La vittima sacrificale in Liguria ha sempre più le sembianze di un pezzo da novanta della gerarchia Pd. Il lignaggio più pregiato, ovvero quello che deriva dalla nobile matrice del Pci, con tanto di pubblica “benedizione” di Ugo Sposetti, che lo nominò direttamente come l’erede.

La strada spianata

Un destino beffardo per Andrea Orlando, ribaldo protagonista di almeno due decenni di battaglie a sinistra, lasciato in solitudine e con il cerino in mano a casa sua. L’impresa sembrava tra le più facili: i giudici avevano già “cucinato” l’avversario degli ultimi 10 anni, il governatore Giovanni Toti. Il più per il campo largo sembrava fatto. C’era solo da vincere le elezioni, un gioco alla portata di tutti, anche di quelli della gauche, noti per complicarsi sempre la vita. E allora lui, un po’ annoiato dal tran tran romano all’opposizione (per uno abituato a passare da un ministero all’altro) e ai margini della vita di partito (pensano a tutto i “ragazzi” di Elly) ha fatto il “Beau Geste”. Lasciare i comodi divanetti del Transatlantico e mettere a disposizione la sua tanta esperienza alla riconquista, tornare a respirare un po’ di aria di mare, per lui che è nato a La Spezia, città di confine in cui l’unica cosa ligure è il pesto. Mal gliene incolse, da quel momento tutti si sono dimenticati di lui: Elly è partita per le vacanze; l’unico che “malauguratamente” è rimasto sul pezzo è Matteo Renzi; Giuseppe Conte gli ha persino preferito un violinista, il suo Luca Pirondini, alla faccia della riconoscenza.

Due mesi al voto, l’aut aut di Orlando

A due mesi esatti dal voto, che sarà il 27-28 ottobre, e a un mese dalla consegna delle liste, l’ex ministro vuole smettere i panni della vittima sacrificale e ha finalmente dato il suo aut aut: lui resterà a disposizione del “progetto” fino a domenica. Poi tornerà a Roma a fare il deputato d’opposizione (annoiandosi). Ciao, ciao Liguria. Un messaggio rivolto alla sua segretaria che, finalmente tornata dalle vacanze, dovrà occuparsi di lui: il “golden boy”, dal sorriso fatale, dimenticato all’autogrill. Non pochi problemi al Nazareno attendono Elly, uno tra tutti la plateale insubordinazione di Giuseppe Conte in Liguria. Il quale in soldoni le dice: hai avuto Michele De Pascale in Emilia Romagna, Stefania Proietti in Umbria, ora fermati, non siamo la tua ruota di scorta. Il M5S fa sul serio, almeno nella Regione governata per 9 anni dall’ex direttore Mediaset. La Liguria in pratica sarà il circuito del crash test del campo largo, anche perché qui l’altro problema si chiama Matteo Renzi.

L’area radicale

L’ex presidente del Consiglio alleato a Genova con il sindaco Marco Bucci (il primo cittadino più amato e più citato da Italia Viva), ancestralmente detestato dalla sinistra ligure, che è pur sempre quella allevata dalle rivendicazioni dei camalli e dalle prediche di Don Gallo. Per dire, un’area radicale, alla quale attualmente fornisce casa e megafono Ferruccio Sansa, figlio del mitico sindaco della Lanterna, Adriano, e già giornalista del Fatto Quotidiano e di Repubblica, scuola Marco Travaglio, pochi voti ma molta audience nei movimenti, nemico giurato del fiorentino e della sua sodale nel territorio, un’altra spezzina come Andrea Orlando, stessa matrice (Pds) e stessa generazione, Raffaella Paita. Anzi, l’attuale coordinatrice di Italia Viva ha preceduto l’ex ministro: fu l’agnello sacrificale del centrosinistra nel 2015. Allora furono prima i giudici e poi Sergio Cofferati a fermare la sua successione a Claudio Burlando. Si dirà corsi e ricorsi della storia recente ma, a ben guardare, i virus sono gli stessi: commistione con la giustizia, alleanze troppo eterogenee, troppi “fratelli” coltelli.

Emilia Romagna e Umbria al voto

Un quadro completamente diverso nelle altre due Regioni che andranno al voto il 17-18 novembre, Emilia Romagna e Umbria. Stefano Bonaccini a casa sua ha chiuso per tempo la competizione, senza troppi strappi. Il candidato è il 40enne Michele De Pascale, sindaco di Ravenna. Mediatore e riformista in grado di fare un miracolo prima della partita del cuore: mettere d’accordo Elly Schlein e Matteo Renzi. In Umbria il campo largo ha scelto una civica, in apparenza ben vista da tutti: la prima cittadina di Assisi, Stefania Proietti. Per i due candidati dem, la segretaria, seppure già in vacanza, dette il via libera, intorno a Ferragosto. Così “gentilmente, senza strappi al motore”. In Liguria invece no: al “golden boy” tocca aspettare ancora qualche ora. Vedremo domenica se nel suo futuro torneranno i divanetti di Montecitorio o i caruggi di Genova.