Nei primi due mesi del 2022 si sono registrate 202 nuove iscrizioni di avvocati all’Ordine di Napoli, un record se si considera il trend degli ultimi anni. Il presidente Antonio Tafuri commenta il dato con cauto ottimismo, questi numeri lasciano ben sperare per il futuro della professione e si spera che siano l’inizio di un nuovo corso. Negli ultimi anni, infatti, soprattutto da quando è scoppiata la pandemia, si era assistito ad una fuga dalla professione forense, con un numero abbastanza alto di cancellazioni dall’albo dettate dalla crisi economica e dalla volontà di molti professionisti di tentare la strada dei concorsi pubblici e del posto fisso nella pubblica amministrazione.

Nel 2021, in particolare, si sono contate 374 cancellazioni, ed è per questo che le 202 iscrizioni registrate tra gennaio e febbraio 2022 sembrano segnare un deciso cambio di passo. Certo, però, non son tutte rose e fiori. Gli avvocati da tempo lamentano una serie di criticità, il larga parte legate al funzionamento dei Tribunali e ai ritmi con cui, dopo il periodo più emergenziale della pandemia, si è organizzata la ripresa dell’attività giudiziaria, dei processi civili e penali, degli accessi alle cancellerie, della gestione delle udienze davanti a giudici monocratici e giudici di pace. In particolare in Tribunali grandi e già di per sé ingolfati, come quello di Napoli. Ora alle solite criticità si aggiunge anche un’altra questione spinosa da risolvere: l’ufficio del processo. Gli avvocati guardano a questa nuova funzione con curiosità mista a un certo scetticismo.

La questione li riguarda non solo in quanto parti del processo, ma anche direttamente come categoria visto che molti avvocati hanno partecipato al concorso per lavorare all’ufficio del processo e si è posto il problema della incompatibilità con la professione forense. Nei giorni scorsi la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, aveva aperto alla possibilità di dichiarare l’incompatibilità rimescolando le carte rispetto a quanto si era inizialmente pensato. Il nodo è tutto da sciogliere, intanto la polemica si è innescata. «Obiettivamente – commenta il presidente Tafuri – questa nuova figura appare un po’ ambigua, perché avremo persone che svolgeranno mansioni di ausilio al giudice e mansioni amministrative (anche se a voler essere un po’ maliziosi potrebbero svolgere anche funzioni giurisdizionali) e che però si potrebbero trovare tra le mani anche fascicoli che li riguardano o riguardano persone a loro collegate oppure avvocati con i quali hanno rapporti. In questo senso la situazione è critica».

Una possibile soluzione? «Personalmente – aggiunge il presidente Tafuri – penso che una soluzione potrebbe essere quella che già c’è per i giudici onorari, e cioè il divieto di esercitare la professione nel circondario o nel distretto (su questo la scelta sarebbe politica e da discutere) nel quale si svolge l’ufficio. Sarebbe una soluzione che non sconfesserebbe la norma voluta dalla Cartabia, la quale non dovrebbe tornare sui suoi passi visto che la norma è stata così puntuale escludendo l’obbligo di cancellazione dall’albo».

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).