in ospedale.

Dopo l’autopsia, svolta nei giorni scorsi all’istituto di medicina legale della Sapienza,  i magistrati titolari dell’indagine, coordinate dal procuratore Michele Prestipino, hanno dato il nulla osta alla restituzione della salma alla sua famiglia che potrà procedere ai funerali. Tornando alle indagini, la prossima settimana potrebbe rivelarsi decisiva per far luce sull’omicidio del 24enne. In programma ci sono una serie di audizioni di testimoni presenti sul luogo dell’omicidio, tra cui la ragazza di Luca, Anastasia che il papà della vittima, nella conferenza stampa di ieri, ha definito “come una figlia“.

Un atto istruttorio decisivo per fare chiarezza sulla presunta trattativa per l’acquisto di droga che avrebbe poi portato al drammatico epilogo. Tra le persone che gli inquirenti vorranno ascoltare anche “l’amico intimo” di Sacchi, pregiudicato per reati di droga, che era presente nel pub e che avrebbe gestito, secondo quanto hanno riferito alcuni testi, la “trattativa” con la rete di pusher guidata da Del Grosso. Amico sul quale si è espresso anche il papà di Luca, Alfonso Sacchi: “E’ un ragazzo che mio figlio conosceva: questa persona l’aveva rivista da 5 o 6 mesi, si conoscevano dai tempi del liceo”.

Il diretto interessato ha, per ora, ribadito che era presente quella sera nel pub ma di non conoscere l’arrestato e i suoi ‘ganci’. Su quest’aspetto sarà decisiva l’analisi dei tabulati telefonici in corso da parte dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma. In totale sono cinque i cellulari sequestrati ai pusher coinvolti nella vicenda con l’obiettivo di verificare eventuali accordi pregressi tra i profili coinvolti e chiarire la presenza o meno dei 2mila euro nello zaino di Anastasia, ritrovato vuoto nella zona di Tor Bella Monica.

 

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