Cronaca
Omicidio Sacchi, il testimone: “Luca, Anastasia e Princi facevano qualcosa di illecito”

“Anastasia ha detto a Luca: ‘tutto a posto’. Luca non ha detto nulla ma ha annuito con la testa. Io non ho chiesto nulla”. A riferirlo ai magistrati è stato Domenico Costanzo Marino Munoz, amico di Luca Sacchi, il personal trainer ucciso lo scorso 23 ottobre con un colpo di pistola alla testa davanti a un pub in zona Appio Latino a Roma.
IL RIESAME – Il verbale dell’audizione di Munoz è stato depositato dalla Procura di Roma nell’ambito dell’udienza davanti al tribunale del Riesame. Proprio oggi il tribunale del Riesame si è riservato di decidere in merito alle istanze di attenuazione delle misure cautelari presentate dalle difese di Anastasia Kylemnyk, fidanzata di Luca, e di Giovanni Princi, amico di Sacchi. Entrambi sono accusati del tentativo di acquistare 15 chilogrammi di droga. Il legale di Valerio Del Grosso, autore materiale dello sparo, ha invece rinunciato all’udienza davanti al tribunale della Libertà.
“TUTTO A POSTO” – Ai magistrati Munoz ha raccontato quanto avvenuto prima e dopo la morte del personal trainer, ucciso con un colpo di pistola sparato da Valerio Del Grosso. “Giovanni Princi (amico di Luca e arrestato per il tentativo di acquisto di droga, ndr) ci ha salutato sul marciapiede di via Bartoloni mentre eravamo presenti io, Luca ed Anastasia”. Il test spiega quindi che Anastasia “si è allontanata. Non ho visto cosa facesse perché si trovava alle nostre spalle e avrà detto qualcosa a Luca che io non ho percepito. Anastasia aveva lo zaino in spalla e credo che sia tornata indietro verso via Latina, ma non l’ho vista perché io e Luca avevamo già svoltato l’angolo su via Mommsen. La fidanzata di Luca dopo circa due minuti ci ha raggiunti e ha detto a lui: ‘tutto a posto!”.
L’AFFARE POCO LECITO – Secondo Munoz la sera dell’aggressione “ho percepito che Luca, Anastasia, Giovanni Princi e le persone notate in via Latina stavano facendo qualcosa di poco lecito e, come da mia abitudine, ho preferito farmi i fatti miei”, ha riferito il testimone agli inquirenti. “Da quello che ho appreso durante questo periodo dai giornali ritengo molto verosimile che la sera dell’aggressione Luca, Anastasia, Princi, i due soggetti conosciuti da quest’ultimo e probabilmente i due aggressori, avessero concordato una cessione o l’acquisto di sostanze stupefacenti. Non penso proprio – si legge nel verbale depositato dalla Procura di Roma – che nella nostra passione della moto qualcuno abbia fatto traffico di moto o parti di esse, rubati. Anzi lo escludo”.
IL RUOLO DI PRINCI – Dopo la morte dell’amico Luca, Munoz decide quindi di “allontanarsi dagli amici”. La sera successiva, racconta il teste ai magistrati, “Princi mi ha detto di voler passare la serata con me per ‘soffrire’ la morte di Luca insieme, ma io palesando la voglia di stare solo con la mia fidanzata, ho declinato l’invito. La verità è che avevo intenzione di non incontrare Princi perché ho percepito che lui aveva avuto un ruolo nella vicenda criminale che ha portato alla morte di Luca”.
LA PAURA DI RITORSIONI – Nel verbale depositato dalla Procura di Roma nell’ambito dell’udienza davanti al tribunale del Riesame, Munoz spiega di aver saputo che “Luca ed Anastasia avevano intenzione di convivere in un appartamento con Princi e la sua fidanzata. Ricordo che loro avevano visto già qualche appartamento. Che io sappia non lo avevano ancora trovato”. Raccontando dei giorni successivi ai fatti Munoz afferma di “avere avuto paura. “Temevo una eventuale ritorsione da parte dei criminali che mi avevano visto lì con Luca e che avevano puntato la pistola anche nella mia direzione, sebbene non proprio nei miei confronti”, conclude il testimone.
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